APPENDICE A.
Riproduco l’articolo da me pubblicato nel
giornale: La Perseveranza dell’anno 1864, N. 1844, a cui aggiungo che la
mia proposta accolta in massima dalla Giunta Municipale di Milano fu in seguito
studiata e discussa fra il R. Genio Civile, e l’ufficio tecnico Municipale ed
approvata ad unanimità, colle poche aggiunte e modificazioni convenute fra i
due ufficj, nella seduta del Consiglio Comunale del giorno 7 agosto 1867 dietro
un chiaro e particolareggiato rapporto dell’assessore sig. Ing. Cav.e
ALESSANDRO CAGNONI.
LE FONTANE IN MILANO.
Or fanno alcuni mesi, fu presentata alla Giunta
Municipale della nostra città una proposta per dotare in breve, e con non grave
spesa, le nostre piazze ed i nostri giardini di fontane da lungo tempo fra noi
desiderate, e per sistemare più ragionevolmente il pubblico inaffiamento delle
vie.
Siccome però quella
proposta onde essere attuata ha d’uopo, più che del buon volere di chi
accudisce all’amministrazione della pubblica cosa, del concorso di Società
industriali, che ne assumano le opere di costruzione e la cura dell’esercizio,
così non sarà inutile di farne qui cenno, aggiungendovi quelle poche
considerazioni che valgano a meglio spiegarla.
Come è noto, perché l’acqua
zampilli a determinata altezza è necessario che essa vi sia spinta da una
pressione maggiore di quella dell’atmosfera che le sovraincombe. Bisogna dunque
trarre quell’acqua da altezza che vi corrisponda, o sottoporla nei serbatoj a
pressione maggiore dell’esterna. E nel caso più speciale che ci occupa si hanno
due soluzioni: l’una di prender l’acqua da luoghi più elevati che non sia il
piano sul quale sorge la nostra città e da quivi condurla in modo che conservi,
se non tutta, una parte della pressione dovuta a quella elevazione; l’altra di
sollevare o di comprimere sotto più di un’atmosfera, in serbatoj con macchine idrauliche
od a vapore, l’acqua che scorre al suo livello o più al basso.
La prima soluzione si
collega a vasti progetti di conduttura d’acqua, sia dai laghi che giacciono al
piede delle Alpi, sia da serbatoj artificiali da costruirsi a distanza di più
chilometri da noi; ma l’altra offre minori difficoltà, e può essere di una
attuazione più pronta.
Per ciò la proposta
considera specialmente questo secondo modo. Che se in seguito si attiverà,
anche il primo, l’uno e l’altro potranno sussistere insieme, e verranno a
mettere a disposizione una più copiosa quantità d’acqua. Come non altrimenti
avvenne a Londra, a Parigi, a Lione dove la distribuzione d’acqua, che ora colà
si fa sopra larghe proporzioni, fu attivata dopo che quelle città godevano di
un servizio limitato agli usi pubblici.
Ciò premesso, si tratta di
fare in modo che la quantità d’aqua necessaria ad un determinato numero di
fontane, ed all’inaffiamento delle nostre vie sia col minor dispendio possibile
elevata a quell’altezza che ci occorre perchè zampilli dove e quando vogliamo,
e con quella pressione e velocità che si richiede.
Ma per raggiungere tale
intento, dove prenderemo quest’acqua? Quanta nè prenderemo? Come la eleveremo?
Ecco appunto i dati del
problema, ed ecco come, secondo noi, vi si può rispondere.
La città di Milano giace
sopra un suolo che i geologi distinguono coll’appellativo di terreno
alluviale e diluviale dell’epoca più recente. Questi strati formati di
ciottoli, di ghiaje e di sabbie lasciano scorrere fra i loro meati, a diversa profondità
dalla superficie copioso masse d’acqua, che scendono fino dai monti e che
purificate appunto attraverso a questi filtri naturali, servono ad alimentare i
nostri pozzi. Così a tre, a cinque, a dieci metri sotto il suolo, noi abbiamo l’acqua,
ed in tal copia, che vale a sopperire a tutti i bisogni della nostra
popolazione, la quale la attinge, o colle secchie o colle trombe. E che questa
quantità non possa far difetto anche quando è estratta con macchine idrauliche
a lavoro continuo abbiamo più fatti che lo provano.
Tutte le volte che per le
fondazioni dei nostri edifici noi spingiamo le escavazioni a tre o quattro
metri di profondità siamo quasi sicuri di incontrarci coi così detti aquitrini
(aves); e per progredire nei lavori
siamo costretti a tenere in continua attività coclee e trombe per estrarla.
Oltre ciò notiamo i
risultati delle due seguenti esperienze:
Un pozzo trivellato nel
locale che serviva alla Raffineria degli zuccheri Azimonti e Comp. in via S. Barnaba,
alimentava or fanno pochi anni, la diurna non interrotta azione di quattro
trombe supplendo alle esigenze di quello stabilimento valutate dietro
esperienze e calcoli a litri 959 per minuto primo. In questo pozzo la colonna d’acqua
del diametro di m. 0,48, misurava in altezza m. 12,39, prima che si mettessero
in azione le trombe; incominciato il lavoro si abbassava nei primi quindici
minuti di metri 0,60, e poi si conservava ad un livello costante.
Un altro pozzo del diametro
di m. 2 aperto alla profondità di circa m. 10 sotto al piano delle guide di
ferro della nuova stazione centrale e di m. 4 sotto il piano di campagna,
quindi al livello dei primi aquitrini, fornisce mediante pompe idrauliche mosse
dal vapore con un lavoro continuo diurno e notturno la quantità d’acqua
necessaria per tutti i bisogni dell’esercizio della ferrovia, ossia una
quantità che si valuta di m. c. 250 in ventiquattro ore. La sua portata
tuttavia è molto maggiore e fu calcolata di 800 metri cubi in ventiquattro ore,
talchè; i rifornitori d’acqua delle ferrovie, essendo due di tre vasche cadauno
della singola capacità di 70 metri cubi, possono contenere insieme fino a 420
metri cubi.
L’acqua dunque che ci
occorre può essere presa sia con pozzi semplici, sia con pozzi trivellati a
diverse profondità al disotto del nostro suolo.
Che se il prendere l’acqua
in gran copia con questo modo fa temere di turbare il regime dei nostri pozzi,
basterà di limitarci ad una parte, poichè all’altra si può sopperire
diversamente come vedremo in seguito.
Quanta sarà però questa
quantità?
La media di consumo d’acqua
di un uomo in condizioni normali secondo le più recenti osservazioni mediche, è
di due litri di acqua al giorno; ma oltre al consumo per lo stretto bisogno è d’uopo
aggiungere quello per gli altri usi, cioè: i lavacri, la cucina, i bagni, l’abbeveraggio
dei cavalli, la pulitura delle carrozze, il riempimento delle caldaje a vapore,
ecc.
Così per l’inaffiamento
delle vie si fa calcolo di un litro per metro quadrato, ma durante i grandi
calori questa quantità deve potersi fin triplicare.[1]
Quanto poi alle fontane il loro getto può
variare moltissimo, e dal consumo di poco più di due litri al minuto secondo
della nostra fontana di Piazza Fontana si può arrivare alla quantità di 55
litri al minuto secondo della fontana monumentale della piazza della Concordia
a Parigi, ed ai più grandiosi getti della fontana Paola di Roma, e dei giuochi
d’acqua di Versailles e del Palazzo di Sydenam.
Se dunque noi dovessimo proporre di fornire l’acqua
potabile e per gli usi domestici necessaria alla nostra popolazione, non
esiteremmo ad adottare una larga misura, quella, cioè, che l’esperienza già
suggerì altrove. E senza pretendere di correre sull’esempio di Parigi, che non
esita ora a portare questa quantità da 60,000 metri cubi al giorno a 120,000
metri cubi, ossia da 60 a 120 litri per abitante; nè di Roma che vantava
anticamente una distribuzione d’acqua di 785,000 metri cubi e che ancora oggi
dispone di 150,000 metri cubi, ossia di quasi 1000 litri per abitante, vorremmo
però che la nostra città avesse una quantità non minore di 100 litri al giorno
per abitante, ossia circa 20,000 metri cubi.
Ma invece per noi ora il
problema è molto più limitato. Per gli usi domestici già ogni famiglia dispone
di tanta acqua quanta ne vuole, avendo pressoché ogni casa il proprio pozzo
colla propria tromba. Deve quindi farsi calcolo della sola quantità necessaria
per le fontane e per gli usi pubblici, la quale può essere valutata ad otto
mila metri cubi al giorno. Con ciò si hanno 3000 metri cubi disponibili esclusivamente
per l’innaffiamento e la pulizia stradale e 5000 metri cubi per non meno di
dieci fontane a 500 metri cubi al giorno o più di dieci litri al minuto
secondo, da condurre anche nei giardini e sul Foro Bonaparte ad irrigare i
tappeti verdi.
Riflettendo poi che a
Milano si hanno non una, ma più cadute d’acqua le quali per diverse circostanze
che qui è inutile ripetere o non sono usufruttate o sono usufruttate male,
facilmente si comprenderà in qual modo si possa provvedere alla elevazione dell’acqua
da distribuirsi.
Fra queste cadute d’acqua
furono dalla proposta suggerite le seguenti:
- i salti o cadute sul
canale Balossa prima del suo ingresso nel giardino pubblico dove forma il
laghetto.
- il salto al sostegno del
naviglio Martesana così detto del Tombone di S. Marco sul canale che ne è lo
scaricatore, e
- il salto al sostegno del
naviglio vicino al ponte di porta Venezia sul canale che pure ne è lo
scaricatore.
In una relazione alla
Giunta Municipale compilata fino dall’anno 1860 da una Commissione, di cui
facevano parte i signori Resta, Righetti, Negri, Orelli e De-Cristoforis, si
suggeriva di provvedere a qualche fontana per la nostra città e ad altri usi,
usufruttando di quest’ultimo salto. Con esso si calcolava di avere una forza di
trenta cavalli vapore, la quale ridotta ad un effetto utile del 60 per 100, può
elevare in 24 ore a m. 20 di altezza 5500 metri cubi d’acqua.
Noi però, oltre a questa
forza, abbiamo indicato le altre due, perchè necessarie ad innalzare una
maggior quantità d’acqua e perchè in località opportune per condurla nei
quartieri della città che s’ aggiungono a quelli del progetto della
Commissione.
Il canale Balossa ha una
portata di m. cubi 0,96 al 1”, ossia circa 24 once magistrali milanesi.
Combinando una più razionale utilizzazione di quest’acqua fra lo stabilimento
della regia Zecca ed il Comune, si può ottenere un salto di più di due metri ed
un terzo, ed una forza di venticinque cavalli vapore che con un effetto utile
del 60 per 100 ed un lavoro di dodici ore sopra ventiquattro (le altre ore
sarebbero riservate alla Regia Zecca) innalza a metri 20 metri cubi 2400 d’acqua.
Sullo scaricatore della
conca al Tombone di S. Marco si ha un salto di m. 1,436, ed una portata di m.
cubi 1,20 al 1” ossia una forza di 23 cavalli vapore, colla quale, utilizzata
al 60 per 100, si eleveranno in 24 ore di lavoro metri cubi 4500 circa di acqua
a m. 20 d’altezza.
Si hanno adunque insieme
per le tre cadute circa metri cubi 12.000 elevati ad un’altezza di m. 20, ossia
una quantità più che sufficiente per gli usi sopra contemplati. Che se il
coefficiente adottato per il calcolo dell’effetto utile non sarà raggiunto
dalle macchine che verranno costrutte, e se le ore di lavoro da dividere colla
R. Zecca dovranno essere minori, il margine è largo abbastanza per non temere
che ci manchi la quantità voluta.
Si aggiunga che l’altezza
di m. 20, la quale da noi fu assegnata supponendo di prendere l’acqua ad una
profondità media di m. 5, e di elevarla ad una altezza di m. 15, può essere
pure diminuita per tutta la quantità destinata all’innaffiamento, che richiede
una pressione minore. Oltre a ciò i serbatoi lungo il canale Balossa ed al
Tombone di S. Marco sono nelle condizioni di elevazione le più favorevoli
perchè nei punti più elevati della città. Infatti la soglia di P. Nuova è a m.
2,75 sulla soglia di porta Magenta, a m. 7,44 su quella di porta Ticinese, a m.
8,96 su quella di porta Romana, il che equivale a dire che l’acqua a 15 metri d’altezza
sulla prima soglia sarà a m. 18 sulla seconda, a m. 22 circa sulla terza, ed a
m. 24 circa sulla quarta.
Finalmente per quanto
riguarda la distribuzione, non potendo entrare qui nei particolari della
costruzione, basterà indicarla in riassunto.
Colla prima forza si può
elevare o comprimere sotto più di un’atmosfera in serbatoi l’acqua da dirigere
mediante gli opportuni condotti all’inaffiamento del vicino bastione di porta
Venezia, alle fontane ed alle irrigazioni delle parti elevate dei giardini
pubblici, all’inaffiamento delle strade adiacenti, Principe Umberto, via
Panini, via Carlo Porta, via Manin, via Palestro e borgo di P. Venezia.
Quest’acqua si può
attingere in due modi. Il primo fu già accennato ed è quello di aprire dei
pozzi a diverse profondità, e nei luoghi per essi più opportuni. Il secondo è
di estrarla dallo stesso canale a valle dell’edificio dietro il riflesso che l’immagazzinamento
dell’acqua nei serbatoi facendosi di notte non si turbano in quel tempo gli usi
inferiori.
Colla seconda, ossia con
quella al Tombone di S. Marco, si raccoglie l’acqua da dirigere alle vie nuove
Castelfidardo, Solferino, e di qui alla piazza della Scala per una fontana,
alla Corsia di P. Garibaldi, al foro Bonaparte, ed alla Corsia di P. Magenta,
con altra fontana alla piazza del Foro, la cui acqua dovrà servire altresì ad
innaffiare i tappeti verdi di questa piazza.
Anche quest’acqua potrebbe
essere attinta di giorno dai pozzi e di notte dallo stesso canale Naviglio a
valle dell’edificio, senza tema di incagliare la navigazione la quale appunto
non si verifica di notte.
E finalmente colla terza
quella da servire per la corsia di P. Venezia, del Duomo, piazza del Duomo, e
corsia di P. Ticinese e P. Romana.
Ritenendo pertanto di
stabilire tre macchinismi idraulici con più pozzi a diversa profondità, e cogli
accessori di serbatoi e locali, una tubazione con condotti principali del
diametro di m. 0,20 e con condotti secondari del diametro di nm.0,10 e di m.
0,05, lunga non meno di m. 16,000, quattrocento a cinquecento bocche a soffione
per l’inaffiamento coi rispettivi rubinetti, ecc., il preventivo non oltrepassa
la spesa di L. 800,000.
Possiamo dire che essa sia
superiore ai mezzi di cui può disporre la nostra città?
Il comune spende ora in
media all’anno per I’ inaffiamento delle vie dalle L. 45,000 alle L. 50,000,
ossia una somma che rappresenta un capitale di circa un milione di lire, e ciò
malgrado non abbiamo nè una fontana che meriti questo nome, nè una
distribuzione d’acqua per gli orinatoi, nè un sistema di irrigazione pei
tappeti verdi dei nostri giardini, che nella state vediamo disseccare, e
perdere ogni aggradevole aspetto.
Pare dunque che anche una
spesa maggiore possa essere giustificata dai non pochi vantaggi che si
avrebbero in confronto della spesa attuale.
APPENDICE B.
Credo opportuno, a chiarire una parte delle
questioni che sorsero intorno alla riforma del Canale Redefossi, di pubblicare
il seguente documento che mi fu gentilmente comunicato dal sig. Segretario
Municipale Cav.° PIETRO BALESTRINI.
LIBERTA’. EGUAGLIANZA.
Cittadino Ministro.
Il Canale artefatto, che per lunga tratta cinge
esteriormente le mura di questa Città di Milano, e che dalla sua comparativa
maggiore ampiezza prende l’ampolloso nome di RE-DE-FOSSI, riconosce la sua
origine da un traboccamento d’acque soprabbondanti del Naviglio della Martesana,
le quali dalla sommità d’un lungo Scaricatore situato fuori di Porta Nuova in
vicinanza del Ponte della Gabella del Sale, e col soccorso altresì di alcune
capaci Porte introdotte nel medesimo Scaricatore, si precipitano nel
sottostante alveo, che da quel punto assume l’additato etimologico nome di Redefossi.
Il graduale incremento
delle piene dell’Adda, del Lambro, del Seveso, e d’alcuni piccoli Torrenti
rispettivamente influenti, e comunicanti in tempo d’escrescenza d’acque col
suddetto Naviviglio, prodotto dal migliorato metodo d’agricoltura, e dalla
ognor crescente estensione dei Novali, la di cui preesistente incolta
superficie serviva in addietro ad un copioso, ed innocuo smaltimento delle
acque pluviali, senza che queste fossero costrette a scaricarsi nei predetti
Fiumi, e Torrenti; l’incremento, dicesi, delle suddette piene resero,
particolarmente nel decorso del cadente secolo, sempre più frequenti, e funesti
li debordameni del Redefossi, che attesa l’accresciuta copia delle acque
in esso decadenti dal succennato Scaricatore, non era più in grado di
contenerle nel proprio alveo, nè di potervi dare un adequato regolare sfogo.
Gravissimi pertanto, ed
ognor maggiori erano i danni, che da siffatte inondazioni ne risultavano agli
abitanti nei Sobborghi di Porta Romana, Porta Tosa, e Porta Vigentina di questa
Città, le di cui Case essendo furiosamente investite dalla piena presenta-vano
agli occhi del pubblico un luttuoso spettacolo, non senza disdoro di questa
colta Città. Non minori poi erano li disastri, a cui soggiaceva l’esteriore
ampia, ed ubertosa pianura, di cui egualmente s’impadroniva alla distanza di
molte miglia la rovinosa foga d’acque condotta, per così dire, a mano dalli
molteplici canali d’irrigazione, li quali, mutando il carattere d’istromenti
benelici all’Agricoltura, cospiravano in tali sgraziati incontri a’ suoi danni,
coll’apprestare ad un così furioso, e devastatore nemico un facile accesso alli
circostanti terreni coltivi.
Rendendosi quindi ogni
giorno più grande il malcontento, e facendosi vieppiù sentire gl’incessanti
riclami dei danneggiati, non potè a meno il passato Governo di fissare nel 1781
la sua attenzione, e di attuare la tutoria sua vigilanza sopra di un oggetto
divenuto della massima importanza, giacchè involgeva le viste della pubblica
polizia, della salubrità dell’aria, e della indennità dei Possessori dei fondi,
e degli abitanti delle Case sottoposte agli attacchi delle suddette piene.
Si applicò pertanto il
Governo col maggior impegno a rintracciare un pronto rimedio, che per tutti li
suoi rapporti riuscisse il più acconcio ed opportuno. Furono a quest’intento
assoggettati ad un attento esame gli antefatti, e gli analoghi documenti
esistenti negli Archivj Camerali, e Civico, e si diede altresì l’incarico ad alcuni
Periti di rilevare, col mezzo della ispezione locale, gli occorrenti lumi di
fatto, e di proporre il loro sentimento.
Stava già per adottarsi il
progetto ideato dall’Ingegnere Carlo Prada, tuttochè questo in realtà non
producesse altro effetto, che quello di liberare l’interno della Città,
costringendo il Redefossi a procurarsi esteriormente uno sfogo, col
gettarsi nella Vecchiabbia, e nel Borgognone, ed in altri
contigui acquedotti, lasciando ai Possessori la cura di difendere le loro
proprietà, collo scaricare di mano in mano la piena sopra i loro vicini, che, a
motivo dell’orizzonte più depresso dei propri beni, erano per legge di natura
costretti a doverle dare rigetto.
Il suggerimento del
sunnominato Perito eccitò un grande allarme nei più facoltosi possidenti, che
ben previddero le disastrose conseguenze, che ne sarebbero necessariamente
risultate ai loro poderi dalla esecuzione d’un tal progetto, dalle quali non
sarebbero andati nè pure esenti li beni di tant’altri Proprietarj, che se non
immediatamente, almeno di riverbero avrebbero dovuto soggiacere alla dannosa
espansione delle stesse piene del Redefossi.
Si pensò adunque dai
maggiori interessati a riparare sollecitamente questo colpo fatale, col
proporre un altro più ragionevole e più ben meditato ed acconcio progetto, che
senza perdita di tempo sottoposero alla considerazione dello stesso Governo, il
quale avendolo preso in attenta considerazione, e successivamente addottato,
passò a destinare due Ministri di sua confidenza, e li periti Marzoli, e
Castelli, con la di cui direzione dovesse il medesimo essere eseguito.
Da questi principj è nata
la grande intrapresa della nuova inalveazione del Redefossi, a cui si
mise mano nel 1783 sotto gli auspicj, e la vigilanza dello stesso Governo,
concorrendovi con la sua immediata assistenza la Congregazione stata ad un tal
uopo contemporaneamente instituita, rappresentante il corpo degl’Interessati,
la quale si occupò specialmente di tuttociò, che concerneva la parte economica,
ed esecutiva dell’opera, di cui si tratta, con la dipendenza però della
superiorità Governativa.
Non è qui mestieri di
riferire in dettaglio quanto si operò per parte della suddetta Congregazione,
nè i mezzi che s’impiegarono per l’esecuzione di quest’opera, molto meno di
esporre li dissidj successivamente insorti, e tuttavia pendenti fra li privati
Possessori stati assoggettati con diverse misure, a norma del riparto formato
per superiore insinuazione del Governo dalli suddetti Periti Castelli, e
Marzoli, alle rateate contribuzioni destinate a soddisfare l’occorsa
rilevantissima spesa, giacchè tutto ciò riesce estraneo allo scopo principale
della presente dimostranza: si soggiungerà soltanto, che la grand’opera di cui
si tratta, essendosi effettuata con quella solidità e sicurezza, che esigeva la
natura, e l’oggetto della cosa, trattandosi principalmente di un Cavo pubblico,
che costeggiar doveva una delle principali, e più frequentate strade dello
Stato, ha importato una rilevante spesa di molto superiore a quella, che era
stata sul principio a un di-presso calcolata; vicenda per altro connaturale all’indole
di simili intraprese, le quali non sono per sè stesse suscettibili d’un esatto
conteggio e bilancio preventivo, come ce ne assicura la frequente sperienza; in
guisa che se il peso di questa costosa opera dovesse pressochè intieramente
sostenersi dai suddetti privati Possessori, riuscirebbe ai medesimi oltremodo
gravoso, e diventerebbe poi del tutto insopportabile, qualora venissero
assecondati con favorevoli giudicati li reclami di molti tra li suddetti
Possessori, tendenti, in parte ad esimersi intieramente dal contributo, ed in
parte ad ottenere una notabile diminuzione della tangente stata loro assegnata
in vigore del succennato riparto; giacchè per tal guisa verrebbe a concentrarsi
tutto il peso della contribuzione nello scarso numero di quei contribuenti,
che, o non furono in grado, o non osarono di mettere in campo veruna eccezione,
mossi fors’anche dalla fiducia, che dovesse star fermo il sanzionato riparto.
In vista di queste critiche
circostanze, si occupò la preesistente Congregazione rappresentante il corpo
degl’Interessati a rintracciare delle risorse, il che la condusse a prendere di
mira il punto, se la Città, e Provincia di Milano fosse in dovere di concorrere
in una quota maggiore delle lire 100000, che era stata da principio
consensualmente determinata sul dato della molto minore spesa sotto quell’epoca
contemplata, e se inoltre vi avesse a concorrere anche l’Erario Camerale per un
doppio titolo, l’uno di doversi attribuire in ultima analisi al fatto stesso
della Camera l’insorto bisogno d’intraprendere la suddetta opera, come si
dimostrerà in appresso; l’altro d’avere la stessa Camera, per effetto della
nuova inalveazione conseguito dei rilevantissimi vantaggi, e quello
segnatamente di una maggiore sicurezza, e di un grande risparmio di spese nella
manutenzione del Naviglio interno, e degli ivi esistenti costosi edificj.
Essendo sembrati alla
predetta Congregazione fondati bastantemente nei principj di giustizia, e di equità
li due premessi divisamenti, e comunicata questa sua idea a tutto il corpo degl’Interessati,
adunato in un generale congresso tenutosi il giorno 6 Luglio 1786, fu la
medesima in ogni sua parte applaudita, e si raccomandò allo zelo della stessa
Congregazione d’instradare sollecitamente le rispettive istanze, come non si
mancò di fare, medianti gli opportuni ricorsi, in forza dei quali si ottenne l’Aulico
Decreto datato sotto il giorno 19 Aprile 1790, che si produce A, nel quale,
quantunque la Corte, per una propria cautela, abbia accennato qualche motivo,
per cui non credeva obbligata la sua Camera di Milano al detto concorso; ciò
non ostante trovò della sua giustizia di sottoporla essa pure in questa parte
alla decisione della Commissione giudiciaria delegata nello stesso Decreto per
tutte le altre quistioni; provvidenza che si trova confermata anche nel
successivo Cesareo Rescritto del giorno 12 Febbrajo 1792, posto in fine del
Ricorso, che si unisce segnato B.
Si cominciò però dall’intentare
la lite contro la Città, e Provincia di Milano, spiegando contro di essa l’opportuna
petizione, di cui si rassegna la copia segnat. C; a cui contrappose il Pubblico
reo convenuto la sua risposta; essendo tuttavia pendente in questo stato il
contestato Giudicio.
In quanto poi alla istanza
contro la Camera, si stimò d’indugiare sulla non effimera speranza di potere
tuttavia con nuovi mezzi aprire l’adito ad un qualche onesto disimpegno, a
risparmio di tempo, e di spese.
In questo stato di cose,
dopo l’ingresso nell’ex-Lombardia della Vittoriosa Armata Francese, videro
questi Popoli creata nel loro seno la Repubblica Cisalpina.
Nell’occasione pertanto,
che si adunò ne’ precorsi mesi il generale Congresso degl’Interessati nella
suddetta opera della nuova inalveazione del Redefossi, si ripigliò l’assunto d’invocare
il concorso del pubblico Erario a sollievo degli altri Contribuenti, e si
concepì la ben fondata lusinga, che dall’acclamata Giustizia dell’attuale
Governo sarebbero state prese nella sua giusta considerazione le fondate
ragioni, che assistono al corpo dei suddetti Interessati, onde ottenere l’accennato
concorso.
Ecco il motivo, Cittadino
Ministro, per cui l’attuale nuova Congregazione, eseguendo l’incarico datole
dal Corpo de’ suddetti Interessati, risultante dall’annesso allegato D; dopo
avervi, per vostro lume, e cognizione, esposte le premesse notizie di fatto,
passa ora a sottoporvi quelle riflessioni, ed argomenti, che in ragione di
giustizia, e di equità militano a favore delli predetti Interessati, per potere
implorare un adequato sussidio dal pubblico Erario.
È troppo notoria, nè si può
mettere in dubbio, la preesistenza del Redefossi alla costruzione del
Naviglio della Martesana.
Tale antico Cavo non aveva
in origine, che la servitù di accogliere le in allora più mansuete acque del
Seveso, ed a questo oggetto era più che sufficiente la primitiva sua capacità,
e direzione.
Venne in pensiero al Duca
Francesco Sforza d’intraprendere nell’anno 1457 la costruzione del suddetto
Canale navigabile denominato il Naviglio della Martesana, in beneficio
dell’agricoltura e del commercio, e per apprestare altresì moltissimi comodi, e
vantaggi a questa popolosa Città, valendosi in ciò dell’opera dell’Architetto
Bertola da Novate nostro Concittadino.
Leonardo da Vinci sotto
Lodovico Sforza detto il Moro intraprese nel 1497 la continuazione del suddetto
Naviglio, e l’introduzione del medesimo in Città, per metterlo anche in
comunicazione coll’altro Naviglio Grande denominato di Gaggiano, che si
estrae dal Ticino, servendosi dell’ingegnoso mezzo delle Cateratte volgarmente
chiamate Conche, per superare l’ostacolo della eccessiva declività
portante una differenza di livello di ben tredici braccia.
Si opponeva alla esecuzione
di questo grandioso disegno, tra le altre cose, l’arduo impedimento del
suddetto Lambro, e del Seveso, il corso dei quali veniva a tagliare ad angolo
retto il nuovo Canale, senza contare le altre minori difficoltà derivanti da
alcuni superiori Torrenti, posti nell’eguale direzione. Riuscì però al valente
Architetto di superare li suddetti principali ostacoli, col formare degli ampi
Scaricatori, che dassero un corrispondente esito alle acque del Lambro nel
momento stesso, che entravano nel Naviglio, e quanto al Seveso situò gli
opportuni Emissarj in vicinanza alle mura della città, per mezzo de’quali
venisse a restar sollevato il predetto Canale dal peso di quelle acque, e da
ogn’altra soprabbondante piena cagionabile dagli altri influenti, prima di
mettere capo in Città, sfogandole nel contiguo cavo del Redefossi.
Appostò altresì
provvidamente, al disotto del Lambro, degli altri Scaricatori sussidiarj, per
dare un pronto smaltimento alle più straordinarie sue escrescenze.
Sistemata l’opera in tal
guisa, riuscì la medesima sul principio, e per lunga tratta di tempo pressochè
innocua al Redefossi, a carico del quale rimase in sostanza, e ad un
dipresso il solo antico peso di accogliere le acque del Seveso, essendosi
variato soltanto il luogo del loro sbocco nello stesso Redefossi.
Coll’andare degli anni però
si moltiplicarono li sostegni conosciuti sotto il nome di Traverse collocate
nel letto del Lambro posto al disotto del suo sbocco del Naviglio, per effetto
di alcune concessioni onerose state accordate dalla Camera a varj Privati, di
potere estrarre acqua da quel Fiume, le quali Traverse, formando un
maggiore arresto al corso delle acque, e non potendo per conseguenza le piene
dello stesso Lambro avere un pronto, e libero sfogo nel consecutivo suo alveo,
vengono costrette a risultarsi nella inferiore tratta del Naviglio, dirigendosi
verso la Città, in vicinanza della quale decadono confuse con le
sopprabbondanti acque del Seveso, e del medesimo Naviglio nell’adjacente Redefossi,
col mezzo del lungo Scaricatore più sopra indicato.
La negligenza poi dei
Campari Camerali destinati ad invigilare su gli Emissarj rispettivamente
affidati alla loro custodia situati al lungo del corso del suddetto Naviglio, e
l’inoperosità del ragguardavole Scaricatore, che dalla contigua Terra prende il
nome di Modrone, saggiamente collocato in poca distanza dall’ingresso
del Lambro nel Naviglio; inoperosità cagionata dall’essersi dissimulate le
arbitrarie alterazioni, ed occupazioni del Cavo consecutivo al detto
Scaricatore praticatesi a poco a poco dai Frontisti, cospirarono a rendere in
questo Secolo, come fin da principio si accennò, vieppiù frequenti, e
sommamente dannose le innondazioni del Redefossi, diventato per siffatti
motivi incapace a contenere il corpo d’acqua a dismisura accresciuto, decadente
dal succennato ampio Scaricatore posto in vicinanza alla suddetta Gabella del
Sale; cosicchè per ovviare stabilmente, ed alla perpetuità ai troppo facili,
gravissimi danni, che risultavano dalle succennate frequenti disastrose
inondazioni, si dovette metter mano, con tanta spesa, alla formazione d’un
nuovo ampio Canale, che fosse atto a contenere le eventuali massime piene del
Redefossi, conducendole a sfogarsi nel Lambro Settentrionale, in vicinanza del
Borgo di Melegnano.
In questa occasione si sono
accresciuti di numero, e si sono resi più solidi, ed opportuni gli Emissarj
contigui al ponte della suddetta Gabella del Sale, in guisa che per qualunque
insolita piena, che potesse cagionarsi dalli soprastanti Fiumi, e Torrenti, non
è possibile, che sia per derivarne alcun nocumento al Naviglio interno, ed alli
molteplici edificj, che lo attraversano, li quali in passato soffrivano un
considerevole detrimento, e perciò esigevano continue, e dispendiose
riparazioni, onde rimediare agli sconcerti cagionati dall’accresciuto peso, e
dall’accelerato corso delle acque, risultante dalle suddette piene, che non
avevano inaddietro un pronto, e sufficiente sfogo col mezzo detti vecchi
Scaricatori.
Dalle premesse circostanze
di fatto, che non abbisognano di prova, per essere troppo note, ed
incontrastabili, emerge la giustificazione dei due assunti fin da principio
motivati, cioè, che la necessità d’intraprendere la nuova inalveazione del
Redefossi fu per la massima parte cagionata dal fatto della Camera, e che la
medesima dalla nuova inalveazione venne a risentire un considerevole beneficio
nel risparmio delle spese di manutenzione delle opere del Naviglio Interno.
Nè qui è da omettersi anche
un’altra non meno solida riflessione, quella cioè, che essendosi, con la detta
intrapresa, redenta una parte considerevole della città, ed una grande
estensione dell’adjacente territorio dalli surriferiti immensi danni; veste
perciò il carattere d’un’opera pubblica. Tale difatti venne qualificata
nella Lettera Governativa indirizzata alli Ministri Delegati datata sotto li 28
Gennajo 1783, che in copia autentica si produce segnata E, le di cui precise
espressioni giova qui soggiungere= Finalmente S. A. R. approva la progettata
estirpazione delle piante, e l’acquisto de’ terreni al giusto loro valore SENZA
IL QUARTO DI PIU’ PER TRATTARSI DI CAUSA PUBBLICA, il tutto ne’ modi soliti
praticarsi all’occasione di qualche OPERA PUBBLICA, DEL GENERE DELLE QUALI
DEVE ANCHE QUESTA RIPUTARSI.
Ecco pertanto un nuovo
titolo, che sempre più conferma l’obbligo inerente all’Erario Nazionale di
dovere concorrere a sostenere con un’adequata proporzione il carico della
occorsa rilevante spesa, posto che nell’attuale sistema vengono ad essere
accollate allo stesso Erario le pubbliche spese di ciascun Dipartimento, in
forza di quei principj di eguaglianza, e di perfetta comunione universale, che
formano la base fondamentale dei Governi Democratici.
Epilogando pertanto le cose
fin qui dedotte, comprenderete agevolmente, Cittadino Ministro, con la
superiorità de’ vostri lumi, essere cosa certa e costante:
1.° Che l’opera, di cui si
tratta, non si può qualificare come una privata intrapresa, che debba
unicamente gravitare su li Possessori in addietro danneggiati direttamente, o
indirettamente dalle piene del Redefossi, risultando l’opposto dal già
admesso concorso in massima della città, e Provincia di Milano, sebbene siasi a
principio limitato ad una determinata somma, dal notorio analogo esempio di
quanto si praticò per la deviazione delli tre Torrenti Bozzente, Fontanile,
e Gradeluso che infestavano ne’ precedenti anni una parte dell’ex-Ducato
Superiore di Milano, e finalmente dalla assai rimarcabile circostanza d’avere
il passato Governo, tanto in principio, che in progresso assoggettata l’esecuzione
di quest’opera alla Superiore sua influenza, e direzione, caratterizzandola,
come un’Opera Pubblica.
2° Che la nuova
inalveazione del Redefossi è stata occasionata dalla servitù
indebitamente accresciuta, per fatto della Camera, allorchè per procurare a sè
stessa gl’infiniti e tuttavia permanenti vantaggi, che ne risultano dalla
costruzione del Naviglio della Martesana, portò in seno al Redefossi il
peso di dovere accogliere delle acque, e delle piene a lui del tutto estranee,
ed insolite.
3.° Che in vista dell’esempio
d’essersi sempre ritenuta a carico del pubblico Erario la manutenzione di tutti
li scaricatori del Naviglio, e delli consecutivi loro Cavi, non si vede
ragione, per cui relativamente ad uno de’ più ampj, ed interessanti Emissarj,
che immette le soprabbondanti acque nel Redefossi, e da cui dipende la
conservazione della tratta dello stesso Naviglio, che scorre nell’interno della
Città, non debba l’occorsa spesa, almeno in via di contributo, cadere a carico
dello stesso pubblico Erario.
4.° Che a stabilire vieppiù
questa massima vi concorre il titolo legale ed incontrovertibile della
manifesta utilità, che ne è risultata al medesimo Erario attesa la
maggiore sicurezza, ed il risparmio di spese nella manutenzione del medesimo
Naviglio, incominciando dal punto della Cassina de’ Pomi, e giù discendendo
fino a quello della riunione delli due Navigli.
5.° Che le ragioni
afficienti in addietro la Città, ed ex Ducato di Milano, su di cui pende
attualmente la lite, come si è più sopra accennato, vanno nell’attuale sistema
a riverberare sul Patrimonio Nazionale, cosicchè si sono ora in Lui consolidate
quelle passive impressioni, che per tutti li dissopra accennati motivi lo
assoggettano a dovere assumere sopra di sè il carico proporzionale di
concorrere alla spesa, di cui si tratta.
Appoggiata pertanto la
Congregazione ricorrente alli sopra esposti principj, e giustamente confidando
nella applaudita rettitudine, ed equità, che forma, o Cittadino Ministro, uno
de’ vostri più belli ornamenti, si fa animo la medesima a pregarvi, perchè
adottata in massima la ragionevolezza di dovere l’Erario Nazionale concorrere a
sostenere le suddette spese, vogliate compiacervi di aprire un’amichevole
trattativa con i legittimi Rappresentanti del Corpo de’ suddetti interessati,
all’effetto dì fissare le misure proporzionate di un tale concorso, ed il modo
della relativa sua esecuzione, congiuntamente alla sistemazione d’ogni altro
oggetto connesso, e dipendente.
E qualora trovasse di non
potervi a ciò prestare coll’uso delle vostre ordinarie facoltà; vi anticipa fin
d’ora la medesima Congregazione la subordinata preghiera, di volere almeno con
favorevole Vostro Rapporto disporre l’animo della competente Superiorità ad
assecondare la premessa istanza principale, acciò sortisca questa colla Vostra
graziosa interposizione, e mediazione il bramato effetto.
In attenzione adunque d’un
favorevole Rescritto, si pregia frattanto la suddetta Congregazione di
ripetervi in questo nuovo incontro li sinceri auguri, e l’ossequiosa protesta
di
Milano,
18 Vendemiatore, Anno VII Repubblicano.
9
ottobre 1798.
Salute, e Rispetto
Sottoscritti
ANTONIO LITTA, Delegato
CESARE GRILLONI, Delegato
GIUSEPPE FRAPOLLI, Delegato.
G IOVANNI FIGINI, Delegato.
GIAMBATTISTA AIROLDI, Delegato
PIETRO CRIVELLI, Delegato.
Sott. Dott.
GIUSEPPE RONZIO,
Not. e Cancell. del
Redefossi.
APPENDICE C.
Dopo la pubblicazione della prima edizione di
questo scritto, fu discusso dagli Utenti dei Canali Vittoria e Fornara un
regolamento proposto dall’Ufficio tecnico municipale, e fu approvato un secondo
Regolamento modificato sul primo da altro degli Utenti, il signor Ragioniere
Gaetano Dacomo.
Questo secondo Regolamento
è quello che è ora in vigore, e che qui riportiamo.
REGOLAMENTO
PER
L’UTENZA
REFOSSINO-FORNARA.
1.° I Canali Vittoria o Refossino e
Roggia Fornara, verranno per l’avvenire considerati come un solo, poichè
il Refossino si scarica nella Fornara, e tutte le case e strade,
ed altri fondi di qualsiasi natura che godono del beneficio di immettere
direttamente od indirettamente nei detti canali formeranno una sola Utenza
denominata del canale Refossino-Fornara.
2.° La Giunta Municipale
della città di Milano rappresenta l’Utenza, e qual capo ne farà eseguire lo
spurgo e vigilerà con visite e verifiche per la buona manutenzione del canale,
eseguirà il riparto delle spese, terrà i conti dell’Utenza, e farà le esazioni
dei mandati spediti ai varj contribuenti ogni triennio.
3.° Occorrendo per l’ampliamento
del canale, far escavazioni di nuovo tratto di terreno ed altre opere di
straordinario dispendio, il Municipio ne farà eseguire le opere, e la spesa
verrà accumulata alla sovrimposta comunale compresa nelle rate prediali dell’anno,
spettando alla città in generale rimborsare simile spesa; quando poi si
trattasse di spese di riparazione, gli Utenti dovranno essere chiamati in
adunanza prima della stipulazione del contratto di appalto, ed a maggioranza di
voti sul numero degli intervenuti, quando però questo numero non sia minore di
venti (20) si delibererà intorno al da farsi; dovendone questi rimborsare la
spesa.
4.° Le suddette spese
verranno dalla Giunta Municipale introitate entro il termine di tre triennj
successivi.
5.° Qualunque proprietario
che desideri introdurre direttamente od indirettamente nel canale uno scolo
qualsiasi, dovrà mediante istanza chiedere l’immittenza alla Giunta Municipale,
la quale, mediante una visita, fatta dal proprio Ufficio Tecnico (contro il
tasso da pagarsi giusta i veglianti Regolamenti Municipali), stabilirà se deve
o meno far parte dell’Utenza; ed in caso di adesione il nuovo Utente dovrà
corrispondere la somma da L. 5 a L. 10 italiane a seconda della qualità dello
scolo a prò dell’Utenza in generale, perciò detto importo anderà a diminuire la
quota da pagarsi nel prossimo triennio.
6.° Così pure per esimersi
in tutto od in parte dall’Utenza dovrà il proprietario far conoscere mediante
istanza alla Giunta Municipale la attendibilità della innovazione, la quale
concessa incomincierà ad aver effetto nel prossimo venturo triennio.
7.° Allorchè avrà effetto
la nuova sistemazione stradale, cesseranno di far parte dell’Utenza quelle case
che fronteggiano il tratto sistemato ed il di cui scolo d’acque pluviali
venisse ad immettere direttamente nel nuovo canale stradale (tombino); cessando
di conseguenza il rispettivo contributo a datare dall’anno in cui si effettuerà
il nuovo scarico.
8.° Quelle case poi che
possiedono scoli di materie lorde, per trombe, latrine, acquaj, non cesseranno
di far parte dell’Utenza, se non nel caso che vengano costruiti appositi pozzi
neri, quali sono prescritti dal Regolamento Municipale.
9.° In qualunque trapasso
di proprietà saranno obbligati i possessori delle case comprese nel riparto di
chiedere la voltura degli elenchi dell’Utenza a termine e sotto le comminatorie
di legge.
10.° Per qualsiasi
immittenza che verrà a scoprirsi dopo il presente Regolamento, eseguita senza I’
autorizzazione Municipale, come prescrive l’Articolo 5.°, il contravventore,
oltre di essere caricato della tassa proporzionale alla detta immittenza,
incorrerà nella multa di Italiane L. 20 (venti).
11.° Tutte le tasse, multe
od altro, saranno da pagarsi presso la Cassa Municipale, la quale le
accrediterà alla partita dell’Utenza, e quindi a diminuzione dell’importo di
spese da ripartirsi fra gli Utenti.
12.° Lo spurgo del canale Refossino-Fornara,
si eseguirà due volte all’anno e precisamente nel tempo delle due asciutte
della fossa interna.
13.° Le riparazioni
verranno fatte eseguire nel tempo d’asciutta di primavera, se però un urgente
bisogno non le esiga anche in altro tempo.
14.° Tanto lo spurgo,
quanto le riparazioni verranno appaltate, e si eseguiranno dall’appaltatore
dietro un determinato prezzo per ogni misura dell’ente da ripararsi.
15.° Col presente
Regolamento viene tolta la distinzione degli Utenti colanti per semplice
sedimento, quelli colanti mediatamente ed immediatamente, come era in vigore
per lo passato.
16.° Il riparto delle spese
sostenute per la manutenzione e spurgo del canale, si eseguirà come segue:
Tutte le immittenze, sia
dirette che indirette, verranno sottoposte ad un censo fisso, cioè:
a) L’immittenza di latrina
equivarrà a metri 15
b) Ogni scolo di pisciatojo equivarrà a metri 10
c) Lo scolo d’un acquajo equivarrà a metri 10
d) Lo scolo d’una tromba equivarrà a metri 2
e) Lo scolo d’acque
pluviali interne, ossia ogni corte equivarrà a metri 3
f) Per le acque pluviali
verso strada equivarrà a metri 1
17.° La Comune di Milano
entrerà essa pure a formar parte dell’Utenza per quella porzione di strada
sotto cui scorre il canale, e cioè dalla casa num. 3553. B di proprietà del
sig. Dozio sino alla Darsena, ed è tassata per metri 100.
18.° La proprietà
Parravicini, ora del signor Lamberto Rusca, adoperando qual forza motrice l’acqua
della Roggia Fornara entra a formar parte dell’Utenza, oltre che per la
immittenza di scoli, anche in forza della scrittura 28 aprile 1819, articolo
VIII, in cui si obbligava la detta ditta Parravicini e per essa i suoi
successori a concorrere per 1/3 alle spese di manutenzione che si
dovevano sostenere a prò dell’Utenza Per semplificazione di conteggio viene
quindi determinato col presente Regolamento, un censo fisso per il detto
obbligo, come al paragrafo num. 22, in un numero di metri equivalente a1/3 del
numero di metri dante il totale censo spettante alla Roggia.
19.° A far parte dell’Utenza
entrano pure i signori eredi Sala Papanò, adoperando questi l’acqua della
Roggia per Lavanderia, Irrigazione e Birreria, oltre le
altre immittenze del loro caseggiato che viene tassato col censo fisso di metri
90.
20.° La proprietà Branca,
adoperando l’acqua della Roggia per irrigare un’attigua ortaglia col mezzo di
rodigine mosso da animali, è tassata per quell’uso a metri 30.
21.° Riassumendo tutti
questi censi si ha il totale censo dell’Utenza del canale in un numero di metri
che forma il divisore della somma erogata nel triennio per la
manutenzione e spurgo del canale stesso; il quoto che si ottiene sarà
l’unità di tassa da applicarsi a ciascun metro di censo.
22.° Prospetto delle
immissioni, e dei censi.
22 Latrine a Metri 15 - M.
330
5 Pisciatoi a Metri 10 - M
50
26 Coli d’acquaj Metri 10 -
M 260
15 Trombe Metri 2 - M 30
32 Coli d’acque pluviali
interne (trombe) Metri 3 - M 96
Pel tratto di strada di ragione del Comune,
cioè dalla casa N. 3553B alla Darsena ragguagliata a M 100
Per la Lavanderia, Birraria
ed Irrigazione degli eredi Sala Papanò M 90
Per irrigazione dell’ortaglia
di ragione eredi Branca M 30
M. 1038
Per un 1/3 di detta somma
equivalente alla quota di cui è aggravata la proprietà Rusca M 519
Totale censo metri N.1517
23.° Stabilita così la
quota fissa si compilerà il riparto delle spese occorse in un triennio, e sarà
reso ostensibile agli interessati alla fine del terzo anno presso gli
ufficj Municipali Div.e III, dopo che saranno state diramate le lettere di
pagamento ai singoli Utenti.
24.° Riguardo alla somma
erogata per le opere di riparazioni state eseguite nel 1861 di L. 1331. sentiti
gli Utenti, si è stabilito nella seduta del 6 febbrajo 1865, che 1/3 di detta
somma verrà pagato dalla Comune di Milano, ed il residuo sarà rimborsato in un novennio
da tutti gli Utenti, comprendendovi ancora la somma suddetta.
Milano, 20 ottobre 1866.
APPENDICE D.
APPUNTAMENTO
stabilito fra il R. Cons. Cavaliere Conte di
Rogendorf specialmente delegato in conseguenza delle verbali superiori Commissioni
di S. A. R. ed il sig. Marchese D. Ferdinando Cusani delegato per parte del
pubblico di Milano con l’intervento degli Ing.ri Camerali Giussani, e Bellotti,
e dell’Ing.re del Pubblico Gio. Francesco Carminati de Brambilla.
1.° La R. Camera darà al pubblico
once due di acqua continua dal Naviglio di Martesana alla Cascina de’ Pomi al
prezzo normale.
2.° Queste due once d’acqua
unitamente ad altre di ragione del Pubblico provvenienti dall’Acqua lunga,
previa regolare misura da farsi ne’ tempi opportuni s’ immetteranno dal
Pubblico nel Naviglio di P. Orientale con levare la tomba dell’Acqua lunga che
ivi vi passa.
3.° Frattanto che venga
fatto la suddetta regolare misura della precisa quantità d’acqua della Roggia
Acqualunga competente ai Canali sotterranei di questa città la R. Camera
concederà al Pubblico, oltre le indicate once due, altre once tre di acqua
continua per la spettanza dovuta alla detta Roggia in vigore della convenzione
fatta cogli utenti risultante da scrittura del giorno 20 dicembre 1781.
4.° La quantità d’acqua che
da queste misure risulterà, si estrarrà dal Naviglio superiormente alla Conca
di Marcellino unitamente a due altre once d’acqua di più da darsi dal Naviglio,
le quali once due si restituiranno al Naviglio al Ponte di Porta Orientale.
5.° Sarà facoltativo al
Pubblico durante le asciutte del Naviglio, di porre un canale di legno attraverso
del medesimo in vicinanza del Ponte di Porta Orientale per il passaggio dell’Acqua
lunga ad uso dei Condotti sotterranei, da levarsi contemporaneamente alla
restituzione delle acque al Naviglio medesimo.
6.° Dovrà il Pubblico
garantire per la costante e perpetua introduzione delle acque nel Naviglio a
Porta Orientale, secondo la misura che sarà risultata, al qual effetto dovrà
esservi un visibile segnale che assicuri l’introduzione della stabilita
quantità.
7.° Unitamente a queste
acque da introdursi nel Naviglio verranno introdotte anche quelle che servono
al mantenimento della fontana Bovara, le quali però dovranno essere escluse
dalla misura.
8.° Le acque da introdursi
nel Naviglio di Porta Orientale dovranno passare nella casa Serbelloni per il
giro di una macchina idraulica a spese del sig. Duca.
9.° Tutte le rimanenti
spese di qualunque specie saranno a carico del Pubblico.
10.° Effettuato che sia il
Contratto colla R. Camera, essendo di suo particolare interesse che non
succedano dispersioni d’acqua, od altri pregiudizi sulla Roggia Acqualunga,
avrà la medesima la facoltà di far vegliare da’ suoi Commessi alla perfetta
esecuzione de’ diritti competenti al Pubblico, al qual effetto potrà procedere
in tutti i modi che crederà convenienti contro chi sarà di ragione, come se
fosse lo stesso pubblico della Città e Provincia di Milano, e per meglio
assicurare l’interesse Camerale resteranno le chiavi del fugone a P. Orientale
in mano del Camparo della R. Camera, il quale avrà però l’obbligo di aprirlo in
occasione di piene anche sulla richiesta, che gliene venisse fatta dal delegato
delle acque della città di Milano.
11.° Questi appuntamenti
avranno luogo tutta volta siano superiormente e rispettivamente approvati.
Milano, 1 giugno 1794
Sottoscritto ROGENDORF,
I° delegato.
Sottoscritto CUSANI, delegato.
APPENDICE E.
1782, 23 MARZO.
REGOLAMENTO PER LA DISTRIBUZIONE DELL’ORARIO
DI FATTO DELLE ACQUE DELLA
ROGGIA ACQUA LUNGA.
1782
REGOLAMENTI da immancabilmente osservarsi dal
Camparo della Roggia Acqua Lunga in dipendenza degli attuali sistemi e ciò
sotto le pene portate dall’atto della di lui elezione.
1.° Resta inteso che l’Orario
ossia Riparto dell’acqua di detta Roggia fra gli Utenti di essa da eseguirsi in
ciascuna settimana dai 25 Marzo alli 8 Settembre sarà il seguente. (Cfr.
Tabella nella versione online)
2.° Si dovranno ritenere le
seguenti avvertenze per eseguirle nei giorni in cui le acque della Roggia Lunga
non si godono dalla Città, debbano entrare in essa roggia a beneficio dei Cavi
sotterranei di Milano once tre da continuamente mandarvisi dal fittabile
di Santa Corona per mezzo del già costrutto Modello quanto sia dalle ore 15 del
sabbato sino alle ore 19 del mercoledì e dalle ore 24 del giovedì fino alle ore
24 del venerdì in ciascuna settimana dal 25 marzo all’8 settembre.
Le dette tre once si
manderanno dal suddetto mediante i modelli posti al Cavo del di lui Molino, uno
dei quali misura once tre d’acqua e le due laterali sono rispettivamente di un’oncia
e di due con che abbiano sempre le due once di battente o mediante li tre
modelli ciascuno dei quali misura un’oncia d’acqua, ed è posto alli colatori
dei beni goduti in affitto dal medesimo fittabile ritenuto in tal caso il
battente come sopra, ovvero per mezzo di uno o due di essi modelli col
supplemento di uno di quelli laterali al mulino o per quello di once tre.
Qualora poi il detto
fittabile non dia avviso al Campano dell’Acqua Lunga nel giorno precedente s’intenderà
sempre che le tre once debbano venire dal Cavo del Mulino cioè: o dal Modello
di mezzo o dai due laterali unitamente come si è detto di sopra. Ben inteso che
lo stesso fittabile cessato che avrà la macinatura, debba nei giorni dovuti
subito abbassare li modelli del Molino perchè si possa riconoscere se vengono
le tre once.
Il modello posto alla
traversa dell’Ospedale avrà sotto di sè il soglino movibile dalle ore 19 della
domenica sino alle ore 19 del mercoledì acciocchè restino le acque elevate a
beneficio delle bocche dei sig. conte Arrigone e Luogo Pio di S. Corona, del
sig. conte Brentani e di Alessandro Merlini, come pure del Venerando Ospitale
Maggiore (ora Bianchi Luigi, Londonio, Bonfanti, Amministrazione delle ferrovie
e società Anonima degli Omnibus) per dare l’acqua ai quali si alzeranno le
porte poste sopra i soglini ma questi saranno fissi e stabili.
Si alzeranno però le porte
delle due bocche dei PP. di S. Francesca (ora R. Stabilimento della
Veterinaria) nell’orario del fittabile dell’ospitale in altezza sopra la
loro soglia di once 4 circa una dopo l’altra con che se questo alzamento
potesse diminuire il battente al modello situato alla Traversa dell’Ospitale (ora
Società anonima degli Omnibus) dovrà scemarlo finché basti per ottenerlo.
Negli altri giorni poi,
cioè dalle ore 24 del giovedì sino alle ore 22, del venerdì, e dalle ore 15 del
sabbato sino alle ore
19 della domenica resterà
abbassato lo stesso modello, levandosi il soglino al disotto che è movibile
perchè le adaquazioni essendo superiori l’acqua non deve restare tanto
invasata.
Nei giorni in cui tutta l’acqua
della Roggia Lunga deve entrare in città e non debbansi ricevere le Once tre
d’acqua dal fittabile del Luogo Pio si alzerà una delle porte laterali al
detto modello acciò che le acque scorrino liberamente spurgando il cavo:
Siccome in oggi il sig.
Antonio Venini per il bianchimento delle tele, ha preso in affitto dal detto
fittabile un’oncia d’acqua, perciò questi la manderà unitamente alle tre once,
che deve immettere nella Roggia Lunga, ed anche nel tempo che non deve
immettere le medesime. Così dal Camparo si lascierà sempre libero il detto
Modello delle oncie tre alla bocca dell’Ospitale (ora Società anonima degli
Omnibus) e aprirà in ciascun giorno feriale solamente, escluse anche le
feste dispensate, il Bocchello di un’oncia alle Bocche Brentani e Merlini (ora
Bonfanti ed Amministrazione delle Ferrovie), dal levare del sole sino alle
ore 21, nel tempo dal principio di marzo sino alla fine di ottobre, quando però
il fittabile del Luogo Pio non manchi di mandare la detta oncia anche per il
sig. Venini, unitamente alle dette tre once, ed aprirà la detta bocca, anche
nel tempo in cui il detto fittabile non è tenuto di mandare le tre once, cioè quando
entrano in città le acque proprie della Roggia Lunga mentre tostochè il detto
fittabile mancasse di mandare la detta oncia o parte di essa, dovrà, il Camparo
immediatamente abbassare la porta del Modello Venini alla Bocca Brentani e
Merlini, in forma che le tre oncie d’acqua non manchino mai ai canali
sotterranei della città.
Anzi nei giorni di lunedì,
martedì e mercoledì, qualora siano giorni feriali come sopra, dovrà restar
abbassata la porta che serve a chiudere il riferito modello Venini nel tempo
che deve riceverela detta oncia d’acqua, e tale abbassamento dovrà farsi in
guisa che l’apertura d’esso modello che è alta once 2 si riduca soli oncia una
e punti cinque, acciocchè in tal tempo riceva maggiore quantità d’acqua perchè
il battente dello stesso modello resta nei suddetti giorni maggiore, atteso che
le acque proprie della Roggia Lunga servano alle bocche situate tra la chiesa
di S. Maria di Loreto e la città framezzo alle quali questo modello è situato.
Nell’orario della città si
dovrà porre il soglino al Bocchello del Luogo Pio della Carità vicino alla
Cascina Case Rosse acciocchè non entri per esso che la metà dell’acqua di cui è
capace e ciò seguirà dalle ore 19 del mercoledì alle 24 del giovedì, e dalle
ore 24 del venerdì alle ore 15 del sabbato, e tutte le volte che il fittabile
del Luogo Pio mandasse per il modello superiore al Bocchello stesso una delle
tre once dovute.
All’incastrino della
lavanderia del sig. Rossi (al Mulino Acqua Lunga) dovrà aprirsi lo sforo
per andare l’acqua alla medesima dal levare del sole d’ogni giorno feriale alle
ore 24.
Entro poi della Città li
due modelli dovranno sempre restar fissi toltone il caso di una piena in cui
dovranno rialzarsi come tutte le altre porte delle Traversere, ed a riserva di
due volte la settimana cioè, dalle ore 24 del mercoledì sino alle ore 9 del
giovedì e dalle ore 24 del venerdi sino alle ore 9 del sabbato.
Quando l’acqua si darà a
PP. di S. Dionigi (ora comune di Milano) si chiuderà l’apertura del modello nel
Cavo situato nella loro Ortaglia dovendo servire in tal tempo di soglino lo
stesso modello e si alzerà la sopraporta della bocca di detti PP.
Allorchè l’acqua dovrà
servire alle M.M. Turchine (ora comune di Milano) si abbasseranno le tre porte
attraverso il Cavo della Roggia Acqua Lunga una delle quali serve di soglino.
Dovendo adaquare il Sig.
De-Vecchi (ora Hagy) si porrà il soglino attraverso della Roggia di Borghetto
che è parte della Roggia Lunga, il cui modello dovrà essere libero, alzando la
sopraporta della di lui bocca, ed in caso di necessità si chiuderà il modello
dell’Ortaglia de P.P. di S. Dionigi (ora comune di Milano).
Quando adacqueranno i P.P.
Cappuccini (ora comune di Milano e Mylius) si porranno ai due modelli i
piccoli soglini che chiudono l’apertura, acciochè parte dell’acqua scorra
sempre per il cavo principale.
3.° Sarà cura del detto
Camparo che i referiti modelli incastrini ed incastri, ossia le loro porte o
soglini alzati o abbassati che siano come sopra vengano sempre da lui
assicurati con catene e chiavi, e che finito l’orario di ciascuno si chiudano
sempre le bocche.
4.° Proibirà il medesimo
Camparo ai Molinari della Roggia Lunga di fermare in qualunque tempo l’acqua a
titolo d’invaso ed impedirà che ciò accada.
5.° Siccome resta fino a
tutto il 24 marzo del futuro anno 1784 accordato agli utenti della Roggia Lunga
di marcire in tempo d’inverno colle acque di essa i loro prati così dovrà il
succennato Camparo prestarsi a quanto sarà di sua ispezione relativamente a
tali marcite, e massime all’opportuno aprimento delle bocche e coll’invigilare
che il fittabile del Luogo Pio nel tempo jemale quanto sia dal giorno 8
settembre alli 25 marzo a tenore della convenzione cogli utenti mandi in tutti
i giorni naturali della settimana le once tre d’acqua nelle stesse
forme, che si è detto nel tempo estivo, e queste tre once siano introdotte per
li modelli della città senza alcuna dispersione, non usandosi di queste neppure
dagli utenti entro la città in questo tempo, tolta di quella parte che deve
entrare nel Monastero delle Turchine (ora comune di Milano) continuamente per
il nuovo condotto concessogli interinalmente dall’Eccellentissimo Tribunale di
Provvisione ritenuto circa il regolamento, sui modelli al disopra detto, e
riceverà per tal uopo dagli stessi utenti l’annua ricognizione di lire
centonovanta.
6.° In qualunque caso, che
succedano degli inconvenienti rapporto alla suaccennata Roggia i quali siano
opposti alle cose stabilite col vegliante sistema, o altrimenti siano contrari
al contemplato effetto dell’introduzione in città delle tre once continue d’acqua
sarà tenuto di fare l’opportuno rapporto con tutta sollecitudine o all’Eccellentissimo
sig. Vicario di Provvisione o al Cavaliere Provinciale sopra le acque.
Resteranno fermi tutti gli
obblighi del suddetto Camparo portati dall’atto della di lui elezione, e delle
analoghe istruzioni avute in tempo di esse in quelle cose però per cui non
resti diversamente disposto in questi regolamenti.
1782, 23 marzo.
Se ne dia copia al Camparo
dell’Acqua Lunga perchè esattatamente ne osservi il contenuto.
Sottoscritto BRIPlUS Vicarius
Sottoscritto DE-MARGARITIS.
Le spese per la
manutenzione e lo spurgo del Canale, che si anticipano dal Municipio di Milano
si ripartiscono poi nella pro-porzione seguente:
1. Paravicini Marchese
Giuseppe Giornate 4
2. Rescalli Nobile Giuditta
Giornate 4/8
3. Melzi Conte Diego Giornate 3 3/8
4. Società anonima degli
Omnibus Giornate 5
5. Eredità del fu Luigi
Bianchi Giornate 2 4/8
6. Congregazione di Carità
di Milano Giornate 1 4/8
7. Società delle Ferr. dell’Alta
Italia Giornate 2 4/8
8. Clerici Vincenzo succ. a
Bonfanti Giornate 2 4/8
9. Bazzero ingegnere Ercole
Giornate 1 5/8
10. Ospitale Maggiore di
Milano Giornate 4
11. Brioschi Giulia
Giornate 4/8
12. Guaralda Gaetano
Giornate 2
13. Praga fratelli q.m
Marco Giornate 1
14. Seminario Arcivescovile
Giornate 1 4/8
15. Londonio Nob. Cesare ed
Alessan. Giornate 2 4/8
16. Dal Verme Conte Carlo
Giornate 1
17. Eredità del fu Carlo
Hagy Giornate 4/8
18. Municipio di Milano
Giornate 16 4/8
19. Suddetto Giornate1
13/27;
20. Congregazione dei
Canali Seveso Giornate 1 5/27
21. Utenza del Canale
Vettabbia Giornate 1 9/27
Totale Giornate 57
APPENDICE F.
REGOLAMENTO
DEL CONSORZIO DEI CANALI SEVESO.
Definitivamente approvato dal Governo col
dispaccio 18 Ottobre 1836, N.° 28347-2888, comunicato dalla R. Delegazione
Provinciale di Milano nel successivo 4 Settembre, N.° 29619-1394 alla
Congregazione dietro le ingiunzioni del cessato Vicerè Ranieri in data 5 Giugno
1833, N.° 5665 che ordinò fosse il suddetto Consorzio organizzato sulle basi
del Regolamento 20 Maggio 1806.
REGOLAMENTO
per la Società degl’interessati negli Scoli
delle Case e fondi
posti in questa Città diretti ai CANALI SEVESO.
Titolo primo.
Organizzazione della
Società.
1.° Le Case come tutti gli
altri fondi di qualsiasi natura entro il recinto di questa Città, che godono
del beneficio di scolo nei Canali denominati del Seveso, tanto di fronte che
immediatamente, quanto mediante altro confluente, formano un comprensorio.
2.° Tutti i possessori
(siano privati, siano corpi e persone morali) di fondi di qualunque natura
entro il perimetro dello stesso compensorio formano una Società.
3.° La Società sarà
rappresentata da una Congregazione.
4.° Gli interessati
formanti la Società nomineranno a voti segreti Delegati componenti la
Congregazione nel giorno e luogo che verranno indicati dalla R. Delegazione
Provinciale per la Convocazione degli interessati. Se il numero degli
intervenuti non giungerà al terzo degli interessati, coloro che interverranno sceglieranno
i Delegati sopra una lista tripla composta dei maggiori interessati.
5.° I Delegati verranno
rinnovati ogni biennio giusta quanto è stabilito dal Decreto 20 Maggio 1806. La
R. Delegazione ne farà la nomina sopra una lista che le verrà presentata dalla
Congregazione, dovendo uscire il più anziano di nomina, che nella prima
rinnovazione sarà il primo stato nominato.
Il Delegato uscito sarà
rieleggibile indefinitivamente.
In caso di morte o di
rinuncia di uno o più Delegati si supplirà con elezioni ne’ modi come sopra.
6.° La Congregazione sarà
composta di dodici Delegati e di un Presidente che durerà un anno. La
presidenza si eserciterà per ordine da tutti i Delegati, fra i primi eletti; la
maggiorità di voti nell’elezione regolerà il giro, in progresso, lo regolerà la
sola anzianità di nomina.
7.° La Congregazione si
unirà nella Casa del Presidente una volta ogni due mesi; la R. Delegazione
provinciale, ed il Presidente della Congregazione potranno, occorrendo,
convocarla straordinariamente. Il Presidente farà eseguire le deliberazioni
della Congregazione nel caso in cui essa non abbia destinato alcuno de’ suoi
membri a tale oggetto.
8.° Le ordinarie incumbenze
della Congregazione saranno: la vigilanza sopra i canali di scoli, che finora
si sono mantenute dal corpo degli interessati, e rispettivi scaricatori, la
loro manutenzione, e la spedizione di mandati per le spese che occorrono.
Il Presidente farà le
Ordinanze al Perito della Congregazione per le visite e verificazione ai Canali
in caso di asserite filtrazioni, rovine od altro per parte degl’interessati.
9.° La Congregazione
delibererà sopra gli affari di sua competenza a pluralità di voti.
10.° Le Deliberazioni non
potranno essere legali senza il concorso di quattro Delegati almeno oltre il Presidente.
11.° Trattandosi di nuovi
progetti interessanti tutta la Società, quali sarebbero l’escavazione di nuovi
Canali, l’ampliazione de’vecchj, la costruzione di chiaviche, e simili altre
opere di straordinario dispendio, gli interessati saranno convocati, e
nomineranno nel modo indicato all’art. 4 altrettanti Delegati straordinarj
quanti sono i Delegati ordinarj.
12.° L’unione dei nuovi coi
vecchj Delegati formerà una Congregazione straordinaria che delibererà sull’opera
proposta e sui mezzi per eseguirla.
13.° Il risultato delle
deliberazioni della Congregazione straordinaria sarà subordinato alla R.
Delegazione provinciale per ottenere l’approvazione. Sanzionate che saranno
dalla Superiorità l’opera ed i mezzi proposti, spetterà alla ordinaria Congregazione
il farla eseguire.
Titolo secondo.
Impiegati e loro
incumbenze.
14.° La Congregazione sarà
assistita da un Perito Ingegnere e da un Assistente ai canali per la direzione
nell’esecuzione di tutte le opere, da un computista ragioniere, da un Protocollista
speditore ed un Cancelliere notajo, e da un Cassiere coi seguenti emolumenti.
All’Ingegnere Austriache
L. 300
Al Ragioniere Austriache
L. 150
Al Protocollista Austriache L. 200
All’assistente ai Canali Austriache L. 530
Al Cancelliere notajo Austriache L. 200
Al Cassiere competono: 1.°
Il caposoldo nella ragione del 5 per cento sulle somme ritardate oltre i
termini stabiliti al pagamento; 2.° Una provvisione nell’ammontare degli
introiti tanto ordinarj che straordinarj, che per ora fu stabilita nella misura
del 5 1/2 per cento.
15.° Sarà obbligo del
Perito ingegnere della Congregazione d’invigilare col sussidio del nominato
Assistente sopra i canali e di dare tutti quei provvedimenti che si rendono
necessari sul loro migliore regolamento, di compilare i progetti per gli
appalti di manutenzione e spazzature, e di eseguire le relative verificazioni e
collaudi, di procedere a tutte quelle ispezioni che occorressero alla
Congregazione a sfogo delle petizioni degli interessati, riferendo col proprio
voto, e di assistere co’ suoi lumi la Congregazione stessa in ogni occorrenza.
Simili operazioni vengono comprese nel servizio ordinario.
Il rilievo di tutte le
immittenze separate casa per casa da rinnovarsi ogni novennio, ed il
conseguente riparto delle tasse, i progetti di nuove opere che si trovassero
utili al Consorzio, e la direzione delle opere stesse, saranno riguardate
siccome servizio straordinario, il quale verrà compensato colle stesse norme
che sono in vigore pei Periti che si assumono a servizio dei Comuni.
16.° Il Ragioniere dovrà
tenere il registro delle spese annuali della Società, spedirne i mandati, e
rassegnare alla Congregazione il Bilancio consuntivo in fine di ciascun anno.
17.° Il Protocollista
scrittore sarà incaricato del protocollo della copia e spedizione e del giro
interno degli affari.
18.° L’Assistente dovrà
prestare una continua vigilanza nell’esecuzione degli spurghi e delle opere da
eseguirsi ai canali, e segnatamente dovrà regolare le acque nei casi di piena
coll’aprire prontamente gli scaricatori. Dovrà inoltre prestarsi a tutti quei
servigi inerenti ai canali pei quali verrà richiesto dall’Ingegnere della
Congregazione, invigilare attentamente e tosto riferire alla medesima sopra
qualunque pregiudicevole novità che venisse introdotta col getto di materie nei
canali, loro restringimento, illecite immissioni ed in generale sopra tutti
quegli oggetti che richiedessero provvedimento.
19.° Il Cancelliere
assisterà alle sessioni della Congregazione, e ne stenderà i processi verbali,
che saranno poi dal medesimo registrati in apposito libro; farà inoltre le
funzioni di Segretario e di consulente legale, e custodirà tutti gli atti e le
carte relative all’amministrazione del Consorzio.
20.° Rispetto al Cassiere:
a) Egli terrà presso di sè
il Riparto che gli verrà dato dalla Congregazione, farà le esazioni che troverà
in esso specificate, ed eseguirà i pagamenti sopra mandati, che dovranno essere
firmati dal Presidente, da un Delegato e dal Ragioniere. Le tasse si esigono
dal Cassiere cogli stessi privilegi prescritti dalla legge per l’esazione dell’imposta
diretta.
b) Il privilegio fiscale
continuerà sessanta giorni dopo la scadenza delle tre rate di cui è composta la
durata del Riparto, come all’art. 36. Gli atti esecutivi già incominciati
potranno però proseguire per quattro mesi dopo i suddetti sessanta giorni.
c) Il Cassiere dovrà essere
munito d’idonea sigurtà, sarà nominato dalla Congregazione, e sotto la
responsabilità sua propria.
d) Egli sarà debitore dell’intiero
importare d’ogni rata dell’imposizione cinque giorni dopo la sua scadenza, l’abbia
o non l’abbia riscossa. Da tale obbligo saranno escluse solamente le nuove
tasse controverse, e per le quali vi sarà un apposito superiore decreto di
sospensione, ovvero per quelle partite che saranno ritardate dalle pubbliche
Amministrazioni, sulle quali il Cassiere non ha diritto al caposoldo.
e) In caso d’opposizione al
pagamento di una tassa già in corso per parte d’uno o più interessati, il
Cassiere sarà tenuto a sospendere l’esazione relativa solo quando sarà a ciò
autorizzato con una speciale ordinanza della Congregazione del Consorzio, o
dalla R. Delegazione provinciale.
f) Se il reclamo contro la
Congregazione inoltrato dall’interessato all’autorità competente sarà trovato
inattendibile, il Cassiere, oltre la tassa scaduta a carico del reclamante col
relativo caposoldo, percepirà dal medesimo anche la tassa per la visita del
Perito d’Ufficio contemplata all’art. 26.
g) Qualunque esazione
spettante alla Congregazione, dovrassi registrare dal Cassiere in libri
progressivi, madre e figlia, da contrapporsi di mano in mano al quinternetto di
scossa disposto in armonia col riparto delle tasse, nel quale quinternetto
saranno separatamente collocati gli introiti straordinarj non compresi nel
riparto medesimo.
h) La Congregazione potrà
in ogni circostanza disporre della somma esistente in cassa, quindi ad ogni
richiesta dovrà il Cassiere rassegnare lo stato ed il registro della Cassa
medesima che a tale effetto dovrà tenersi in relazione colle annnotazioni.
2I.° Addetto alla
Congregazione è pure un Portiere Cursore collo stipendio che sarà approvato
dalla superiorità. All’oggetto che il medesimo negli atti relativi all’esazione
ed alle occorribili intimazioni possa equipararsi al Cursore Comunale, dovrà la
di lui nomina venire approvata dall’autorità politica, onde si abbia certezza
che cada sopra persona meritevole della pubblica confidenza, come ha trovato di
prescrivere l’Eccelso R. Governo. In seguito a che dovrà il prescelto prestare
giuramento di adempiere fedelmente al proprio dovere analogamente a quanto è
stabilito pei custodi del Consorzio del fiume Olona. Fatta quindi la nomina del
Cursore suddetto per parte della Congregazione, verrà questa proposta alla R.
Delegazione provinciale per la di lui approvazione.
Titolo terzo.
Formazione dell’Elenco dei
contribuenti
e discipline relative.
22.° Il riparto delle
imposte per la manutenzione dei canali di scolo si farà di novennio in novennio,
ed a tale scopo, alla fine di ogni novennio, il Perito della Congregazione farà
una visita a tutte le Case che dirigono mediatamente o immediatamente i loro
scoli ai canali Seveso. La quantità o natura dello scolo di ciascuna casa del
comprensorio, e la misura della loro fronte colla distinzione di semplice e
doppia, a norma che il canale fronteggia, ovvero sottopassa alla medesima,
verranno indicate in apposito processo verbale, il quale dovrà essere firmato
dai proprietarj delle case stesse, o dai loro legali rappresentanti, che
saranno preavvisati, ritenuto che in caso di non intervento la visita del
Perito sortirà gli effetti di ragione.
23.° Quando un
proprietario, non persuaso dei rilievi del Perito d’Ufficio, non volesse
sanzionare colla firma al processo verbale la quantità e natura dello scolo, o
la misura delle fronti calcolate dal Perito medesimo potrà reclamare alla R.
Delegazione per una nuova visita; tale visita, però, nel caso che fosse trovato
vero l’esposto dal Perito d’Ufficio, sarà a carico del reclamante nelle misure
come nell’art.° 26.
24.° Se un proprietario
vorrà levare tutta o parte dell’immittenza dal medesimo stata sanzionata nel
processo verbale di visita come sopra, dovrà informare la Congregazione del
Seveso con apposita petizione, e far riconoscere la innovazione dal Perito d’Ufficio
mediante visita in luogo, dalla qual epoca solamente comincerà la riduzione
della tassa o la totale radiazione della partita a norma del caso.
25.° Il proprietario che
vorrà introdurre mediatamente od immediatamente nei canali Seveso uno scolo
qualunque, dovrà chiedere con apposita petizione tale immittenza alla
Congregazione, la quale delegherà il proprio Perito per una visita in luogo.
26.° Quando un interessato
chiederà una visita del Perito di Ufficio, dovrà pagare la tassa di L. 12
austriache alla Cassa della Congregazione del Seveso, eccettuato il solo caso
di fondato reclamo, per filtrazioni, minaccia o rovina del canale, nel qual
caso la visita non sarà a carico del reclamante.
27.° In qualunque trapasso
di proprietà saranno obbligati i possessori delle Case, comprese nel riparto,
di chiedere la voltura al registro del Consorzio a termini, e sotto le
comminatorie della Governativa Notificazione 20 luglio 1835.
28.° Ogni qualvolta verrà a
scoprirsi una nuova immittenza eseguita dopo l’attivazione del presente
Regolamento, senza essere stata notificata e chiesta regolarmente a termine dell’art.°
25, il contravventore, oltre di essere caricato della tassa proporzionata alla
detta immittenza, incorrerà nella multa della doppia tassa di un novennio, da
pagarsi alla Congregazione del Seveso quattordici giorni dopo la regolare
intimazione del pagamento nei modi indicati all’art.° 20, salvo il reclamo alla
R. Delegazione entro lo stesso termine.
Le immittenza già
preesistenti, le quali venissero di mano in mano a scoprirsi in qualunque modo
dalla Congregazione, saranno esse pure assoggettate ad una tassa proporzionale,
dopo che per altro sarà stato riconosciuto nelle forme regolari indicate all’art.°
25, che l’immittenza sia per tornare innocua ai canali del Seveso. Ove, il
proprietario, dietro la fattagli intimazione, ricusasse di mettersi in regola,
ed in qualunque maniera si mostrasse renitente all’esecuzione degli ordini
ricevuti, verrà assoggettato ad una multa equivalente alla tassa di un novennio
superiormente accennata.
Titolo quarto.
Lavoro ai Canali di scolo.
29.° Affine di poter
conoscere lo stato d’interramento dei detti canali lungo i medesimi, di cento
in cento metri, ed anco più spesso se lo richiederà il bisogno, vi saranno dei
capisaldi i quali determineranno il piano dei canali di scolo.
30.° Lo spurgo dei canali
si farà due volte all’anno nelle due asciutte del Naviglio Martesana.
31.° Le riparazioni ai
canali nelle parti spettanti alla Società degli interessati, si eseguiranno
quando ne occorrerà il bisogno, Ievando ad esse previamente l’acqua.
32.° Lo spurgo si eseguirà
mediante un regolare appalto, e quindi dietro la consegna del canale in istato
di spurgo ordinario.
Le riparazioni verranno
pure appaltate, ma esse si eseguiranno dall’Appaltatore contro un determinato
prezzo per ogni unità di misura dell’ente da ripararsi.
Titolo quinto.
Riparto della spesa a
misura del Contributo.
33.° II preventivo per la
manutenzione e lo spurgo dei canali Seveso e per la relativa amministrazione, si
determinerà ogni novennio sulla somma per tali cause erogata nel novennio
antecedente e sulle emergenze del Perito d’Ufficio.
34.° Le tasse verranno
regolate giusta il disposto del titolo IV del Regolamento 20 maggio 1806 per la
Società degli interessati negli scoli.
35.° Il riparto delle
imposte per la manutenzione dei canali Seveso si dovrà desumere da tre
elementi. Il primo è la somma preventiva che approssimativamente si stabilisce
per il novennio; il secondo è il divisore di questa stessa somma, ed il terzo è
il quoto risultante dalla divisione che costituirà l’unità d’imposta,
Il divisore della somma
preventiva che serve a determinare l’unità d’imposta, si dovrà desumere in
ragione dell’estensione delle fronti che hanno le case lungo i canali, e della
quantità e natura dello scolo diretto ai canali medesimi, coll’attribuire loro
un numero di metri che costituirà il censo delle case.
Il censo delle case si
dividerà in due classi, cioè Censo per le immittenze, mediate od immediate ai
canali Seveso, e Censo per le fronti verso i canali medesimi.
CENSO PER LE IMMITTENZE.
a) Ogni macelleria mastra e
busoccheria è censita metri 20
b) Ogni macelleria soriana,
cervelleria e caffetteria metri15
c) Ogni tintoria,
pelletteria, o pozzo nero, lavandini delle locande e dei lattaj, pisciatoj
esistenti a servizio delle bettole, i canali che trasportano le acque dei
cortili degli stallaggi, ed in generale lo scolo di tutte le officine non
comprese nelle lettere a-b saranno censite metri10
d) Lo scolo di scuderia dall’uno
sino alli quattro cavalli metri 5
dalli quattro alli otto
cavalli metri 10
dalli otto alli sedici
metri15
e) Lo scolo di un lavandino
di una famiglia, ossia di un affitto, sarà censito metri 5
Dietro la base stessa uno
sbocco di un condotto nei canali Seveso, in apparenza unico, potrà essere
tassato per metri 5, 10, 15, 20, a norma del numero degli affitti che si
troveranno nella casa che gode il beneficio dello scolo.
f) Lo scolo delle sole
acque pluviali interne sarà censito metri 2
g) Lo scolo di una tromba
metri 2
CENSO DELLE FRONTI
SECONDO L’ANTICA CONSUETUDINE.
h) Le fronti del canal
grande saranno tassate giusta la loro effettiva estensione, quindi se una casa
fronteggia questo canale per metri 20, pagherà in ragione della stessa misura,
ed in ragione del doppio della medesima misura, se il canale sottopassa alla
casa stessa.
i) Le fronti del canale
piccolo, Vetra de’ Cittadini e Chiavica di San Martino, saranno tassate per le
due terze parti della loro estensione, e per il doppio nella stessa proporzione
quando i detti canali sottopassano ad una casa.
l) Le gronde immittenti nel
canale così detto il Traverso di Porta Tosa, saranno tassate per una quinta
parte dei due terzi della loro estensione.
m) Le tratte di canale che
attraversano le corsìe, contrade, vicoli, e le strade tutte, e che a termine
della Convenzione 30 dicembre 1760, approvata li 2 ottobre 1762, sono censite
nei catasti della Società del Seveso a carico della città di Milano, Io saranno
soltanto per due quinte parti della loro lunghezza pel Canal grande e pei
canali piccoli, Vetra de’ Cittadini e Chiavica di San Martino, il censo sarà
per due quinte parti, prede-dotto però il terzo come sopra.
n) La fronte degli edifizj
civici, e le partite che riguardano la piazza del Castello, avranno un’imposta
eguale alle loro fronti.
o) Il Ponte delle Pioppette
sarà tassato per un terzo a norma della sua lunghezza.
p) Le chiese e case
parrocchiali ridotte in abitazione dei particolari, saranno comprese nei
riparti, e quindi tassate in proporzione come sopra.
Perlustrate tutte le case
del comprensorio, e quindi fatto il rilievo del rispettivo scolo, ed eseguita
la misura delle fronti verso i soli canali di scolo mantenuti dalla società
degli interessati, si farà la somma totale delle misure trovate per le fronti,
ed attribuite colle dette proporzioni per gli scoli, la quale costituirà il
divisore, o secondo elemento per la formazione del riparto.
Dividendo la somma
preventiva stabilita per le spese del novennio, per la detta somma totale in
metri, si otterrà l’unità d’imposta, la quale moltiplicata per la misura
parziale attribuita a ciascuna casa in proporzione del beneficio che risente
dallo scolo, e come sopra, costituirà il riparto nominale.
36.° Autorizzata
superiormente l’imposta, la Congregazione procede alla compilazione del riparto
che si rende ostensibile presso il di lei Cassiere. Il pagamento dell’imposta
viene diviso in tre rate, da esigersi anticipatamente di triennio in triennio,
ed in quel termine che dalla Congregazione viene prefinito.
37.° L’ostensibilità del
riparto, presso il Cassiere, viene notificata agli Utenti mediante pubblico
avviso da inserirsi anche nella Gazzetta di Milano. In questo avviso sarà
indicato il termine del pagamento per la prima rata, la scadenza poi delle due
rate successive, giusta il precedente art. 36, sarà parimente resa nota con
avviso da affiggersi ed inserirsi come sopra.
La Congregazione potrà, all’attivarsi
dei riparti, diramare a ciascuno degli Utenti, ad abbondante loro norma, una
circolare, nella quale sia indicata la rispettiva quota loro attribuita al
novennio. L’obbligo però del pagamento non iscaturirà dalla consegna di questa
circolare, ma prenderà forza legale dalla seguita pubblicazione dell’avviso
come sopra.
38.° In fine di ciascun
novennio la Congregazione dovrà presentare alla R. Delegazione il conto delle
spese collo stato attivo e passivo della Cassa onde essere approvato, quando
però fosse richiesta, dovrà presentare alla stessa R. Delegazione il detto
conto anche alla fine di ciascun anno.
Titolo sesto.
Disposizioni generali.
39.° Ogni qualvolta
occorrerà alla Congregazione per il bisogno degli spurghi o riparazioni ai
canali, o per qualunque altro motivo relativo ad opere da eseguirsi intorno ai
medesimi, di rompere le volte di cui sono coperti tanto nelle case come nelle
contrade, saranno tenuti i proprietari del fondo di prestarsi a quanto
richiederà il bisogno senza veruna indennizzazione, ritenuto però a carico
della Congregazione e nel più breve termine possibile il repristino del volto e
superiore pavimento. Dovranno inoltre, gli stessi proprietarj, ove si trovano
bocche per gli spurghi, lasciar libero l’accesso ai canali pel trasporto delle
materie che da essi si estraggono e come si è finora praticato.
40.° Eccettuati li casi d’impreveduta
rovina, dovrà la Congregazione del Seveso avvertire il Municipio delle rotture
che si faranno nei volti dei canali di scolo sotto le contrade, le piazze od in
altri luoghi pubblici.
41.° Per allontanare ogni
pericolo ai passeggeri, la parte di strada che sarà resa impraticabile per le
operazioni da eseguirsi, sarà cinta da barricata, e provveduta dei lumi
notturni nel modo usato dalla Congregazione Municipale.
42.° La riparazione sarà
fatta con tutta la sollecitudine, e non sarà impiegato che il tempo
strettamente necessario per la di lei esecuzione.
43.° Il repristino del
suolo delle contrade verrà eseguito dalla Congregazione del Seveso, d’accordo
coi manutentori delle medesime, e in quelle, la di cui manutenzione non è
appaltata,. dovrà essere visitato e collaudato dall’Ingegnere che sarà delegato
dal Municipio.
44.° I reclami degli
interessati contro gli atti della Congregazione saranno inoltrati alla R.
Delegazione provinciale, dalla quale dovrà la Congregazione dipendere anche
nella decisione dei punti di massima, ed a norma del Regolamento
20 Maggio 1806, sulla base
del quale fu per superiore determinazione riconosciuta la Congregazione del
Seveso.
Milano, il 29 dicembre
1836.
Sottoscritti
GIOVANNI LUCA Conte DELLA
SOMAGLIA, Presidente della Congregazione
Consigliere ROLANDI
RAMPINI.
Ingegnere CESARE
BONACINA.
APPENDICE G.
NOTIZIE SULLA
CONGREGAZIONE DELLA
FOSSA INTERNA.
Le poche notizie che ho potuto raccogliere sulla
Congregazione della fossa interna, ispezionando alcuni documenti che mi furono
comunicati dall’egregio mio amico Cav. Antonio Pharisien cancelliere del
Consorzio, sono le seguenti:
Lettere Ducali che portano
la data del 20 ottobre 1411 ordinano di eseguire lo spurgo della fossa interna,
nella quale allora non si immetteva ancora il Naviglio.Martesana, ed era solo
fossa di cinta, e ne caricano la spesa ai possessori dei prati irrigati dalle
sue acque e dei molini mossi dalle medesime ed a quelli che in diversi modi
risentono vantaggio e percepiscono emolumento dalle aque suddette.
Questo sarebbe il più
antico documento, che si conosca, pel quale si incominciano a vedere
interessati nello spurgo della fossa interna diversi utenti.
Altre lettere ducali del 13
ottobre 1496 ordinano che debbano contribuire alle spese di spurgo per un
quinto quelli che hanno piane e sostre in detta fossa; per un quinto quelli,
che godono dell’acqua con molino; per un quinto quelli che hanno condotti e
destri e tintorie; e finalmente due quinti, quelli che irrigano prati.
Benchè nell’anno 1457 siasi
introdotta in città la navigazione dalla parte del Naviglio Martesana e siasi
estesa a tutta la fossa interna, pure non si trova alcun’altra diversa
disposizione fino all’anno 1598, in cui per decreto governativo 13 aprile 1598,
sopra Consulta del Magistrato straordinario, fu ordinato un nuovo spurgo, e
caricatane la spesa alli padroni delle sostre e case fiancheggianti la detta
fossa, ed a quelli che per condotti immettono nella medesima. Pare dunque che
da quest’epoca dati il carico della spazzatura della fossa interna ridotta
navigabile, e la manutenzione delle ripe e delle così dette sbarre ai
proprietarj frontisti, i quali in compenso acquistarono il vantaggio di
immettervi le acque pluviali ed i condotti lordi. Tuttavia la curatura del
canale era ancora affidata agli ingegneri camerali.
L’unione invece dei
possidenti per sovraintendere allo spurgo della fossa sotto la denominazione di
Congregazione della fossa interna pare che dati solo dall’anno 1755, ed anzi un
sistema regolare di quest’unione non ha principio che coll’anno 1769, nel quale
si tenne un registro delle sedute da cui si rileva che lo spurgo non si faceva
nemmeno allora annualmente o per intiero, ma parzialmente e coll’intervallo di
più anni secondo le circostanze.
Siccome poi quelli che
pagavano le spese di spurgo non cessavano di far osservare che le forti
deposizioni nel Naviglio procedono da torbide introdotte nello stesso da una
banda della città, dalli torrenti Seveso, e Lambro, dell’altra dal fiume Olona,
e che la minor parte delle materie, che ingombrano la fossa, e ne difficoltano
la navigazione, sono quelle delle case fiancheggianti la medesima ed imminenti,
in appoggio al fatto che nel 1772 erasi dal magistrato e dal Governo caricato
il rassettamento delle strade urbane e la pulitura della neve, prima a carico
dei frontisti delle case, alla Provincia del Ducato, così si hanno memorie di
diverse sedute tenute per definire questa vertenza, fra le quali una del 26
marzo 1772, nella quale il prefetto ragguaglia la Congregazione di essere
intervenuto ad un congresso presso il Conte Carli, Presidente del Magistrato
Camerale, coi consiglieri de Regendorf e Pens, e col Vicario di provvigione, il
cui oggetto fu per esaminare d’ordine di S. M. diversi progetti per lo
spurgo della fossa interna, per riconoscere quale potesse riuscire il più
vantaggioso, siccome pure per caricare le spese di detto spurgo sopra l’estimo
generale delle case di questa città, invece di queste caricare solamente agli
utenti sul quale ultimo oggetto si era determinato di dovere nei successivi
Congressi discorrere l’affare.
E dopo ciò si trova un
rescritto sovrano in data 29 novembre 1791, con cui si ordina che alla spesa
dello spurgo debbano concorrere il pubblico, i frontisti, gli imminenti e
gli altri che facciano della stessa fossa qualche particolare uso, a riserva
della R. Camera: e la città, la quale pagava fino dal 1778 una piccola
annua corrisponsione di milanesi L. 100 per il getto delle nevi nella fossa,
aumenta il suo contributo nel 1780 a L. 500, e nel 1792 a L. 1500, finchè
raggiunge la cifra delle italiane Lire 1144,31 che si pagano ora.
E così con altre piccole
variazioni e per forza di consuetudine si stabilì quell’ordine di cose che
ancora in oggi è in vigore, senza che per questo si abbia una legge od un
regolamento che lo disciplini.
[1] Des eaux publiques, par G.
GRIMAUD DE CAUX. - Paris, 1863.
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