sabato 4 ottobre 2014

1868 - BIGNAMI. I canali nella città di Milano. Appendici



APPENDICI.



APPENDICE A.

Riproduco l’articolo da me pubblicato nel giornale: La Perseveranza dell’anno 1864, N. 1844, a cui aggiungo che la mia proposta accolta in massima dalla Giunta Municipale di Milano fu in seguito studiata e discussa fra il R. Genio Civile, e l’ufficio tecnico Municipale ed approvata ad unanimità, colle poche aggiunte e modificazioni convenute fra i due ufficj, nella seduta del Consiglio Comunale del giorno 7 agosto 1867 dietro un chiaro e particolareggiato rapporto dell’assessore sig. Ing. Cav.e ALESSANDRO CAGNONI.

LE FONTANE IN MILANO.

Or fanno alcuni mesi, fu presentata alla Giunta Municipale della nostra città una proposta per dotare in breve, e con non grave spesa, le nostre piazze ed i nostri giardini di fontane da lungo tempo fra noi desiderate, e per sistemare più ragionevolmente il pubblico inaffiamento delle vie.
Siccome però quella proposta onde essere attuata ha d’uopo, più che del buon volere di chi accudisce all’amministrazione della pubblica cosa, del concorso di Società industriali, che ne assumano le opere di costruzione e la cura dell’esercizio, così non sarà inutile di farne qui cenno, aggiungendovi quelle poche considerazioni che valgano a meglio spiegarla.
Come è noto, perché l’acqua zampilli a determinata altezza è necessario che essa vi sia spinta da una pressione maggiore di quella dell’atmosfera che le sovraincombe. Bisogna dunque trarre quell’acqua da altezza che vi corrisponda, o sottoporla nei serbatoj a pressione maggiore dell’esterna. E nel caso più speciale che ci occupa si hanno due soluzioni: l’una di prender l’acqua da luoghi più elevati che non sia il piano sul quale sorge la nostra città e da quivi condurla in modo che conservi, se non tutta, una parte della pressione dovuta a quella elevazione; l’altra di sollevare o di comprimere sotto più di un’atmosfera, in serbatoj con macchine idrauliche od a vapore, l’acqua che scorre al suo livello o più al basso.
La prima soluzione si collega a vasti progetti di conduttura d’acqua, sia dai laghi che giacciono al piede delle Alpi, sia da serbatoj artificiali da costruirsi a distanza di più chilometri da noi; ma l’altra offre minori difficoltà, e può essere di una attuazione più pronta.
Per ciò la proposta considera specialmente questo secondo modo. Che se in seguito si attiverà, anche il primo, l’uno e l’altro potranno sussistere insieme, e verranno a mettere a disposizione una più copiosa quantità d’acqua. Come non altrimenti avvenne a Londra, a Parigi, a Lione dove la distribuzione d’acqua, che ora colà si fa sopra larghe proporzioni, fu attivata dopo che quelle città godevano di un servizio limitato agli usi pubblici.
Ciò premesso, si tratta di fare in modo che la quantità d’aqua necessaria ad un determinato numero di fontane, ed all’inaffiamento delle nostre vie sia col minor dispendio possibile elevata a quell’altezza che ci occorre perchè zampilli dove e quando vogliamo, e con quella pressione e velocità che si richiede.
Ma per raggiungere tale intento, dove prenderemo quest’acqua? Quanta nè prenderemo? Come la eleveremo?
Ecco appunto i dati del problema, ed ecco come, secondo noi, vi si può rispondere.
La città di Milano giace sopra un suolo che i geologi distinguono coll’appellativo di terreno alluviale e diluviale dell’epoca più recente. Questi strati formati di ciottoli, di ghiaje e di sabbie lasciano scorrere fra i loro meati, a diversa profondità dalla superficie copioso masse d’acqua, che scendono fino dai monti e che purificate appunto attraverso a questi filtri naturali, servono ad alimentare i nostri pozzi. Così a tre, a cinque, a dieci metri sotto il suolo, noi abbiamo l’acqua, ed in tal copia, che vale a sopperire a tutti i bisogni della nostra popolazione, la quale la attinge, o colle secchie o colle trombe. E che questa quantità non possa far difetto anche quando è estratta con macchine idrauliche a lavoro continuo abbiamo più fatti che lo provano.
Tutte le volte che per le fondazioni dei nostri edifici noi spingiamo le escavazioni a tre o quattro metri di profondità siamo quasi sicuri di incontrarci coi così detti aquitrini (aves); e per progredire nei lavori siamo costretti a tenere in continua attività coclee e trombe per estrarla.
Oltre ciò notiamo i risultati delle due seguenti esperienze:
Un pozzo trivellato nel locale che serviva alla Raffineria degli zuccheri Azimonti e Comp. in via S. Barnaba, alimentava or fanno pochi anni, la diurna non interrotta azione di quattro trombe supplendo alle esigenze di quello stabilimento valutate dietro esperienze e calcoli a litri 959 per minuto primo. In questo pozzo la colonna d’acqua del diametro di m. 0,48, misurava in altezza m. 12,39, prima che si mettessero in azione le trombe; incominciato il lavoro si abbassava nei primi quindici minuti di metri 0,60, e poi si conservava ad un livello costante.
Un altro pozzo del diametro di m. 2 aperto alla profondità di circa m. 10 sotto al piano delle guide di ferro della nuova stazione centrale e di m. 4 sotto il piano di campagna, quindi al livello dei primi aquitrini, fornisce mediante pompe idrauliche mosse dal vapore con un lavoro continuo diurno e notturno la quantità d’acqua necessaria per tutti i bisogni dell’esercizio della ferrovia, ossia una quantità che si valuta di m. c. 250 in ventiquattro ore. La sua portata tuttavia è molto maggiore e fu calcolata di 800 metri cubi in ventiquattro ore, talchè; i rifornitori d’acqua delle ferrovie, essendo due di tre vasche cadauno della singola capacità di 70 metri cubi, possono contenere insieme fino a 420 metri cubi.
L’acqua dunque che ci occorre può essere presa sia con pozzi semplici, sia con pozzi trivellati a diverse profondità al disotto del nostro suolo.
Che se il prendere l’acqua in gran copia con questo modo fa temere di turbare il regime dei nostri pozzi, basterà di limitarci ad una parte, poichè all’altra si può sopperire diversamente come vedremo in seguito.
Quanta sarà però questa quantità?
La media di consumo d’acqua di un uomo in condizioni normali secondo le più recenti osservazioni mediche, è di due litri di acqua al giorno; ma oltre al consumo per lo stretto bisogno è d’uopo aggiungere quello per gli altri usi, cioè: i lavacri, la cucina, i bagni, l’abbeveraggio dei cavalli, la pulitura delle carrozze, il riempimento delle caldaje a vapore, ecc.
Così per l’inaffiamento delle vie si fa calcolo di un litro per metro quadrato, ma durante i grandi calori questa quantità deve potersi fin triplicare.[1]
 Quanto poi alle fontane il loro getto può variare moltissimo, e dal consumo di poco più di due litri al minuto secondo della nostra fontana di Piazza Fontana si può arrivare alla quantità di 55 litri al minuto secondo della fontana monumentale della piazza della Concordia a Parigi, ed ai più grandiosi getti della fontana Paola di Roma, e dei giuochi d’acqua di Versailles e del Palazzo di Sydenam.
 Se dunque noi dovessimo proporre di fornire l’acqua potabile e per gli usi domestici necessaria alla nostra popolazione, non esiteremmo ad adottare una larga misura, quella, cioè, che l’esperienza già suggerì altrove. E senza pretendere di correre sull’esempio di Parigi, che non esita ora a portare questa quantità da 60,000 metri cubi al giorno a 120,000 metri cubi, ossia da 60 a 120 litri per abitante; nè di Roma che vantava anticamente una distribuzione d’acqua di 785,000 metri cubi e che ancora oggi dispone di 150,000 metri cubi, ossia di quasi 1000 litri per abitante, vorremmo però che la nostra città avesse una quantità non minore di 100 litri al giorno per abitante, ossia circa 20,000 metri cubi.
Ma invece per noi ora il problema è molto più limitato. Per gli usi domestici già ogni famiglia dispone di tanta acqua quanta ne vuole, avendo pressoché ogni casa il proprio pozzo colla propria tromba. Deve quindi farsi calcolo della sola quantità necessaria per le fontane e per gli usi pubblici, la quale può essere valutata ad otto mila metri cubi al giorno. Con ciò si hanno 3000 metri cubi disponibili esclusivamente per l’innaffiamento e la pulizia stradale e 5000 metri cubi per non meno di dieci fontane a 500 metri cubi al giorno o più di dieci litri al minuto secondo, da condurre anche nei giardini e sul Foro Bonaparte ad irrigare i tappeti verdi.
Riflettendo poi che a Milano si hanno non una, ma più cadute d’acqua le quali per diverse circostanze che qui è inutile ripetere o non sono usufruttate o sono usufruttate male, facilmente si comprenderà in qual modo si possa provvedere alla elevazione dell’acqua da distribuirsi.
Fra queste cadute d’acqua furono dalla proposta suggerite le seguenti:
- i salti o cadute sul canale Balossa prima del suo ingresso nel giardino pubblico dove forma il laghetto.
- il salto al sostegno del naviglio Martesana così detto del Tombone di S. Marco sul canale che ne è lo scaricatore, e
- il salto al sostegno del naviglio vicino al ponte di porta Venezia sul canale che pure ne è lo scaricatore.
In una relazione alla Giunta Municipale compilata fino dall’anno 1860 da una Commissione, di cui facevano parte i signori Resta, Righetti, Negri, Orelli e De-Cristoforis, si suggeriva di provvedere a qualche fontana per la nostra città e ad altri usi, usufruttando di quest’ultimo salto. Con esso si calcolava di avere una forza di trenta cavalli vapore, la quale ridotta ad un effetto utile del 60 per 100, può elevare in 24 ore a m. 20 di altezza 5500 metri cubi d’acqua.
Noi però, oltre a questa forza, abbiamo indicato le altre due, perchè necessarie ad innalzare una maggior quantità d’acqua e perchè in località opportune per condurla nei quartieri della città che s’ aggiungono a quelli del progetto della Commissione.
Il canale Balossa ha una portata di m. cubi 0,96 al 1”, ossia circa 24 once magistrali milanesi. Combinando una più razionale utilizzazione di quest’acqua fra lo stabilimento della regia Zecca ed il Comune, si può ottenere un salto di più di due metri ed un terzo, ed una forza di venticinque cavalli vapore che con un effetto utile del 60 per 100 ed un lavoro di dodici ore sopra ventiquattro (le altre ore sarebbero riservate alla Regia Zecca) innalza a metri 20 metri cubi 2400 d’acqua.
Sullo scaricatore della conca al Tombone di S. Marco si ha un salto di m. 1,436, ed una portata di m. cubi 1,20 al 1” ossia una forza di 23 cavalli vapore, colla quale, utilizzata al 60 per 100, si eleveranno in 24 ore di lavoro metri cubi 4500 circa di acqua a m. 20 d’altezza.
Si hanno adunque insieme per le tre cadute circa metri cubi 12.000 elevati ad un’altezza di m. 20, ossia una quantità più che sufficiente per gli usi sopra contemplati. Che se il coefficiente adottato per il calcolo dell’effetto utile non sarà raggiunto dalle macchine che verranno costrutte, e se le ore di lavoro da dividere colla R. Zecca dovranno essere minori, il margine è largo abbastanza per non temere che ci manchi la quantità voluta.
Si aggiunga che l’altezza di m. 20, la quale da noi fu assegnata supponendo di prendere l’acqua ad una profondità media di m. 5, e di elevarla ad una altezza di m. 15, può essere pure diminuita per tutta la quantità destinata all’innaffiamento, che richiede una pressione minore. Oltre a ciò i serbatoi lungo il canale Balossa ed al Tombone di S. Marco sono nelle condizioni di elevazione le più favorevoli perchè nei punti più elevati della città. Infatti la soglia di P. Nuova è a m. 2,75 sulla soglia di porta Magenta, a m. 7,44 su quella di porta Ticinese, a m. 8,96 su quella di porta Romana, il che equivale a dire che l’acqua a 15 metri d’altezza sulla prima soglia sarà a m. 18 sulla seconda, a m. 22 circa sulla terza, ed a m. 24 circa sulla quarta.
Finalmente per quanto riguarda la distribuzione, non potendo entrare qui nei particolari della costruzione, basterà indicarla in riassunto.
Colla prima forza si può elevare o comprimere sotto più di un’atmosfera in serbatoi l’acqua da dirigere mediante gli opportuni condotti all’inaffiamento del vicino bastione di porta Venezia, alle fontane ed alle irrigazioni delle parti elevate dei giardini pubblici, all’inaffiamento delle strade adiacenti, Principe Umberto, via Panini, via Carlo Porta, via Manin, via Palestro e borgo di P. Venezia.
Quest’acqua si può attingere in due modi. Il primo fu già accennato ed è quello di aprire dei pozzi a diverse profondità, e nei luoghi per essi più opportuni. Il secondo è di estrarla dallo stesso canale a valle dell’edificio dietro il riflesso che l’immagazzinamento dell’acqua nei serbatoi facendosi di notte non si turbano in quel tempo gli usi inferiori.
Colla seconda, ossia con quella al Tombone di S. Marco, si raccoglie l’acqua da dirigere alle vie nuove Castelfidardo, Solferino, e di qui alla piazza della Scala per una fontana, alla Corsia di P. Garibaldi, al foro Bonaparte, ed alla Corsia di P. Magenta, con altra fontana alla piazza del Foro, la cui acqua dovrà servire altresì ad innaffiare i tappeti verdi di questa piazza.
Anche quest’acqua potrebbe essere attinta di giorno dai pozzi e di notte dallo stesso canale Naviglio a valle dell’edificio, senza tema di incagliare la navigazione la quale appunto non si verifica di notte.
E finalmente colla terza quella da servire per la corsia di P. Venezia, del Duomo, piazza del Duomo, e corsia di P. Ticinese e P. Romana.
Ritenendo pertanto di stabilire tre macchinismi idraulici con più pozzi a diversa profondità, e cogli accessori di serbatoi e locali, una tubazione con condotti principali del diametro di m. 0,20 e con condotti secondari del diametro di nm.0,10 e di m. 0,05, lunga non meno di m. 16,000, quattrocento a cinquecento bocche a soffione per l’inaffiamento coi rispettivi rubinetti, ecc., il preventivo non oltrepassa la spesa di L. 800,000.
Possiamo dire che essa sia superiore ai mezzi di cui può disporre la nostra città?
Il comune spende ora in media all’anno per I’ inaffiamento delle vie dalle L. 45,000 alle L. 50,000, ossia una somma che rappresenta un capitale di circa un milione di lire, e ciò malgrado non abbiamo nè una fontana che meriti questo nome, nè una distribuzione d’acqua per gli orinatoi, nè un sistema di irrigazione pei tappeti verdi dei nostri giardini, che nella state vediamo disseccare, e perdere ogni aggradevole aspetto.
Pare dunque che anche una spesa maggiore possa essere giustificata dai non pochi vantaggi che si avrebbero in confronto della spesa attuale.


APPENDICE B.

Credo opportuno, a chiarire una parte delle questioni che sorsero intorno alla riforma del Canale Redefossi, di pubblicare il seguente documento che mi fu gentilmente comunicato dal sig. Segretario Municipale Cav.° PIETRO BALESTRINI.

LIBERTA’. EGUAGLIANZA.

Cittadino Ministro.

Il Canale artefatto, che per lunga tratta cinge esteriormente le mura di questa Città di Milano, e che dalla sua comparativa maggiore ampiezza prende l’ampolloso nome di RE-DE-FOSSI, riconosce la sua origine da un traboccamento d’acque soprabbondanti del Naviglio della Martesana, le quali dalla sommità d’un lungo Scaricatore situato fuori di Porta Nuova in vicinanza del Ponte della Gabella del Sale, e col soccorso altresì di alcune capaci Porte introdotte nel medesimo Scaricatore, si precipitano nel sottostante alveo, che da quel punto assume l’additato etimologico nome di Redefossi.
Il graduale incremento delle piene dell’Adda, del Lambro, del Seveso, e d’alcuni piccoli Torrenti rispettivamente influenti, e comunicanti in tempo d’escrescenza d’acque col suddetto Naviviglio, prodotto dal migliorato metodo d’agricoltura, e dalla ognor crescente estensione dei Novali, la di cui preesistente incolta superficie serviva in addietro ad un copioso, ed innocuo smaltimento delle acque pluviali, senza che queste fossero costrette a scaricarsi nei predetti Fiumi, e Torrenti; l’incremento, dicesi, delle suddette piene resero, particolarmente nel decorso del cadente secolo, sempre più frequenti, e funesti li debordameni del Redefossi, che attesa l’accresciuta copia delle acque in esso decadenti dal succennato Scaricatore, non era più in grado di contenerle nel proprio alveo, nè di potervi dare un adequato regolare sfogo.
Gravissimi pertanto, ed ognor maggiori erano i danni, che da siffatte inondazioni ne risultavano agli abitanti nei Sobborghi di Porta Romana, Porta Tosa, e Porta Vigentina di questa Città, le di cui Case essendo furiosamente investite dalla piena presenta-vano agli occhi del pubblico un luttuoso spettacolo, non senza disdoro di questa colta Città. Non minori poi erano li disastri, a cui soggiaceva l’esteriore ampia, ed ubertosa pianura, di cui egualmente s’impadroniva alla distanza di molte miglia la rovinosa foga d’acque condotta, per così dire, a mano dalli molteplici canali d’irrigazione, li quali, mutando il carattere d’istromenti benelici all’Agricoltura, cospiravano in tali sgraziati incontri a’ suoi danni, coll’apprestare ad un così furioso, e devastatore nemico un facile accesso alli circostanti terreni coltivi.
Rendendosi quindi ogni giorno più grande il malcontento, e facendosi vieppiù sentire gl’incessanti riclami dei danneggiati, non potè a meno il passato Governo di fissare nel 1781 la sua attenzione, e di attuare la tutoria sua vigilanza sopra di un oggetto divenuto della massima importanza, giacchè involgeva le viste della pubblica polizia, della salubrità dell’aria, e della indennità dei Possessori dei fondi, e degli abitanti delle Case sottoposte agli attacchi delle suddette piene.
Si applicò pertanto il Governo col maggior impegno a rintracciare un pronto rimedio, che per tutti li suoi rapporti riuscisse il più acconcio ed opportuno. Furono a quest’intento assoggettati ad un attento esame gli antefatti, e gli analoghi documenti esistenti negli Archivj Camerali, e Civico, e si diede altresì l’incarico ad alcuni Periti di rilevare, col mezzo della ispezione locale, gli occorrenti lumi di fatto, e di proporre il loro sentimento.
Stava già per adottarsi il progetto ideato dall’Ingegnere Carlo Prada, tuttochè questo in realtà non producesse altro effetto, che quello di liberare l’interno della Città, costringendo il Redefossi a procurarsi esteriormente uno sfogo, col gettarsi nella Vecchiabbia, e nel Borgognone, ed in altri contigui acquedotti, lasciando ai Possessori la cura di difendere le loro proprietà, collo scaricare di mano in mano la piena sopra i loro vicini, che, a motivo dell’orizzonte più depresso dei propri beni, erano per legge di natura costretti a doverle dare rigetto.
Il suggerimento del sunnominato Perito eccitò un grande allarme nei più facoltosi possidenti, che ben previddero le disastrose conseguenze, che ne sarebbero necessariamente risultate ai loro poderi dalla esecuzione d’un tal progetto, dalle quali non sarebbero andati nè pure esenti li beni di tant’altri Proprietarj, che se non immediatamente, almeno di riverbero avrebbero dovuto soggiacere alla dannosa espansione delle stesse piene del Redefossi.
Si pensò adunque dai maggiori interessati a riparare sollecitamente questo colpo fatale, col proporre un altro più ragionevole e più ben meditato ed acconcio progetto, che senza perdita di tempo sottoposero alla considerazione dello stesso Governo, il quale avendolo preso in attenta considerazione, e successivamente addottato, passò a destinare due Ministri di sua confidenza, e li periti Marzoli, e Castelli, con la di cui direzione dovesse il medesimo essere eseguito.
Da questi principj è nata la grande intrapresa della nuova inalveazione del Redefossi, a cui si mise mano nel 1783 sotto gli auspicj, e la vigilanza dello stesso Governo, concorrendovi con la sua immediata assistenza la Congregazione stata ad un tal uopo contemporaneamente instituita, rappresentante il corpo degl’Interessati, la quale si occupò specialmente di tuttociò, che concerneva la parte economica, ed esecutiva dell’opera, di cui si tratta, con la dipendenza però della superiorità Governativa.
Non è qui mestieri di riferire in dettaglio quanto si operò per parte della suddetta Congregazione, nè i mezzi che s’impiegarono per l’esecuzione di quest’opera, molto meno di esporre li dissidj successivamente insorti, e tuttavia pendenti fra li privati Possessori stati assoggettati con diverse misure, a norma del riparto formato per superiore insinuazione del Governo dalli suddetti Periti Castelli, e Marzoli, alle rateate contribuzioni destinate a soddisfare l’occorsa rilevantissima spesa, giacchè tutto ciò riesce estraneo allo scopo principale della presente dimostranza: si soggiungerà soltanto, che la grand’opera di cui si tratta, essendosi effettuata con quella solidità e sicurezza, che esigeva la natura, e l’oggetto della cosa, trattandosi principalmente di un Cavo pubblico, che costeggiar doveva una delle principali, e più frequentate strade dello Stato, ha importato una rilevante spesa di molto superiore a quella, che era stata sul principio a un di-presso calcolata; vicenda per altro connaturale all’indole di simili intraprese, le quali non sono per sè stesse suscettibili d’un esatto conteggio e bilancio preventivo, come ce ne assicura la frequente sperienza; in guisa che se il peso di questa costosa opera dovesse pressochè intieramente sostenersi dai suddetti privati Possessori, riuscirebbe ai medesimi oltremodo gravoso, e diventerebbe poi del tutto insopportabile, qualora venissero assecondati con favorevoli giudicati li reclami di molti tra li suddetti Possessori, tendenti, in parte ad esimersi intieramente dal contributo, ed in parte ad ottenere una notabile diminuzione della tangente stata loro assegnata in vigore del succennato riparto; giacchè per tal guisa verrebbe a concentrarsi tutto il peso della contribuzione nello scarso numero di quei contribuenti, che, o non furono in grado, o non osarono di mettere in campo veruna eccezione, mossi fors’anche dalla fiducia, che dovesse star fermo il sanzionato riparto.
In vista di queste critiche circostanze, si occupò la preesistente Congregazione rappresentante il corpo degl’Interessati a rintracciare delle risorse, il che la condusse a prendere di mira il punto, se la Città, e Provincia di Milano fosse in dovere di concorrere in una quota maggiore delle lire 100000, che era stata da principio consensualmente determinata sul dato della molto minore spesa sotto quell’epoca contemplata, e se inoltre vi avesse a concorrere anche l’Erario Camerale per un doppio titolo, l’uno di doversi attribuire in ultima analisi al fatto stesso della Camera l’insorto bisogno d’intraprendere la suddetta opera, come si dimostrerà in appresso; l’altro d’avere la stessa Camera, per effetto della nuova inalveazione conseguito dei rilevantissimi vantaggi, e quello segnatamente di una maggiore sicurezza, e di un grande risparmio di spese nella manutenzione del Naviglio interno, e degli ivi esistenti costosi edificj.
Essendo sembrati alla predetta Congregazione fondati bastantemente nei principj di giustizia, e di equità li due premessi divisamenti, e comunicata questa sua idea a tutto il corpo degl’Interessati, adunato in un generale congresso tenutosi il giorno 6 Luglio 1786, fu la medesima in ogni sua parte applaudita, e si raccomandò allo zelo della stessa Congregazione d’instradare sollecitamente le rispettive istanze, come non si mancò di fare, medianti gli opportuni ricorsi, in forza dei quali si ottenne l’Aulico Decreto datato sotto il giorno 19 Aprile 1790, che si produce A, nel quale, quantunque la Corte, per una propria cautela, abbia accennato qualche motivo, per cui non credeva obbligata la sua Camera di Milano al detto concorso; ciò non ostante trovò della sua giustizia di sottoporla essa pure in questa parte alla decisione della Commissione giudiciaria delegata nello stesso Decreto per tutte le altre quistioni; provvidenza che si trova confermata anche nel successivo Cesareo Rescritto del giorno 12 Febbrajo 1792, posto in fine del Ricorso, che si unisce segnato B.
Si cominciò però dall’intentare la lite contro la Città, e Provincia di Milano, spiegando contro di essa l’opportuna petizione, di cui si rassegna la copia segnat. C; a cui contrappose il Pubblico reo convenuto la sua risposta; essendo tuttavia pendente in questo stato il contestato Giudicio.
In quanto poi alla istanza contro la Camera, si stimò d’indugiare sulla non effimera speranza di potere tuttavia con nuovi mezzi aprire l’adito ad un qualche onesto disimpegno, a risparmio di tempo, e di spese.
In questo stato di cose, dopo l’ingresso nell’ex-Lombardia della Vittoriosa Armata Francese, videro questi Popoli creata nel loro seno la Repubblica Cisalpina.
Nell’occasione pertanto, che si adunò ne’ precorsi mesi il generale Congresso degl’Interessati nella suddetta opera della nuova inalveazione del Redefossi, si ripigliò l’assunto d’invocare il concorso del pubblico Erario a sollievo degli altri Contribuenti, e si concepì la ben fondata lusinga, che dall’acclamata Giustizia dell’attuale Governo sarebbero state prese nella sua giusta considerazione le fondate ragioni, che assistono al corpo dei suddetti Interessati, onde ottenere l’accennato concorso.
Ecco il motivo, Cittadino Ministro, per cui l’attuale nuova Congregazione, eseguendo l’incarico datole dal Corpo de’ suddetti Interessati, risultante dall’annesso allegato D; dopo avervi, per vostro lume, e cognizione, esposte le premesse notizie di fatto, passa ora a sottoporvi quelle riflessioni, ed argomenti, che in ragione di giustizia, e di equità militano a favore delli predetti Interessati, per potere implorare un adequato sussidio dal pubblico Erario.
È troppo notoria, nè si può mettere in dubbio, la preesistenza del Redefossi alla costruzione del Naviglio della Martesana.
Tale antico Cavo non aveva in origine, che la servitù di accogliere le in allora più mansuete acque del Seveso, ed a questo oggetto era più che sufficiente la primitiva sua capacità, e direzione.
Venne in pensiero al Duca Francesco Sforza d’intraprendere nell’anno 1457 la costruzione del suddetto Canale navigabile denominato il Naviglio della Martesana, in beneficio dell’agricoltura e del commercio, e per apprestare altresì moltissimi comodi, e vantaggi a questa popolosa Città, valendosi in ciò dell’opera dell’Architetto Bertola da Novate nostro Concittadino.
Leonardo da Vinci sotto Lodovico Sforza detto il Moro intraprese nel 1497 la continuazione del suddetto Naviglio, e l’introduzione del medesimo in Città, per metterlo anche in comunicazione coll’altro Naviglio Grande denominato di Gaggiano, che si estrae dal Ticino, servendosi dell’ingegnoso mezzo delle Cateratte volgarmente chiamate Conche, per superare l’ostacolo della eccessiva declività portante una differenza di livello di ben tredici braccia.
Si opponeva alla esecuzione di questo grandioso disegno, tra le altre cose, l’arduo impedimento del suddetto Lambro, e del Seveso, il corso dei quali veniva a tagliare ad angolo retto il nuovo Canale, senza contare le altre minori difficoltà derivanti da alcuni superiori Torrenti, posti nell’eguale direzione. Riuscì però al valente Architetto di superare li suddetti principali ostacoli, col formare degli ampi Scaricatori, che dassero un corrispondente esito alle acque del Lambro nel momento stesso, che entravano nel Naviglio, e quanto al Seveso situò gli opportuni Emissarj in vicinanza alle mura della città, per mezzo de’quali venisse a restar sollevato il predetto Canale dal peso di quelle acque, e da ogn’altra soprabbondante piena cagionabile dagli altri influenti, prima di mettere capo in Città, sfogandole nel contiguo cavo del Redefossi.
Appostò altresì provvidamente, al disotto del Lambro, degli altri Scaricatori sussidiarj, per dare un pronto smaltimento alle più straordinarie sue escrescenze.
Sistemata l’opera in tal guisa, riuscì la medesima sul principio, e per lunga tratta di tempo pressochè innocua al Redefossi, a carico del quale rimase in sostanza, e ad un dipresso il solo antico peso di accogliere le acque del Seveso, essendosi variato soltanto il luogo del loro sbocco nello stesso Redefossi.
Coll’andare degli anni però si moltiplicarono li sostegni conosciuti sotto il nome di Traverse collocate nel letto del Lambro posto al disotto del suo sbocco del Naviglio, per effetto di alcune concessioni onerose state accordate dalla Camera a varj Privati, di potere estrarre acqua da quel Fiume, le quali Traverse, formando un maggiore arresto al corso delle acque, e non potendo per conseguenza le piene dello stesso Lambro avere un pronto, e libero sfogo nel consecutivo suo alveo, vengono costrette a risultarsi nella inferiore tratta del Naviglio, dirigendosi verso la Città, in vicinanza della quale decadono confuse con le sopprabbondanti acque del Seveso, e del medesimo Naviglio nell’adjacente Redefossi, col mezzo del lungo Scaricatore più sopra indicato.
La negligenza poi dei Campari Camerali destinati ad invigilare su gli Emissarj rispettivamente affidati alla loro custodia situati al lungo del corso del suddetto Naviglio, e l’inoperosità del ragguardavole Scaricatore, che dalla contigua Terra prende il nome di Modrone, saggiamente collocato in poca distanza dall’ingresso del Lambro nel Naviglio; inoperosità cagionata dall’essersi dissimulate le arbitrarie alterazioni, ed occupazioni del Cavo consecutivo al detto Scaricatore praticatesi a poco a poco dai Frontisti, cospirarono a rendere in questo Secolo, come fin da principio si accennò, vieppiù frequenti, e sommamente dannose le innondazioni del Redefossi, diventato per siffatti motivi incapace a contenere il corpo d’acqua a dismisura accresciuto, decadente dal succennato ampio Scaricatore posto in vicinanza alla suddetta Gabella del Sale; cosicchè per ovviare stabilmente, ed alla perpetuità ai troppo facili, gravissimi danni, che risultavano dalle succennate frequenti disastrose inondazioni, si dovette metter mano, con tanta spesa, alla formazione d’un nuovo ampio Canale, che fosse atto a contenere le eventuali massime piene del Redefossi, conducendole a sfogarsi nel Lambro Settentrionale, in vicinanza del Borgo di Melegnano.
In questa occasione si sono accresciuti di numero, e si sono resi più solidi, ed opportuni gli Emissarj contigui al ponte della suddetta Gabella del Sale, in guisa che per qualunque insolita piena, che potesse cagionarsi dalli soprastanti Fiumi, e Torrenti, non è possibile, che sia per derivarne alcun nocumento al Naviglio interno, ed alli molteplici edificj, che lo attraversano, li quali in passato soffrivano un considerevole detrimento, e perciò esigevano continue, e dispendiose riparazioni, onde rimediare agli sconcerti cagionati dall’accresciuto peso, e dall’accelerato corso delle acque, risultante dalle suddette piene, che non avevano inaddietro un pronto, e sufficiente sfogo col mezzo detti vecchi Scaricatori.
Dalle premesse circostanze di fatto, che non abbisognano di prova, per essere troppo note, ed incontrastabili, emerge la giustificazione dei due assunti fin da principio motivati, cioè, che la necessità d’intraprendere la nuova inalveazione del Redefossi fu per la massima parte cagionata dal fatto della Camera, e che la medesima dalla nuova inalveazione venne a risentire un considerevole beneficio nel risparmio delle spese di manutenzione delle opere del Naviglio Interno.
Nè qui è da omettersi anche un’altra non meno solida riflessione, quella cioè, che essendosi, con la detta intrapresa, redenta una parte considerevole della città, ed una grande estensione dell’adjacente territorio dalli surriferiti immensi danni; veste perciò il carattere d’un’opera pubblica. Tale difatti venne qualificata nella Lettera Governativa indirizzata alli Ministri Delegati datata sotto li 28 Gennajo 1783, che in copia autentica si produce segnata E, le di cui precise espressioni giova qui soggiungere= Finalmente S. A. R. approva la progettata estirpazione delle piante, e l’acquisto de’ terreni al giusto loro valore SENZA IL QUARTO DI PIU’ PER TRATTARSI DI CAUSA PUBBLICA, il tutto ne’ modi soliti praticarsi all’occasione di qualche OPERA PUBBLICA, DEL GENERE DELLE QUALI DEVE ANCHE QUESTA RIPUTARSI.
Ecco pertanto un nuovo titolo, che sempre più conferma l’obbligo inerente all’Erario Nazionale di dovere concorrere a sostenere con un’adequata proporzione il carico della occorsa rilevante spesa, posto che nell’attuale sistema vengono ad essere accollate allo stesso Erario le pubbliche spese di ciascun Dipartimento, in forza di quei principj di eguaglianza, e di perfetta comunione universale, che formano la base fondamentale dei Governi Democratici.
Epilogando pertanto le cose fin qui dedotte, comprenderete agevolmente, Cittadino Ministro, con la superiorità de’ vostri lumi, essere cosa certa e costante:
1.° Che l’opera, di cui si tratta, non si può qualificare come una privata intrapresa, che debba unicamente gravitare su li Possessori in addietro danneggiati direttamente, o indirettamente dalle piene del Redefossi, risultando l’opposto dal già admesso concorso in massima della città, e Provincia di Milano, sebbene siasi a principio limitato ad una determinata somma, dal notorio analogo esempio di quanto si praticò per la deviazione delli tre Torrenti Bozzente, Fontanile, e Gradeluso che infestavano ne’ precedenti anni una parte dell’ex-Ducato Superiore di Milano, e finalmente dalla assai rimarcabile circostanza d’avere il passato Governo, tanto in principio, che in progresso assoggettata l’esecuzione di quest’opera alla Superiore sua influenza, e direzione, caratterizzandola, come un’Opera Pubblica.
2° Che la nuova inalveazione del Redefossi è stata occasionata dalla servitù indebitamente accresciuta, per fatto della Camera, allorchè per procurare a sè stessa gl’infiniti e tuttavia permanenti vantaggi, che ne risultano dalla costruzione del Naviglio della Martesana, portò in seno al Redefossi il peso di dovere accogliere delle acque, e delle piene a lui del tutto estranee, ed insolite.
3.° Che in vista dell’esempio d’essersi sempre ritenuta a carico del pubblico Erario la manutenzione di tutti li scaricatori del Naviglio, e delli consecutivi loro Cavi, non si vede ragione, per cui relativamente ad uno de’ più ampj, ed interessanti Emissarj, che immette le soprabbondanti acque nel Redefossi, e da cui dipende la conservazione della tratta dello stesso Naviglio, che scorre nell’interno della Città, non debba l’occorsa spesa, almeno in via di contributo, cadere a carico dello stesso pubblico Erario.
4.° Che a stabilire vieppiù questa massima vi concorre il titolo legale ed incontrovertibile della manifesta utilità, che ne è risultata al medesimo Erario attesa la maggiore sicurezza, ed il risparmio di spese nella manutenzione del medesimo Naviglio, incominciando dal punto della Cassina de’ Pomi, e giù discendendo fino a quello della riunione delli due Navigli.
5.° Che le ragioni afficienti in addietro la Città, ed ex Ducato di Milano, su di cui pende attualmente la lite, come si è più sopra accennato, vanno nell’attuale sistema a riverberare sul Patrimonio Nazionale, cosicchè si sono ora in Lui consolidate quelle passive impressioni, che per tutti li dissopra accennati motivi lo assoggettano a dovere assumere sopra di sè il carico proporzionale di concorrere alla spesa, di cui si tratta.
Appoggiata pertanto la Congregazione ricorrente alli sopra esposti principj, e giustamente confidando nella applaudita rettitudine, ed equità, che forma, o Cittadino Ministro, uno de’ vostri più belli ornamenti, si fa animo la medesima a pregarvi, perchè adottata in massima la ragionevolezza di dovere l’Erario Nazionale concorrere a sostenere le suddette spese, vogliate compiacervi di aprire un’amichevole trattativa con i legittimi Rappresentanti del Corpo de’ suddetti interessati, all’effetto dì fissare le misure proporzionate di un tale concorso, ed il modo della relativa sua esecuzione, congiuntamente alla sistemazione d’ogni altro oggetto connesso, e dipendente.
E qualora trovasse di non potervi a ciò prestare coll’uso delle vostre ordinarie facoltà; vi anticipa fin d’ora la medesima Congregazione la subordinata preghiera, di volere almeno con favorevole Vostro Rapporto disporre l’animo della competente Superiorità ad assecondare la premessa istanza principale, acciò sortisca questa colla Vostra graziosa interposizione, e mediazione il bramato effetto.
In attenzione adunque d’un favorevole Rescritto, si pregia frattanto la suddetta Congregazione di ripetervi in questo nuovo incontro li sinceri auguri, e l’ossequiosa protesta di
Milano, 18 Vendemiatore, Anno VII Repubblicano.
9 ottobre 1798.
Salute, e Rispetto
Sottoscritti
ANTONIO LITTA, Delegato
CESARE GRILLONI, Delegato
GIUSEPPE FRAPOLLI, Delegato.
G IOVANNI FIGINI, Delegato.
GIAMBATTISTA AIROLDI, Delegato
PIETRO CRIVELLI, Delegato.

Sott. Dott. GIUSEPPE RONZIO,
Not. e Cancell. del Redefossi.


APPENDICE C.

Dopo la pubblicazione della prima edizione di questo scritto, fu discusso dagli Utenti dei Canali Vittoria e Fornara un regolamento proposto dall’Ufficio tecnico municipale, e fu approvato un secondo Regolamento modificato sul primo da altro degli Utenti, il signor Ragioniere Gaetano Dacomo.
Questo secondo Regolamento è quello che è ora in vigore, e che qui riportiamo.

REGOLAMENTO
PER
L’UTENZA REFOSSINO-FORNARA.

1.° I Canali Vittoria o Refossino e Roggia Fornara, verranno per l’avvenire considerati come un solo, poichè il Refossino si scarica nella Fornara, e tutte le case e strade, ed altri fondi di qualsiasi natura che godono del beneficio di immettere direttamente od indirettamente nei detti canali formeranno una sola Utenza denominata del canale Refossino-Fornara.
2.° La Giunta Municipale della città di Milano rappresenta l’Utenza, e qual capo ne farà eseguire lo spurgo e vigilerà con visite e verifiche per la buona manutenzione del canale, eseguirà il riparto delle spese, terrà i conti dell’Utenza, e farà le esazioni dei mandati spediti ai varj contribuenti ogni triennio.
3.° Occorrendo per l’ampliamento del canale, far escavazioni di nuovo tratto di terreno ed altre opere di straordinario dispendio, il Municipio ne farà eseguire le opere, e la spesa verrà accumulata alla sovrimposta comunale compresa nelle rate prediali dell’anno, spettando alla città in generale rimborsare simile spesa; quando poi si trattasse di spese di riparazione, gli Utenti dovranno essere chiamati in adunanza prima della stipulazione del contratto di appalto, ed a maggioranza di voti sul numero degli intervenuti, quando però questo numero non sia minore di venti (20) si delibererà intorno al da farsi; dovendone questi rimborsare la spesa.
4.° Le suddette spese verranno dalla Giunta Municipale introitate entro il termine di tre triennj successivi.
5.° Qualunque proprietario che desideri introdurre direttamente od indirettamente nel canale uno scolo qualsiasi, dovrà mediante istanza chiedere l’immittenza alla Giunta Municipale, la quale, mediante una visita, fatta dal proprio Ufficio Tecnico (contro il tasso da pagarsi giusta i veglianti Regolamenti Municipali), stabilirà se deve o meno far parte dell’Utenza; ed in caso di adesione il nuovo Utente dovrà corrispondere la somma da L. 5 a L. 10 italiane a seconda della qualità dello scolo a prò dell’Utenza in generale, perciò detto importo anderà a diminuire la quota da pagarsi nel prossimo triennio.
6.° Così pure per esimersi in tutto od in parte dall’Utenza dovrà il proprietario far conoscere mediante istanza alla Giunta Municipale la attendibilità della innovazione, la quale concessa incomincierà ad aver effetto nel prossimo venturo triennio.
7.° Allorchè avrà effetto la nuova sistemazione stradale, cesseranno di far parte dell’Utenza quelle case che fronteggiano il tratto sistemato ed il di cui scolo d’acque pluviali venisse ad immettere direttamente nel nuovo canale stradale (tombino); cessando di conseguenza il rispettivo contributo a datare dall’anno in cui si effettuerà il nuovo scarico.
8.° Quelle case poi che possiedono scoli di materie lorde, per trombe, latrine, acquaj, non cesseranno di far parte dell’Utenza, se non nel caso che vengano costruiti appositi pozzi neri, quali sono prescritti dal Regolamento Municipale.
9.° In qualunque trapasso di proprietà saranno obbligati i possessori delle case comprese nel riparto di chiedere la voltura degli elenchi dell’Utenza a termine e sotto le comminatorie di legge.
10.° Per qualsiasi immittenza che verrà a scoprirsi dopo il presente Regolamento, eseguita senza I’ autorizzazione Municipale, come prescrive l’Articolo 5.°, il contravventore, oltre di essere caricato della tassa proporzionale alla detta immittenza, incorrerà nella multa di Italiane L. 20 (venti).
11.° Tutte le tasse, multe od altro, saranno da pagarsi presso la Cassa Municipale, la quale le accrediterà alla partita dell’Utenza, e quindi a diminuzione dell’importo di spese da ripartirsi fra gli Utenti.
12.° Lo spurgo del canale Refossino-Fornara, si eseguirà due volte all’anno e precisamente nel tempo delle due asciutte della fossa interna.
13.° Le riparazioni verranno fatte eseguire nel tempo d’asciutta di primavera, se però un urgente bisogno non le esiga anche in altro tempo.
14.° Tanto lo spurgo, quanto le riparazioni verranno appaltate, e si eseguiranno dall’appaltatore dietro un determinato prezzo per ogni misura dell’ente da ripararsi.
15.° Col presente Regolamento viene tolta la distinzione degli Utenti colanti per semplice sedimento, quelli colanti mediatamente ed immediatamente, come era in vigore per lo passato.
16.° Il riparto delle spese sostenute per la manutenzione e spurgo del canale, si eseguirà come segue:
Tutte le immittenze, sia dirette che indirette, verranno sottoposte ad un censo fisso, cioè:
a) L’immittenza di latrina equivarrà a metri 15
b) Ogni scolo di pisciatojo equivarrà a metri 10
c) Lo scolo d’un acquajo   equivarrà a metri 10
d) Lo scolo d’una tromba equivarrà a metri 2
e) Lo scolo d’acque pluviali interne, ossia ogni corte equivarrà a metri 3
f) Per le acque pluviali verso strada equivarrà a metri 1
17.° La Comune di Milano entrerà essa pure a formar parte dell’Utenza per quella porzione di strada sotto cui scorre il canale, e cioè dalla casa num. 3553. B di proprietà del sig. Dozio sino alla Darsena, ed è tassata per metri 100.
18.° La proprietà Parravicini, ora del signor Lamberto Rusca, adoperando qual forza motrice l’acqua della Roggia Fornara entra a formar parte dell’Utenza, oltre che per la immittenza di scoli, anche in forza della scrittura 28 aprile 1819, articolo VIII, in cui si obbligava la detta ditta Parravicini e per essa i suoi successori a concorrere per 1/3 alle spese di manutenzione che si dovevano sostenere a prò dell’Utenza Per semplificazione di conteggio viene quindi determinato col presente Regolamento, un censo fisso per il detto obbligo, come al paragrafo num. 22, in un numero di metri equivalente a1/3 del numero di metri dante il totale censo spettante alla Roggia.
19.° A far parte dell’Utenza entrano pure i signori eredi Sala Papanò, adoperando questi l’acqua della Roggia per Lavanderia, Irrigazione e Birreria, oltre le altre immittenze del loro caseggiato che viene tassato col censo fisso di metri 90.
20.° La proprietà Branca, adoperando l’acqua della Roggia per irrigare un’attigua ortaglia col mezzo di rodigine mosso da animali, è tassata per quell’uso a metri 30.
21.° Riassumendo tutti questi censi si ha il totale censo dell’Utenza del canale in un numero di metri che forma il divisore della somma erogata nel triennio per la manutenzione e spurgo del canale stesso; il quoto che si ottiene sarà l’unità di tassa da applicarsi a ciascun metro di censo.
22.° Prospetto delle immissioni, e dei censi.
22 Latrine a Metri 15 - M. 330
5 Pisciatoi a Metri 10 - M 50
26 Coli d’acquaj Metri 10 - M 260
15 Trombe Metri 2 - M 30
32 Coli d’acque pluviali interne (trombe) Metri 3 - M 96         
 Pel tratto di strada di ragione del Comune, cioè dalla casa N. 3553B alla Darsena ragguagliata a M 100
Per la Lavanderia, Birraria ed Irrigazione degli eredi Sala Papanò M 90
Per irrigazione dell’ortaglia di ragione eredi Branca M 30
M. 1038
Per un 1/3 di detta somma equivalente alla quota di cui è aggravata la proprietà Rusca M 519
Totale censo metri N.1517
23.° Stabilita così la quota fissa si compilerà il riparto delle spese occorse in un triennio, e sarà reso ostensibile agli interessati alla fine del terzo anno presso gli ufficj Municipali Div.e III, dopo che saranno state diramate le lettere di pagamento ai singoli Utenti.
24.° Riguardo alla somma erogata per le opere di riparazioni state eseguite nel 1861 di L. 1331. sentiti gli Utenti, si è stabilito nella seduta del 6 febbrajo 1865, che 1/3 di detta somma verrà pagato dalla Comune di Milano, ed il residuo sarà rimborsato in un novennio da tutti gli Utenti, comprendendovi ancora la somma suddetta.

Milano, 20 ottobre 1866.

APPENDICE D.

APPUNTAMENTO

stabilito fra il R. Cons. Cavaliere Conte di Rogendorf specialmente delegato in conseguenza delle verbali superiori Commissioni di S. A. R. ed il sig. Marchese D. Ferdinando Cusani delegato per parte del pubblico di Milano con l’intervento degli Ing.ri Camerali Giussani, e Bellotti, e dell’Ing.re del Pubblico Gio. Francesco Carminati de Brambilla.
1.° La R. Camera darà al pubblico once due di acqua continua dal Naviglio di Martesana alla Cascina de’ Pomi al prezzo normale.
2.° Queste due once d’acqua unitamente ad altre di ragione del Pubblico provvenienti dall’Acqua lunga, previa regolare misura da farsi ne’ tempi opportuni s’ immetteranno dal Pubblico nel Naviglio di P. Orientale con levare la tomba dell’Acqua lunga che ivi vi passa.
3.° Frattanto che venga fatto la suddetta regolare misura della precisa quantità d’acqua della Roggia Acqualunga competente ai Canali sotterranei di questa città la R. Camera concederà al Pubblico, oltre le indicate once due, altre once tre di acqua continua per la spettanza dovuta alla detta Roggia in vigore della convenzione fatta cogli utenti risultante da scrittura del giorno 20 dicembre 1781.
4.° La quantità d’acqua che da queste misure risulterà, si estrarrà dal Naviglio superiormente alla Conca di Marcellino unitamente a due altre once d’acqua di più da darsi dal Naviglio, le quali once due si restituiranno al Naviglio al Ponte di Porta Orientale.
5.° Sarà facoltativo al Pubblico durante le asciutte del Naviglio, di porre un canale di legno attraverso del medesimo in vicinanza del Ponte di Porta Orientale per il passaggio dell’Acqua lunga ad uso dei Condotti sotterranei, da levarsi contemporaneamente alla restituzione delle acque al Naviglio medesimo.
6.° Dovrà il Pubblico garantire per la costante e perpetua introduzione delle acque nel Naviglio a Porta Orientale, secondo la misura che sarà risultata, al qual effetto dovrà esservi un visibile segnale che assicuri l’introduzione della stabilita quantità.
7.° Unitamente a queste acque da introdursi nel Naviglio verranno introdotte anche quelle che servono al mantenimento della fontana Bovara, le quali però dovranno essere escluse dalla misura.
8.° Le acque da introdursi nel Naviglio di Porta Orientale dovranno passare nella casa Serbelloni per il giro di una macchina idraulica a spese del sig. Duca.
9.° Tutte le rimanenti spese di qualunque specie saranno a carico del Pubblico.
10.° Effettuato che sia il Contratto colla R. Camera, essendo di suo particolare interesse che non succedano dispersioni d’acqua, od altri pregiudizi sulla Roggia Acqualunga, avrà la medesima la facoltà di far vegliare da’ suoi Commessi alla perfetta esecuzione de’ diritti competenti al Pubblico, al qual effetto potrà procedere in tutti i modi che crederà convenienti contro chi sarà di ragione, come se fosse lo stesso pubblico della Città e Provincia di Milano, e per meglio assicurare l’interesse Camerale resteranno le chiavi del fugone a P. Orientale in mano del Camparo della R. Camera, il quale avrà però l’obbligo di aprirlo in occasione di piene anche sulla richiesta, che gliene venisse fatta dal delegato delle acque della città di Milano.
11.° Questi appuntamenti avranno luogo tutta volta siano superiormente e rispettivamente approvati.
Milano, 1 giugno 1794

Sottoscritto ROGENDORF, I° delegato.
Sottoscritto CUSANI, delegato.


APPENDICE E.

1782, 23 MARZO.
REGOLAMENTO PER LA DISTRIBUZIONE DELL’ORARIO
DI FATTO DELLE ACQUE DELLA
ROGGIA ACQUA LUNGA.
1782

REGOLAMENTI da immancabilmente osservarsi dal Camparo della Roggia Acqua Lunga in dipendenza degli attuali sistemi e ciò sotto le pene portate dall’atto della di lui elezione.
1.° Resta inteso che l’Orario ossia Riparto dell’acqua di detta Roggia fra gli Utenti di essa da eseguirsi in ciascuna settimana dai 25 Marzo alli 8 Settembre sarà il seguente. (Cfr. Tabella nella versione online)
2.° Si dovranno ritenere le seguenti avvertenze per eseguirle nei giorni in cui le acque della Roggia Lunga non si godono dalla Città, debbano entrare in essa roggia a beneficio dei Cavi sotterranei di Milano once tre da continuamente mandarvisi dal fittabile di Santa Corona per mezzo del già costrutto Modello quanto sia dalle ore 15 del sabbato sino alle ore 19 del mercoledì e dalle ore 24 del giovedì fino alle ore 24 del venerdì in ciascuna settimana dal 25 marzo all’8 settembre.
Le dette tre once si manderanno dal suddetto mediante i modelli posti al Cavo del di lui Molino, uno dei quali misura once tre d’acqua e le due laterali sono rispettivamente di un’oncia e di due con che abbiano sempre le due once di battente o mediante li tre modelli ciascuno dei quali misura un’oncia d’acqua, ed è posto alli colatori dei beni goduti in affitto dal medesimo fittabile ritenuto in tal caso il battente come sopra, ovvero per mezzo di uno o due di essi modelli col supplemento di uno di quelli laterali al mulino o per quello di once tre.
Qualora poi il detto fittabile non dia avviso al Campano dell’Acqua Lunga nel giorno precedente s’intenderà sempre che le tre once debbano venire dal Cavo del Mulino cioè: o dal Modello di mezzo o dai due laterali unitamente come si è detto di sopra. Ben inteso che lo stesso fittabile cessato che avrà la macinatura, debba nei giorni dovuti subito abbassare li modelli del Molino perchè si possa riconoscere se vengono le tre once.
Il modello posto alla traversa dell’Ospedale avrà sotto di sè il soglino movibile dalle ore 19 della domenica sino alle ore 19 del mercoledì acciocchè restino le acque elevate a beneficio delle bocche dei sig. conte Arrigone e Luogo Pio di S. Corona, del sig. conte Brentani e di Alessandro Merlini, come pure del Venerando Ospitale Maggiore (ora Bianchi Luigi, Londonio, Bonfanti, Amministrazione delle ferrovie e società Anonima degli Omnibus) per dare l’acqua ai quali si alzeranno le porte poste sopra i soglini ma questi saranno fissi e stabili.
Si alzeranno però le porte delle due bocche dei PP. di S. Francesca (ora R. Stabilimento della Veterinaria) nell’orario del fittabile dell’ospitale in altezza sopra la loro soglia di once 4 circa una dopo l’altra con che se questo alzamento potesse diminuire il battente al modello situato alla Traversa dell’Ospitale (ora Società anonima degli Omnibus) dovrà scemarlo finché basti per ottenerlo.
Negli altri giorni poi, cioè dalle ore 24 del giovedì sino alle ore 22, del venerdì, e dalle ore 15 del sabbato sino alle ore
19 della domenica resterà abbassato lo stesso modello, levandosi il soglino al disotto che è movibile perchè le adaquazioni essendo superiori l’acqua non deve restare tanto invasata.
Nei giorni in cui tutta l’acqua della Roggia Lunga deve entrare in città e non debbansi ricevere le Once tre d’acqua dal fittabile del Luogo Pio si alzerà una delle porte laterali al detto modello acciò che le acque scorrino liberamente spurgando il cavo:
Siccome in oggi il sig. Antonio Venini per il bianchimento delle tele, ha preso in affitto dal detto fittabile un’oncia d’acqua, perciò questi la manderà unitamente alle tre once, che deve immettere nella Roggia Lunga, ed anche nel tempo che non deve immettere le medesime. Così dal Camparo si lascierà sempre libero il detto Modello delle oncie tre alla bocca dell’Ospitale (ora Società anonima degli Omnibus) e aprirà in ciascun giorno feriale solamente, escluse anche le feste dispensate, il Bocchello di un’oncia alle Bocche Brentani e Merlini (ora Bonfanti ed Amministrazione delle Ferrovie), dal levare del sole sino alle ore 21, nel tempo dal principio di marzo sino alla fine di ottobre, quando però il fittabile del Luogo Pio non manchi di mandare la detta oncia anche per il sig. Venini, unitamente alle dette tre once, ed aprirà la detta bocca, anche nel tempo in cui il detto fittabile non è tenuto di mandare le tre once, cioè quando entrano in città le acque proprie della Roggia Lunga mentre tostochè il detto fittabile mancasse di mandare la detta oncia o parte di essa, dovrà, il Camparo immediatamente abbassare la porta del Modello Venini alla Bocca Brentani e Merlini, in forma che le tre oncie d’acqua non manchino mai ai canali sotterranei della città.
Anzi nei giorni di lunedì, martedì e mercoledì, qualora siano giorni feriali come sopra, dovrà restar abbassata la porta che serve a chiudere il riferito modello Venini nel tempo che deve riceverela detta oncia d’acqua, e tale abbassamento dovrà farsi in guisa che l’apertura d’esso modello che è alta once 2 si riduca soli oncia una e punti cinque, acciocchè in tal tempo riceva maggiore quantità d’acqua perchè il battente dello stesso modello resta nei suddetti giorni maggiore, atteso che le acque proprie della Roggia Lunga servano alle bocche situate tra la chiesa di S. Maria di Loreto e la città framezzo alle quali questo modello è situato.
Nell’orario della città si dovrà porre il soglino al Bocchello del Luogo Pio della Carità vicino alla Cascina Case Rosse acciocchè non entri per esso che la metà dell’acqua di cui è capace e ciò seguirà dalle ore 19 del mercoledì alle 24 del giovedì, e dalle ore 24 del venerdì alle ore 15 del sabbato, e tutte le volte che il fittabile del Luogo Pio mandasse per il modello superiore al Bocchello stesso una delle tre once dovute.
All’incastrino della lavanderia del sig. Rossi (al Mulino Acqua Lunga) dovrà aprirsi lo sforo per andare l’acqua alla medesima dal levare del sole d’ogni giorno feriale alle ore 24.
Entro poi della Città li due modelli dovranno sempre restar fissi toltone il caso di una piena in cui dovranno rialzarsi come tutte le altre porte delle Traversere, ed a riserva di due volte la settimana cioè, dalle ore 24 del mercoledì sino alle ore 9 del giovedì e dalle ore 24 del venerdi sino alle ore 9 del sabbato.
Quando l’acqua si darà a PP. di S. Dionigi (ora comune di Milano) si chiuderà l’apertura del modello nel Cavo situato nella loro Ortaglia dovendo servire in tal tempo di soglino lo stesso modello e si alzerà la sopraporta della bocca di detti PP.
Allorchè l’acqua dovrà servire alle M.M. Turchine (ora comune di Milano) si abbasseranno le tre porte attraverso il Cavo della Roggia Acqua Lunga una delle quali serve di soglino.
Dovendo adaquare il Sig. De-Vecchi (ora Hagy) si porrà il soglino attraverso della Roggia di Borghetto che è parte della Roggia Lunga, il cui modello dovrà essere libero, alzando la sopraporta della di lui bocca, ed in caso di necessità si chiuderà il modello dell’Ortaglia de P.P. di S. Dionigi (ora comune di Milano).
Quando adacqueranno i P.P. Cappuccini (ora comune di Milano e Mylius) si porranno ai due modelli i piccoli soglini che chiudono l’apertura, acciochè parte dell’acqua scorra sempre per il cavo principale.
3.° Sarà cura del detto Camparo che i referiti modelli incastrini ed incastri, ossia le loro porte o soglini alzati o abbassati che siano come sopra vengano sempre da lui assicurati con catene e chiavi, e che finito l’orario di ciascuno si chiudano sempre le bocche.
4.° Proibirà il medesimo Camparo ai Molinari della Roggia Lunga di fermare in qualunque tempo l’acqua a titolo d’invaso ed impedirà che ciò accada.
5.° Siccome resta fino a tutto il 24 marzo del futuro anno 1784 accordato agli utenti della Roggia Lunga di marcire in tempo d’inverno colle acque di essa i loro prati così dovrà il succennato Camparo prestarsi a quanto sarà di sua ispezione relativamente a tali marcite, e massime all’opportuno aprimento delle bocche e coll’invigilare che il fittabile del Luogo Pio nel tempo jemale quanto sia dal giorno 8 settembre alli 25 marzo a tenore della convenzione cogli utenti mandi in tutti i giorni naturali della settimana le once tre d’acqua nelle stesse forme, che si è detto nel tempo estivo, e queste tre once siano introdotte per li modelli della città senza alcuna dispersione, non usandosi di queste neppure dagli utenti entro la città in questo tempo, tolta di quella parte che deve entrare nel Monastero delle Turchine (ora comune di Milano) continuamente per il nuovo condotto concessogli interinalmente dall’Eccellentissimo Tribunale di Provvisione ritenuto circa il regolamento, sui modelli al disopra detto, e riceverà per tal uopo dagli stessi utenti l’annua ricognizione di lire centonovanta.
6.° In qualunque caso, che succedano degli inconvenienti rapporto alla suaccennata Roggia i quali siano opposti alle cose stabilite col vegliante sistema, o altrimenti siano contrari al contemplato effetto dell’introduzione in città delle tre once continue d’acqua sarà tenuto di fare l’opportuno rapporto con tutta sollecitudine o all’Eccellentissimo sig. Vicario di Provvisione o al Cavaliere Provinciale sopra le acque.
Resteranno fermi tutti gli obblighi del suddetto Camparo portati dall’atto della di lui elezione, e delle analoghe istruzioni avute in tempo di esse in quelle cose però per cui non resti diversamente disposto in questi regolamenti.
1782, 23 marzo.
Se ne dia copia al Camparo dell’Acqua Lunga perchè esattatamente ne osservi il contenuto.
Sottoscritto BRIPlUS Vicarius
Sottoscritto DE-MARGARITIS.

Le spese per la manutenzione e lo spurgo del Canale, che si anticipano dal Municipio di Milano si ripartiscono poi nella pro-porzione seguente:
1. Paravicini Marchese Giuseppe Giornate 4
2. Rescalli Nobile Giuditta Giornate 4/8
3. Melzi Conte Diego        Giornate 3 3/8
4. Società anonima degli Omnibus Giornate 5
5. Eredità del fu Luigi Bianchi Giornate 2 4/8
6. Congregazione di Carità di Milano Giornate 1 4/8
7. Società delle Ferr. dell’Alta Italia Giornate 2 4/8
8. Clerici Vincenzo succ. a Bonfanti Giornate 2 4/8
9. Bazzero ingegnere Ercole Giornate 1 5/8
10. Ospitale Maggiore di Milano Giornate 4
11. Brioschi Giulia Giornate 4/8
12. Guaralda Gaetano Giornate 2
13. Praga fratelli q.m Marco Giornate 1
14. Seminario Arcivescovile Giornate 1 4/8
15. Londonio Nob. Cesare ed Alessan. Giornate 2 4/8
16. Dal Verme Conte Carlo Giornate 1
17. Eredità del fu Carlo Hagy Giornate 4/8
18. Municipio di Milano Giornate 16 4/8
19. Suddetto Giornate1 13/27;
20. Congregazione dei Canali Seveso Giornate 1 5/27
21. Utenza del Canale Vettabbia Giornate 1 9/27

Totale Giornate 57

APPENDICE F.

REGOLAMENTO
DEL CONSORZIO DEI CANALI SEVESO.

Definitivamente approvato dal Governo col dispaccio 18 Ottobre 1836, N.° 28347-2888, comunicato dalla R. Delegazione Provinciale di Milano nel successivo 4 Settembre, N.° 29619-1394 alla Congregazione dietro le ingiunzioni del cessato Vicerè Ranieri in data 5 Giugno 1833, N.° 5665 che ordinò fosse il suddetto Consorzio organizzato sulle basi del Regolamento 20 Maggio 1806.

REGOLAMENTO
per la Società degl’interessati negli Scoli delle Case e fondi
posti in questa Città diretti ai CANALI SEVESO.

Titolo primo.
Organizzazione della Società.

1.° Le Case come tutti gli altri fondi di qualsiasi natura entro il recinto di questa Città, che godono del beneficio di scolo nei Canali denominati del Seveso, tanto di fronte che immediatamente, quanto mediante altro confluente, formano un comprensorio.
2.° Tutti i possessori (siano privati, siano corpi e persone morali) di fondi di qualunque natura entro il perimetro dello stesso compensorio formano una Società.
3.° La Società sarà rappresentata da una Congregazione.
4.° Gli interessati formanti la Società nomineranno a voti segreti Delegati componenti la Congregazione nel giorno e luogo che verranno indicati dalla R. Delegazione Provinciale per la Convocazione degli interessati. Se il numero degli intervenuti non giungerà al terzo degli interessati, coloro che interverranno sceglieranno i Delegati sopra una lista tripla composta dei maggiori interessati.
5.° I Delegati verranno rinnovati ogni biennio giusta quanto è stabilito dal Decreto 20 Maggio 1806. La R. Delegazione ne farà la nomina sopra una lista che le verrà presentata dalla Congregazione, dovendo uscire il più anziano di nomina, che nella prima rinnovazione sarà il primo stato nominato.
Il Delegato uscito sarà rieleggibile indefinitivamente.
In caso di morte o di rinuncia di uno o più Delegati si supplirà con elezioni ne’ modi come sopra.
6.° La Congregazione sarà composta di dodici Delegati e di un Presidente che durerà un anno. La presidenza si eserciterà per ordine da tutti i Delegati, fra i primi eletti; la maggiorità di voti nell’elezione regolerà il giro, in progresso, lo regolerà la sola anzianità di nomina.
7.° La Congregazione si unirà nella Casa del Presidente una volta ogni due mesi; la R. Delegazione provinciale, ed il Presidente della Congregazione potranno, occorrendo, convocarla straordinariamente. Il Presidente farà eseguire le deliberazioni della Congregazione nel caso in cui essa non abbia destinato alcuno de’ suoi membri a tale oggetto.
8.° Le ordinarie incumbenze della Congregazione saranno: la vigilanza sopra i canali di scoli, che finora si sono mantenute dal corpo degli interessati, e rispettivi scaricatori, la loro manutenzione, e la spedizione di mandati per le spese che occorrono.
Il Presidente farà le Ordinanze al Perito della Congregazione per le visite e verificazione ai Canali in caso di asserite filtrazioni, rovine od altro per parte degl’interessati.
9.° La Congregazione delibererà sopra gli affari di sua competenza a pluralità di voti.
10.° Le Deliberazioni non potranno essere legali senza il concorso di quattro Delegati almeno oltre il Presidente.
11.° Trattandosi di nuovi progetti interessanti tutta la Società, quali sarebbero l’escavazione di nuovi Canali, l’ampliazione de’vecchj, la costruzione di chiaviche, e simili altre opere di straordinario dispendio, gli interessati saranno convocati, e nomineranno nel modo indicato all’art. 4 altrettanti Delegati straordinarj quanti sono i Delegati ordinarj.
12.° L’unione dei nuovi coi vecchj Delegati formerà una Congregazione straordinaria che delibererà sull’opera proposta e sui mezzi per eseguirla.
13.° Il risultato delle deliberazioni della Congregazione straordinaria sarà subordinato alla R. Delegazione provinciale per ottenere l’approvazione. Sanzionate che saranno dalla Superiorità l’opera ed i mezzi proposti, spetterà alla ordinaria Congregazione il farla eseguire.

Titolo secondo.
Impiegati e loro incumbenze.

14.° La Congregazione sarà assistita da un Perito Ingegnere e da un Assistente ai canali per la direzione nell’esecuzione di tutte le opere, da un computista ragioniere, da un Protocollista speditore ed un Cancelliere notajo, e da un Cassiere coi seguenti emolumenti.
All’Ingegnere                     Austriache L. 300
Al Ragioniere                     Austriache L. 150
Al Protocollista                 Austriache L. 200
All’assistente ai Canali      Austriache L. 530
Al Cancelliere notajo        Austriache L. 200
Al Cassiere competono: 1.° Il caposoldo nella ragione del 5 per cento sulle somme ritardate oltre i termini stabiliti al pagamento; 2.° Una provvisione nell’ammontare degli introiti tanto ordinarj che straordinarj, che per ora fu stabilita nella misura del 5 1/2 per cento.
15.° Sarà obbligo del Perito ingegnere della Congregazione d’invigilare col sussidio del nominato Assistente sopra i canali e di dare tutti quei provvedimenti che si rendono necessari sul loro migliore regolamento, di compilare i progetti per gli appalti di manutenzione e spazzature, e di eseguire le relative verificazioni e collaudi, di procedere a tutte quelle ispezioni che occorressero alla Congregazione a sfogo delle petizioni degli interessati, riferendo col proprio voto, e di assistere co’ suoi lumi la Congregazione stessa in ogni occorrenza. Simili operazioni vengono comprese nel servizio ordinario.
Il rilievo di tutte le immittenze separate casa per casa da rinnovarsi ogni novennio, ed il conseguente riparto delle tasse, i progetti di nuove opere che si trovassero utili al Consorzio, e la direzione delle opere stesse, saranno riguardate siccome servizio straordinario, il quale verrà compensato colle stesse norme che sono in vigore pei Periti che si assumono a servizio dei Comuni.
16.° Il Ragioniere dovrà tenere il registro delle spese annuali della Società, spedirne i mandati, e rassegnare alla Congregazione il Bilancio consuntivo in fine di ciascun anno.
17.° Il Protocollista scrittore sarà incaricato del protocollo della copia e spedizione e del giro interno degli affari.
18.° L’Assistente dovrà prestare una continua vigilanza nell’esecuzione degli spurghi e delle opere da eseguirsi ai canali, e segnatamente dovrà regolare le acque nei casi di piena coll’aprire prontamente gli scaricatori. Dovrà inoltre prestarsi a tutti quei servigi inerenti ai canali pei quali verrà richiesto dall’Ingegnere della Congregazione, invigilare attentamente e tosto riferire alla medesima sopra qualunque pregiudicevole novità che venisse introdotta col getto di materie nei canali, loro restringimento, illecite immissioni ed in generale sopra tutti quegli oggetti che richiedessero provvedimento.
19.° Il Cancelliere assisterà alle sessioni della Congregazione, e ne stenderà i processi verbali, che saranno poi dal medesimo registrati in apposito libro; farà inoltre le funzioni di Segretario e di consulente legale, e custodirà tutti gli atti e le carte relative all’amministrazione del Consorzio.
20.° Rispetto al Cassiere:
a) Egli terrà presso di sè il Riparto che gli verrà dato dalla Congregazione, farà le esazioni che troverà in esso specificate, ed eseguirà i pagamenti sopra mandati, che dovranno essere firmati dal Presidente, da un Delegato e dal Ragioniere. Le tasse si esigono dal Cassiere cogli stessi privilegi prescritti dalla legge per l’esazione dell’imposta diretta.
b) Il privilegio fiscale continuerà sessanta giorni dopo la scadenza delle tre rate di cui è composta la durata del Riparto, come all’art. 36. Gli atti esecutivi già incominciati potranno però proseguire per quattro mesi dopo i suddetti sessanta giorni.
c) Il Cassiere dovrà essere munito d’idonea sigurtà, sarà nominato dalla Congregazione, e sotto la responsabilità sua propria.
d) Egli sarà debitore dell’intiero importare d’ogni rata dell’imposizione cinque giorni dopo la sua scadenza, l’abbia o non l’abbia riscossa. Da tale obbligo saranno escluse solamente le nuove tasse controverse, e per le quali vi sarà un apposito superiore decreto di sospensione, ovvero per quelle partite che saranno ritardate dalle pubbliche Amministrazioni, sulle quali il Cassiere non ha diritto al caposoldo.
e) In caso d’opposizione al pagamento di una tassa già in corso per parte d’uno o più interessati, il Cassiere sarà tenuto a sospendere l’esazione relativa solo quando sarà a ciò autorizzato con una speciale ordinanza della Congregazione del Consorzio, o dalla R. Delegazione provinciale.
f) Se il reclamo contro la Congregazione inoltrato dall’interessato all’autorità competente sarà trovato inattendibile, il Cassiere, oltre la tassa scaduta a carico del reclamante col relativo caposoldo, percepirà dal medesimo anche la tassa per la visita del Perito d’Ufficio contemplata all’art. 26.
g) Qualunque esazione spettante alla Congregazione, dovrassi registrare dal Cassiere in libri progressivi, madre e figlia, da contrapporsi di mano in mano al quinternetto di scossa disposto in armonia col riparto delle tasse, nel quale quinternetto saranno separatamente collocati gli introiti straordinarj non compresi nel riparto medesimo.
h) La Congregazione potrà in ogni circostanza disporre della somma esistente in cassa, quindi ad ogni richiesta dovrà il Cassiere rassegnare lo stato ed il registro della Cassa medesima che a tale effetto dovrà tenersi in relazione colle annnotazioni.
2I.° Addetto alla Congregazione è pure un Portiere Cursore collo stipendio che sarà approvato dalla superiorità. All’oggetto che il medesimo negli atti relativi all’esazione ed alle occorribili intimazioni possa equipararsi al Cursore Comunale, dovrà la di lui nomina venire approvata dall’autorità politica, onde si abbia certezza che cada sopra persona meritevole della pubblica confidenza, come ha trovato di prescrivere l’Eccelso R. Governo. In seguito a che dovrà il prescelto prestare giuramento di adempiere fedelmente al proprio dovere analogamente a quanto è stabilito pei custodi del Consorzio del fiume Olona. Fatta quindi la nomina del Cursore suddetto per parte della Congregazione, verrà questa proposta alla R. Delegazione provinciale per la di lui approvazione.

Titolo terzo.
Formazione dell’Elenco dei contribuenti
e discipline relative.

22.° Il riparto delle imposte per la manutenzione dei canali di scolo si farà di novennio in novennio, ed a tale scopo, alla fine di ogni novennio, il Perito della Congregazione farà una visita a tutte le Case che dirigono mediatamente o immediatamente i loro scoli ai canali Seveso. La quantità o natura dello scolo di ciascuna casa del comprensorio, e la misura della loro fronte colla distinzione di semplice e doppia, a norma che il canale fronteggia, ovvero sottopassa alla medesima, verranno indicate in apposito processo verbale, il quale dovrà essere firmato dai proprietarj delle case stesse, o dai loro legali rappresentanti, che saranno preavvisati, ritenuto che in caso di non intervento la visita del Perito sortirà gli effetti di ragione.
23.° Quando un proprietario, non persuaso dei rilievi del Perito d’Ufficio, non volesse sanzionare colla firma al processo verbale la quantità e natura dello scolo, o la misura delle fronti calcolate dal Perito medesimo potrà reclamare alla R. Delegazione per una nuova visita; tale visita, però, nel caso che fosse trovato vero l’esposto dal Perito d’Ufficio, sarà a carico del reclamante nelle misure come nell’art.° 26.
24.° Se un proprietario vorrà levare tutta o parte dell’immittenza dal medesimo stata sanzionata nel processo verbale di visita come sopra, dovrà informare la Congregazione del Seveso con apposita petizione, e far riconoscere la innovazione dal Perito d’Ufficio mediante visita in luogo, dalla qual epoca solamente comincerà la riduzione della tassa o la totale radiazione della partita a norma del caso.
25.° Il proprietario che vorrà introdurre mediatamente od immediatamente nei canali Seveso uno scolo qualunque, dovrà chiedere con apposita petizione tale immittenza alla Congregazione, la quale delegherà il proprio Perito per una visita in luogo.
26.° Quando un interessato chiederà una visita del Perito di Ufficio, dovrà pagare la tassa di L. 12 austriache alla Cassa della Congregazione del Seveso, eccettuato il solo caso di fondato reclamo, per filtrazioni, minaccia o rovina del canale, nel qual caso la visita non sarà a carico del reclamante.
27.° In qualunque trapasso di proprietà saranno obbligati i possessori delle Case, comprese nel riparto, di chiedere la voltura al registro del Consorzio a termini, e sotto le comminatorie della Governativa Notificazione 20 luglio 1835.
28.° Ogni qualvolta verrà a scoprirsi una nuova immittenza eseguita dopo l’attivazione del presente Regolamento, senza essere stata notificata e chiesta regolarmente a termine dell’art.° 25, il contravventore, oltre di essere caricato della tassa proporzionata alla detta immittenza, incorrerà nella multa della doppia tassa di un novennio, da pagarsi alla Congregazione del Seveso quattordici giorni dopo la regolare intimazione del pagamento nei modi indicati all’art.° 20, salvo il reclamo alla R. Delegazione entro lo stesso termine.
Le immittenza già preesistenti, le quali venissero di mano in mano a scoprirsi in qualunque modo dalla Congregazione, saranno esse pure assoggettate ad una tassa proporzionale, dopo che per altro sarà stato riconosciuto nelle forme regolari indicate all’art.° 25, che l’immittenza sia per tornare innocua ai canali del Seveso. Ove, il proprietario, dietro la fattagli intimazione, ricusasse di mettersi in regola, ed in qualunque maniera si mostrasse renitente all’esecuzione degli ordini ricevuti, verrà assoggettato ad una multa equivalente alla tassa di un novennio superiormente accennata.

Titolo quarto.
Lavoro ai Canali di scolo.

29.° Affine di poter conoscere lo stato d’interramento dei detti canali lungo i medesimi, di cento in cento metri, ed anco più spesso se lo richiederà il bisogno, vi saranno dei capisaldi i quali determineranno il piano dei canali di scolo.
30.° Lo spurgo dei canali si farà due volte all’anno nelle due asciutte del Naviglio Martesana.
31.° Le riparazioni ai canali nelle parti spettanti alla Società degli interessati, si eseguiranno quando ne occorrerà il bisogno, Ievando ad esse previamente l’acqua.
32.° Lo spurgo si eseguirà mediante un regolare appalto, e quindi dietro la consegna del canale in istato di spurgo ordinario.
Le riparazioni verranno pure appaltate, ma esse si eseguiranno dall’Appaltatore contro un determinato prezzo per ogni unità di misura dell’ente da ripararsi.

Titolo quinto.
Riparto della spesa a misura del Contributo.

33.° II preventivo per la manutenzione e lo spurgo dei canali Seveso e per la relativa amministrazione, si determinerà ogni novennio sulla somma per tali cause erogata nel novennio antecedente e sulle emergenze del Perito d’Ufficio.
34.° Le tasse verranno regolate giusta il disposto del titolo IV del Regolamento 20 maggio 1806 per la Società degli interessati negli scoli.
35.° Il riparto delle imposte per la manutenzione dei canali Seveso si dovrà desumere da tre elementi. Il primo è la somma preventiva che approssimativamente si stabilisce per il novennio; il secondo è il divisore di questa stessa somma, ed il terzo è il quoto risultante dalla divisione che costituirà l’unità d’imposta,
Il divisore della somma preventiva che serve a determinare l’unità d’imposta, si dovrà desumere in ragione dell’estensione delle fronti che hanno le case lungo i canali, e della quantità e natura dello scolo diretto ai canali medesimi, coll’attribuire loro un numero di metri che costituirà il censo delle case.
Il censo delle case si dividerà in due classi, cioè Censo per le immittenze, mediate od immediate ai canali Seveso, e Censo per le fronti verso i canali medesimi.

CENSO PER LE IMMITTENZE.

a) Ogni macelleria mastra e busoccheria è censita metri 20
b) Ogni macelleria soriana, cervelleria e caffetteria metri15
c) Ogni tintoria, pelletteria, o pozzo nero, lavandini delle locande e dei lattaj, pisciatoj esistenti a servizio delle bettole, i canali che trasportano le acque dei cortili degli stallaggi, ed in generale lo scolo di tutte le officine non comprese nelle lettere a-b saranno censite metri10
d) Lo scolo di scuderia dall’uno sino alli quattro cavalli metri 5
dalli quattro alli otto cavalli metri 10
dalli otto alli sedici metri15
e) Lo scolo di un lavandino di una famiglia, ossia di un affitto, sarà censito metri 5   
Dietro la base stessa uno sbocco di un condotto nei canali Seveso, in apparenza unico, potrà essere tassato per metri 5, 10, 15, 20, a norma del numero degli affitti che si troveranno nella casa che gode il beneficio dello scolo.
f) Lo scolo delle sole acque pluviali interne sarà censito metri 2
g) Lo scolo di una tromba metri 2

CENSO DELLE FRONTI
SECONDO L’ANTICA CONSUETUDINE.

h) Le fronti del canal grande saranno tassate giusta la loro effettiva estensione, quindi se una casa fronteggia questo canale per metri 20, pagherà in ragione della stessa misura, ed in ragione del doppio della medesima misura, se il canale sottopassa alla casa stessa.
i) Le fronti del canale piccolo, Vetra de’ Cittadini e Chiavica di San Martino, saranno tassate per le due terze parti della loro estensione, e per il doppio nella stessa proporzione quando i detti canali sottopassano ad una casa.
l) Le gronde immittenti nel canale così detto il Traverso di Porta Tosa, saranno tassate per una quinta parte dei due terzi della loro estensione.
m) Le tratte di canale che attraversano le corsìe, contrade, vicoli, e le strade tutte, e che a termine della Convenzione 30 dicembre 1760, approvata li 2 ottobre 1762, sono censite nei catasti della Società del Seveso a carico della città di Milano, Io saranno soltanto per due quinte parti della loro lunghezza pel Canal grande e pei canali piccoli, Vetra de’ Cittadini e Chiavica di San Martino, il censo sarà per due quinte parti, prede-dotto però il terzo come sopra.
n) La fronte degli edifizj civici, e le partite che riguardano la piazza del Castello, avranno un’imposta eguale alle loro fronti.
o) Il Ponte delle Pioppette sarà tassato per un terzo a norma della sua lunghezza.
p) Le chiese e case parrocchiali ridotte in abitazione dei particolari, saranno comprese nei riparti, e quindi tassate in proporzione come sopra.
Perlustrate tutte le case del comprensorio, e quindi fatto il rilievo del rispettivo scolo, ed eseguita la misura delle fronti verso i soli canali di scolo mantenuti dalla società degli interessati, si farà la somma totale delle misure trovate per le fronti, ed attribuite colle dette proporzioni per gli scoli, la quale costituirà il divisore, o secondo elemento per la formazione del riparto.
Dividendo la somma preventiva stabilita per le spese del novennio, per la detta somma totale in metri, si otterrà l’unità d’imposta, la quale moltiplicata per la misura parziale attribuita a ciascuna casa in proporzione del beneficio che risente dallo scolo, e come sopra, costituirà il riparto nominale.
36.° Autorizzata superiormente l’imposta, la Congregazione procede alla compilazione del riparto che si rende ostensibile presso il di lei Cassiere. Il pagamento dell’imposta viene diviso in tre rate, da esigersi anticipatamente di triennio in triennio, ed in quel termine che dalla Congregazione viene prefinito.
37.° L’ostensibilità del riparto, presso il Cassiere, viene notificata agli Utenti mediante pubblico avviso da inserirsi anche nella Gazzetta di Milano. In questo avviso sarà indicato il termine del pagamento per la prima rata, la scadenza poi delle due rate successive, giusta il precedente art. 36, sarà parimente resa nota con avviso da affiggersi ed inserirsi come sopra.
La Congregazione potrà, all’attivarsi dei riparti, diramare a ciascuno degli Utenti, ad abbondante loro norma, una circolare, nella quale sia indicata la rispettiva quota loro attribuita al novennio. L’obbligo però del pagamento non iscaturirà dalla consegna di questa circolare, ma prenderà forza legale dalla seguita pubblicazione dell’avviso come sopra.
38.° In fine di ciascun novennio la Congregazione dovrà presentare alla R. Delegazione il conto delle spese collo stato attivo e passivo della Cassa onde essere approvato, quando però fosse richiesta, dovrà presentare alla stessa R. Delegazione il detto conto anche alla fine di ciascun anno.

Titolo sesto.
Disposizioni generali.

39.° Ogni qualvolta occorrerà alla Congregazione per il bisogno degli spurghi o riparazioni ai canali, o per qualunque altro motivo relativo ad opere da eseguirsi intorno ai medesimi, di rompere le volte di cui sono coperti tanto nelle case come nelle contrade, saranno tenuti i proprietari del fondo di prestarsi a quanto richiederà il bisogno senza veruna indennizzazione, ritenuto però a carico della Congregazione e nel più breve termine possibile il repristino del volto e superiore pavimento. Dovranno inoltre, gli stessi proprietarj, ove si trovano bocche per gli spurghi, lasciar libero l’accesso ai canali pel trasporto delle materie che da essi si estraggono e come si è finora praticato.
40.° Eccettuati li casi d’impreveduta rovina, dovrà la Congregazione del Seveso avvertire il Municipio delle rotture che si faranno nei volti dei canali di scolo sotto le contrade, le piazze od in altri luoghi pubblici.
41.° Per allontanare ogni pericolo ai passeggeri, la parte di strada che sarà resa impraticabile per le operazioni da eseguirsi, sarà cinta da barricata, e provveduta dei lumi notturni nel modo usato dalla Congregazione Municipale.
42.° La riparazione sarà fatta con tutta la sollecitudine, e non sarà impiegato che il tempo strettamente necessario per la di lei esecuzione.
43.° Il repristino del suolo delle contrade verrà eseguito dalla Congregazione del Seveso, d’accordo coi manutentori delle medesime, e in quelle, la di cui manutenzione non è appaltata,. dovrà essere visitato e collaudato dall’Ingegnere che sarà delegato dal Municipio.
44.° I reclami degli interessati contro gli atti della Congregazione saranno inoltrati alla R. Delegazione provinciale, dalla quale dovrà la Congregazione dipendere anche nella decisione dei punti di massima, ed a norma del Regolamento
20 Maggio 1806, sulla base del quale fu per superiore determinazione riconosciuta la Congregazione del Seveso.
Milano, il 29 dicembre 1836.

Sottoscritti
GIOVANNI LUCA Conte DELLA SOMAGLIA, Presidente della Congregazione
Consigliere ROLANDI RAMPINI.
Ingegnere CESARE BONACINA.


APPENDICE G.

NOTIZIE SULLA
CONGREGAZIONE DELLA FOSSA INTERNA.

Le poche notizie che ho potuto raccogliere sulla Congregazione della fossa interna, ispezionando alcuni documenti che mi furono comunicati dall’egregio mio amico Cav. Antonio Pharisien cancelliere del Consorzio, sono le seguenti:
Lettere Ducali che portano la data del 20 ottobre 1411 ordinano di eseguire lo spurgo della fossa interna, nella quale allora non si immetteva ancora il Naviglio.Martesana, ed era solo fossa di cinta, e ne caricano la spesa ai possessori dei prati irrigati dalle sue acque e dei molini mossi dalle medesime ed a quelli che in diversi modi risentono vantaggio e percepiscono emolumento dalle aque suddette.
Questo sarebbe il più antico documento, che si conosca, pel quale si incominciano a vedere interessati nello spurgo della fossa interna diversi utenti.
Altre lettere ducali del 13 ottobre 1496 ordinano che debbano contribuire alle spese di spurgo per un quinto quelli che hanno piane e sostre in detta fossa; per un quinto quelli, che godono dell’acqua con molino; per un quinto quelli che hanno condotti e destri e tintorie; e finalmente due quinti, quelli che irrigano prati.
Benchè nell’anno 1457 siasi introdotta in città la navigazione dalla parte del Naviglio Martesana e siasi estesa a tutta la fossa interna, pure non si trova alcun’altra diversa disposizione fino all’anno 1598, in cui per decreto governativo 13 aprile 1598, sopra Consulta del Magistrato straordinario, fu ordinato un nuovo spurgo, e caricatane la spesa alli padroni delle sostre e case fiancheggianti la detta fossa, ed a quelli che per condotti immettono nella medesima. Pare dunque che da quest’epoca dati il carico della spazzatura della fossa interna ridotta navigabile, e la manutenzione delle ripe e delle così dette sbarre ai proprietarj frontisti, i quali in compenso acquistarono il vantaggio di immettervi le acque pluviali ed i condotti lordi. Tuttavia la curatura del canale era ancora affidata agli ingegneri camerali.
L’unione invece dei possidenti per sovraintendere allo spurgo della fossa sotto la denominazione di Congregazione della fossa interna pare che dati solo dall’anno 1755, ed anzi un sistema regolare di quest’unione non ha principio che coll’anno 1769, nel quale si tenne un registro delle sedute da cui si rileva che lo spurgo non si faceva nemmeno allora annualmente o per intiero, ma parzialmente e coll’intervallo di più anni secondo le circostanze.
Siccome poi quelli che pagavano le spese di spurgo non cessavano di far osservare che le forti deposizioni nel Naviglio procedono da torbide introdotte nello stesso da una banda della città, dalli torrenti Seveso, e Lambro, dell’altra dal fiume Olona, e che la minor parte delle materie, che ingombrano la fossa, e ne difficoltano la navigazione, sono quelle delle case fiancheggianti la medesima ed imminenti, in appoggio al fatto che nel 1772 erasi dal magistrato e dal Governo caricato il rassettamento delle strade urbane e la pulitura della neve, prima a carico dei frontisti delle case, alla Provincia del Ducato, così si hanno memorie di diverse sedute tenute per definire questa vertenza, fra le quali una del 26 marzo 1772, nella quale il prefetto ragguaglia la Congregazione di essere intervenuto ad un congresso presso il Conte Carli, Presidente del Magistrato Camerale, coi consiglieri de Regendorf e Pens, e col Vicario di provvigione, il cui oggetto fu per esaminare d’ordine di S. M. diversi progetti per lo spurgo della fossa interna, per riconoscere quale potesse riuscire il più vantaggioso, siccome pure per caricare le spese di detto spurgo sopra l’estimo generale delle case di questa città, invece di queste caricare solamente agli utenti sul quale ultimo oggetto si era determinato di dovere nei successivi Congressi discorrere l’affare.
E dopo ciò si trova un rescritto sovrano in data 29 novembre 1791, con cui si ordina che alla spesa dello spurgo debbano concorrere il pubblico, i frontisti, gli imminenti e gli altri che facciano della stessa fossa qualche particolare uso, a riserva della R. Camera: e la città, la quale pagava fino dal 1778 una piccola annua corrisponsione di milanesi L. 100 per il getto delle nevi nella fossa, aumenta il suo contributo nel 1780 a L. 500, e nel 1792 a L. 1500, finchè raggiunge la cifra delle italiane Lire 1144,31 che si pagano ora.
E così con altre piccole variazioni e per forza di consuetudine si stabilì quell’ordine di cose che ancora in oggi è in vigore, senza che per questo si abbia una legge od un regolamento che lo disciplini.






[1] Des eaux publiques, par G. GRIMAUD DE CAUX. - Paris, 1863.

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