martedì 30 settembre 2014

1821 - BRUSCHETTI, 4. Istoria dei progetti e delle opere per la navigazione-interna del milanese



CONCLUSIONE.


Eccoci finalmente al termine dei dettagli storici sui progetti e sulle opere dei canali del Milanese in ciò che riguardano la navigazione. Gettando ora uno sguardo sull’entità delle aggiunte di nuove opere dello stesso genere, di cui è tuttavia capace la rete di navigazione-interna di questa bella ed ubertosa provincia, per poco pratico che uno sia della sua idrografia e della sua statistica, è subito condotto a riflettere alla utilità somma che vi sarebbe di usare nel suo seno delle acque del Lago di Lugano e del fiume Tresa per derivarne un altro grande canale di navigazione e di irrigazione a un tempo. Questo, mentre porterebbe la fertilità alla parte orientale del Milanese tuttora sparsa di terreni incolti detti comunemente brughiere in mezzo ad altri non abbastanza feraci per sola mancanza d’acqua, potrebbe formare anche come l’anello di unione verso la sua estremità superiore tra i laghi di Lugano, di Como e Maggiore; verso la metà del suo cammino tra i laghetti di Varese, di Commabio, di Biandronno e di Monate, e verso la sua estremità inferiore fra tutti i detti laghi e gli altri canali milanesi, indipendentemente dalla navigazione di Ticino, che come molte altre navigazioni fluviali non è sempre facile, esente da pericoli e conveniente al commercio più del trasporto di terra. Di qui è che alcuni cenni di tutta o parte di quest’opera sono sparsi nei libri degli idraulici milanesi dei secoli passati, e che il Principe De Kaunitz scrivendo ai 10 agosto 1772 dalla Corte di Vienna al Conte De Firmian, Ministro Plenipotenziario a Milano, sul proposito delle più importanti opere pubbliche da favorirsi nel Milanese per il bene dello Stato e per l’utile del suo Governo, suggerì specialmente di delegare il matematico Frisi « a maturare e riferire sul progetto del Naviglio della Tresa e del canale d’irrigazione cavato dal Lago di Varese per irrigare le brughiere. » Mancando però a quell’epoca anche i canali di Paderno e di Pavia al sistema di navigazione-interna del Milanese, venne definitivamente ordinata di preferenza la loro costruzione. Intrapresa questa realmente nel passato secolo, ripigliata e continuata nel corrente, essa tocca o è prossima a toccare felicemente il suo termine appena di presente, come abbiam narrato; per cui gli studi e le cure pel progetto del canale delle brughiere si riducono fin ora a qualche rapporto ordinato agli ingegneri della Direzione generale d’acque e strade, e da quest’Uffizio indirizzato al Governo. L’oggetto pertanto della facile ed estesa comunicazione per acqua dal Po al Lago di Lugano, combinato colla maniera più sicura e più spedita per procurare la irrigazione di una gran parte dei terreni asciutti e delle brughiere del Milanese è tuttavia un puro voto de’ suoi popoli, come lo era cinque secoli addietro, riservato a formare una risorsa interna della felicità del paese ed uno de’ più grandi monumenti di vera beneficenza che possono essere innalzati nel suo seno dalla saggezza dei Governi.
Per fare poi un qualche cenno anche dei progressi che può attendere nel Milanese l’arte della navigazione-interna dalla ragionata introduzione delle scoperte che fanno l’onore e la ricchezza di altre nazioni, non si ha che a riconoscere l’importanza di sostituirvi la macchina-a-vapore nei principali usi delle altre assai più limitate potenze che sono fornite dagli uomini, dalle bestie e dall’acqua. La macchina-a-vapore applicata al movimento delle barche sui laghi, fiumi e canali milanesi può rendervi più e più veloce il corso della navigazione in ogni senso. In ogni lavoro in acqua da eseguirsi per asciugamento intorno alle opere della rete di navigazione del Milanese può riuscire valevole ed economico motore la stessa forza elastica del vapore anche laddove qualunque altra è sempre inefficace o dispendiosa fuor di misura. Per tali riflessi, ed altri che per brevità non si nominano, noi vogliamo lusingarci che mercè dei favori già compartiti dal Governo a riguardo di una sì utile introduzione, e di altri che si potrebbero aggiungere a norma di circostanze e di bisogni locali, debbano avveduti e coraggiosi intraprenditori, non indifferenti al bene dello Stato, trionfare presto d’ogni ostacolo e condurre anche il Milanese a trarre dalla macchina-a-vapore qualche partito in ogni ramo di pubblica prosperità.
Finalmente, senza suggerire di cambiar metodo di costruzione nei canali navigabili del Milanese, non si saprebbe da noi abbastanza raccomandare l’idea, da altri esternata parlando del Canale di Pavia, che si debbano fare tutti gli sforzi possibili presso il Governo di Milano per ridurli ad essere ordinariamente, come in Inghilterra, l’oggetto ed il prodotto dell’industria e della speculazione dei privati; giacchè si tratta di un paese che sente per prova gli infiniti vantaggi di una consimile pratica estesa a molte opere di pubblica utilità e specialmente ai canali di irrigazione che vi gareggiano coi canali di navigazione per l’arditezza, solidità, magnificenza e spesa dei fabbricati.
Del resto non fa nemmen bisogno di rifermarsi appositamente a ripetere quanta influenza abbiano i pubblici lavori comandati dai sani principj d’economia politica nel procacciare ad ogni Governo la più solida gloria presso i popoli. Pur troppo i monumenti di questa sorta conservano viva in tutte le età la memoria di chi li ha eretti; mentre il tempo e le vicende politiche scemano la forza di ogni altro prestigio. Gli uomini possono bensì per qualche momento essere ingiusti e negare il tributo di lode a chi si conviene, ma alla fine la verità trionfa di tutti gli ostacoli, ed una volta stabilita, trapassa senza velo alcuno alla più remota posterità.

AGGIUNTA

Tra le opere progettate o costrutte negli scorsi anni intorno al sistema di navigazione interna del Milanese, ve ne sono di quelle che contribuiranno ad estendere ed a rendere più attivo il commercio d’una sì interessante provincia. Tali sono p. e. le nuove strade carrozzabili del S. Bernardino e del S. Gottardo, le quali sboccano al Lago Maggiore da una parte; come pure le strade della Spluga e dello Stelvio, che emulano quella del Sempione, e sboccano al Lago di Como dall’altra. Ma per favorire maggiormente la navigazione interna del Milanese coll’apertura di nuove strade commerciali dalla parte superiore del Lago di Como, vi rimane tuttavia da eseguirsi il progetto, che è forse il più utile ed il più indicato, cioè quello della strada dell’Engaddina già da molto tempo ideata per aprire una comoda e facile comunicazione fra la Lombardia ed il Tirolo attraverso il paese dei Griggioni, passando cioè per Chiavenna, la valle Bregaglia, il monte Maloggia e la Valle Engaddina. Nell’interno del Milanese il piano stradale che si lega al sistema di fiumi e canali navigabili, va anch’esso accrescendosi di opere distinte e pregevoli per ogni riguardo. Così è che, senza parlare qui dei nuovi ponti eretti sul Naviglio Grande a Corsico ed alla darsena fuori di Porta Ticinese, si trova già terminato da una parte il Ponte sul fiume Adda dirimpetto a Vaprio, come dall’altra lo è il grandioso Ponte sul Ticino presso Boffalora. Attendendosi ora all’ultimazione del magnifico Arco del Sempione sull’estremità della strada di tal nome presso le mura di Milano, possono servire tutti questi edificj per indicare ai posteri lo stato attuale dell’arte in Italia. Negli scorsi anni si è pur discorso a lungo sul modo più conveniente di dare esecuzione all’antico progetto di abbassare il livello della piena del Lago di Como, affine di preservare quella città e quel litorale dalle frequenti inondazioni, ridonare all’agricoltura la grande estensione di terreno tuttora occupata dalle paludi di Colico, e rendere allo stesso tempo più facile e sicura la navigazione sulla linea del fiume Adda per passare tanto da Lecco a Brivio, che dal laghetto di Chiavenna o di Mesòla al Lago di Como. Quindi vi furono alcuni intraprenditori che presentarono al Governo un progetto di quest’opera. A tale riguardo però dai proponenti finora si ebbe soltanto l’occasione favorevole di osservare per qualche tempo le variazioni del pelo d’acqua nei differenti tronchi del fiume Adda inferiormente al Ponte di Lecco, e con queste osservazioni si riconobbe all’evidenza il fatto che mentre nel tronco di fiume immediatamente superiore alla chiusa di Brivio si alza p. e. d’un metro il pelo d’acqua in occasione delle escrescenze del fiume, sono di qualche decimetro appena gli alzamenti simultanei del livello del pelo d’acqua nei tronchi del fiume inferiori alla suddetta chiusa di Brivio. Di qui è che fra gli altri sembra un idoneo ed economico provvedimento da tentarsi per l’abbassamento del Lago di Como quello della costruzione di un sistema di ampj paraporti da farsi operare in tempo di piene al luogo del salto sul fiume Adda prodotto dalla chiusa di Brivio. Qualora poi l’effetto di questi paraporti in ordine all’abbassare il pelo d’acqua dell’emissario del Lago di Como in tempo di piene si trovasse bensì opportuno ma non ancora sufficiente all’uopo, in questo caso converrebbe replicare i paraporti al luogo degli altri salti esistenti sul fiume Adda all’insù, di Brivio verso Lecco.
Un altro progetto, per quanto da noi dipende rinnovato e tenuto vivo negli scorsi anni, si fu quello di ricostruire il Naviglio interno della città di Milano e di compirne il suo giro che rimane interrotto dalla parte della Piazza del Foro, e ciò anche nella vista di migliorare alquanto sì il piano delle sue strade nei punti di intersecazione col detto canal navigabile, che il piano dei condotti sotterranei e della distribuzione delle sue acque. Rivolgendoci dapprima alla Congregazione Municipale di Milano con un rapporto circostanziato e sottoscritto da altro ben noto ingegnere che conviene pienamente nel nostro parere sull’utilità di quel progetto, abbiamo fatto riflettere a questo riguardo che nei tempi antichi non si era sgomentato il Comune di Milano di intraprendere la costruzione del Naviglio Grande, e di ordinare a sue spese la fabbrica del Naviglio di Paderno, che sono due opere del genere dei canali navigabili ben più costose e considerabili di quello che sia il Naviglio interno della città di Milano. Osservando inoltre che nei tempi moderni si è distinto e si distingue tuttavia a’ nostri giorni lo stesso Comune in tante altre opere pubbliche del genere delle strade, e specialmente per il metodo seguito nella ricostruzione delle strade di città, il quale viene generalmente ammirato dagli stranieri nel mentre che accresce notabilmente il comodo degli abitanti, fummo condotti a proporre la ricostruzione di questo Naviglio di preferenza alla Congregazione Municipale di Milano. Del resto, com’è generalmente noto a tutti gli ingegneri di Milano, per la redazione del relativo progetto regolare esistono già i principali dati presso la medesima Congregazione Municipale che negli ultimi scorsi anni ha fatto rilevare un’esatta o compiuta livellazione e planimetria di tutta la città colla precisa descrizione della sua fossa-interna, dei condotti e delle acque sotterranee. Dal canto suo la Congregazione Municipale di Milano nel riscontro della sua lettera 22 Gennajo 1825, N. 1579,3 non potè fare a meno di riconoscere la grande utilità del progetto di un’opera che formerebbe il suo decoro; ma pure adducendo essa il motivo che la costruzione dei canali navigabili è ora divenuto oggetto Camerale, ritenne non essere di competenza del Municipio il prenderlo in considerazione, e si limitò a fare dei voti perchè avesse la proposizione a sortire miglior effetto presso i Superiori Magistrati. Si presentò poi anche al Governo l’occasione favorevole per dare esecuzione nella città di Milano ad una parte dell’opera qui additata, quando per tutti i rapporti di convenienza e di utilità venne annunciata a tutti i proprietarj della case e dei giardini fronteggianti come stabilita ed ordinata a spese dello Stato la ricostruzione della tratta di Naviglio interno che si estende dal sostegno così detto di Porta Orientale al superiore sostegno presso al Ponte Marcellino. Allora non mancammo di rivolgerci al sig. Ingegnere Parea presso la Direzione generale delle pubbliche costruzioni affine di rappresentare la necessità di far precedere la discussione di un piano di generale sistemazione e riforma di tutto il succennato Naviglio di Milano che fu costrutto nell’infanzia dell’arte. Con ciò non pretendiamo già che il progetto della nuova sistemazione di detto Naviglio sia tosto eseguito ad un tratto, ma desideriamo soltanto che venga discusso ed approvato il piano migliore per l’opera intera, e che di mano in mano che occorrerà di riformare qualche tronco del Naviglio, o di eseguirvi il lavoro di qualche edilizio cadente sulla sua linea, il tutto sia riferito al nuovo sistema del suo pelo d’acqua e fatto secondo il piano normale previamente fissato, onde per tal modo raggiungere alla fine lo scopo di un’unità di pensiero, ed assicurarsi il massimo vantaggio dell’opera colla minima spesa. A questo riguardo i nuovi ponti di S. Damiano e di Porta Orientale, che sono già eretti ed ultimati sul Naviglio di Milano, non lasciano di essere lavori per sè stessi pregevolissimi; ma considerati come opere parziali attinenti all’antico Naviglio della città di Milano ed al sistema di strade e condotti sotterranei che si legano al profilo del detto Naviglio, veniva a dipendere anche dalla nuova e definitiva sistemazione di questo profilo la determinazione del livello più conveniente da darsi al piano superiore di strada degli stessi ponti. Egli è quindi desiderabile che almeno per l’epoca della redazione de’ successivi progetti di dettaglio relativi alla ricostruzione del Naviglio di Milano si possa dire di aver operato sopra un piano generale di esecuzione e dietro una norma unica, che è pur sempre indispensabile nei lavori dell’arte di qualche importanza.
Uno de’ più caldi promotori di progetti idraulici di pubblica utilità, benchè affatto sfornito delle cognizioni dell’arte più indispensabili per fare un progetto regolare d’esecuzione di un’opera qualunque, fu l’indefesso progettista sig. Avv. Diotto. Fra le tante sue proposizioni in materia d’acque ha poi rinnovato negli ultimi scorsi anni anche il progetto di derivare dal Lago Maggiore un altro nuovo canale che, oltre a servire principalmente per irrigare una gran parte del Milanese tuttora mancante d’acqua, procurerebbe una più comoda navigazione lateralmente al fiume Ticino fra Sesto Calende e la Casa della Camera situata all’imboccatura del Naviglio Grande. Il pensiero dell’intraprenditore che presentava un tal progetto era quello di far costruire attraverso il fiume Ticino una chiusa a Sesto-Calende, per poter disporre delle acque che inutilmente restano, nel bacino dello stesso lago, di livello inferiori al fondo dell’emissario a Sesto-Calende. Un simile progetto era veramente grandioso e non lasciava di essere nuovo per il Milanese, comunque l’artifizio della suddetta chiusa fosse conosciuto ed usato da molto tempo sopra altri laghi d’Italia e segnatamente in Toscana. Ma poichè la grand’opera era proposta da eseguirsi col mezzo di una società per azioni, e questa non si è per anco formata; così noi siamo ancora ben lontani dal vederla realizzata e dal veder superati tutti gli ostacoli che in simili casi si incontrano sempre quando si voglia passare dal progetto all’esecuzione.
Finalmente per accennare un miglioramento di altro genere arrecato negli scorsi anni al sistema di navigazione interna del Milanese, abbiamo qui la compiacenza di riferire che il nostro’ voto espresso nel 1821 per la prima volta onde si facessero nuovi tentativi per l’introduzione e lo stabilimento delle macchine a vapore in Lombardia, è stato pienamente esaudito in ciò che riguarda i battelli a vapore. Diffatti coll’ajuto di alcuni amici ci è riuscito di formare in Milano fin dal 1824 una società di azionisti che ha per iscopo appunto di esercitare il nuovo metodo di navigazione sulle acque dell’alta Italia, ed a quest’ora alcuni de’ suoi battelli a vapore scorrono felicemente le acque dei Laghi Maggiore, di Como e di Garda, ed altri dalla laguna di Venezia e dal mare Adriatico hanno già rimontato i fiumi Po e Ticino fino a Pavia. In conseguenza di ciò non tardarono poi ad essere introdotte ed attivate le nuove vetture celeri dette anche Velociferi, che facendo centro in Milano eseguiscono le loro corse giornaliere in continuazione e corrispondenza delle corse de’ suddetti battelli a vapore, e mettono così in più facile comunicazione tra di loro le principali città ed acque navigabili del Milanese con grande vantaggio del commercio e del pubblico.


DOCUMENTI
PER
ILLUSTRAZIONE DELLA
PRESENTE STORIA


N.o VII.

Dispaccio di Maria Teresa per la costruzione dei canali
Naviglio di Paderno e Naviglio di Pavia.

L’Imperadrice Vedova, Regina d’Ungheria e di Boemia ecc., Duchessa di Milano, Mantova ec. ........

Serenissimo Arciduca nostro amatissimo figlio Luogotenente-governatore e Capitano generale della Lombardia Austriaca.
Non contenti delle disposizioni da noi finora date a favore di codesti nostri amatissimi sudditi abbiamo rivolta la nostra attenzio­ne a procurare ad essi que’ maggiori comodi che contribuendo a rendere più agiata la loro sussistenza e più facile la comunicazione delle provincie dello Stato medesimo potessero corrispondere al nostro desiderio di promuovere quanto da noi possa dipendere la pubblica felicità. Ben istrutto di queste benefiche intenzioni il nostro Cancelliere di Corte e Stato Principe De Kaunitz, Conte De Rittberg con un ben dettagliato rapporto del giorno 23 scaduto gennajo ci ha reso conto delle diligenze state in codesto nostro Ducato di Milano praticate per riconoscere se potessero eseguirsi dei canali ad uso della navigazione de’ quali fosse evidente l’utilità ed il vantaggio. Dall’ esposto su quest’oggetto abbiamo con nostra suddisfazione riconosciuto con quanta sagacità il detto Principe Kaunitz ed il nostro Ministro Plenipotenziario Conte De Firmian hanno fatto prendere tutte le più esatte misure e livellazione e descritta la qualità delle opere necessarie da un canto per la formazione di un canale navigabile da Milano a Pavia sino al Tesino e dall’altro per assicurare la navigazione dell’Adda da Lecco fino al Naviglio detta Martesana che conduce a Milano. In quest’occasione però la puntualità de’ medesimi due Ministri non ha lasciato di rilevare nel tempo stesso i motivi addotti in contrario dalla città di Como per far sentire i pregiudizj ai quali si crede esposta qualora si rendesse navigabile l’Adda fino a Milano. Con egual maturità abbiamo considerato quanto dal Consigliere Pecis Sopraintendente delle acque, strade e confini è stato rappresentato nella sua Relazione su quest’ oggetto e nelle osservazioni da lui fatte sulle deduzioni della città di Como, il tutto fatto con un’esattezza e precisione ben meritevole della nostra reale attenzione. Finalmente ci siamo portati ad esaminare ciò che negli scorsi anni fu progettato dal fu nostro Tenente-Maresciallo Ingegnere Don Roberto Spalart e da Pietro Nosetti colle rispettive condizioni per l’esecuzione delle opere necessarie ad eseguirsi nel fiume Adda affine di renderlo navigabile. Non minore protezione ha meritato presso di noi la molta e giudiziosa diligenza colla quale si è occupato intorno al proposto canale da Milano a Pavia il Professore Paolo Frisi, di cui ci è conosciuta la singolare perizia nelle materie idrostatiche. Presa quindi ogni cosa da noi nella più seria considerazione ed avuto riguardo alla valutazione delle spese occorrenti per l’esecuzione delle suddette due grandi opere; col parere anche di S. M. l’Imperatore Co-reggente, nostro dilettissimo figlio, il di cui giudizio per essere stato nel suo viaggio d’Italia in sulla faccia de’ rispettivi luoghi in questione abbiamo voluto sentire, approviamo quanto dal suddetto nostro Supremo Ministro per gli affari d’Italia ci è stato suggerito e proposto. Quindi vogliamo e ordiniamo col presente nostro 1.° che si debba formare il canale navigabile da Milano a Pavia fino al Tesino e che si debba pure intraprendere quanto sarà necessario per rendere navigabile l’Adda da Lecco sino al Naviglio della Martesana. 2.° Che i lavori e le opere necessarie previa l’esposizione delle cedole ed il comodo agli aspiranti di perfettamente conoscerne le qualità secondo tutte le misure debbano deliberarsi all’asta e non altrimenti se ne debba intraprendere l’esecuzione, ben inteso che nel caso che venisse trovato meritevole di particolare riguardo ciò che negli scorsi anni è stato progettato dal Nosetti, cioè se le di lui idee, delle quali pensava egli di farne uso nell’esecuzione del canale dell’Adda risultassero preferibili a tutte le altre debba essere concertata dal Governo col nostro Cancelliere di Corte e Stato la considerazione da aversi al Nosetti medesimo, essendo ben ragionevole che delle proprie meditazioni e fatiche se saranno riconosciute utili ed eseguibili gliene rivenga qualche vantaggio. 3.° All’intera direzione delle opere da eseguirsi intendiamo che debba destinarsi il Sopraintendente delle acque, strade e confini Consigliere Don Giuseppe Pecis unitamente al Professore Paolo Frisi, confidando noi che la comune loro diligenza e sagacità e particolarmente la perizia teorica e pratica del secondo nella materia d’acque condurranno il tutto colla maggior sicurezza al fine desiderato. 4.° Che l’esecuzione dei lavori necessarj alle dette opere dovendo essa secondo la nostra intenzione essere ancora un mezzo di salvare i più bisognosi fra codesti nostri sudditi e somministrare loro l’occasione di procurarsi colla mercede de’ lavori giornalieri la sussistenza resa più difficile dalla poca fertilità dell’anno scorso non sia punto ritardata ma intrapresa subito che saranno assentate le misure da prendersi in conformità di quanto abbiamo qui sopra determinato. 5.° Rispetto a’ fondi necessari per le spese occorrenti a tali opere è nostra mente che siano a preferenza d’ogni altro destinati quelli a noi indicati dal nostro Cancelliere di Corte e Stato. A lui perciò diamo la facoltà di concertare col Governo quanto sarà creduto corrispondente alle circostanze ed al bisogno. 6.° L’intrapresa di render navigabile l’Adda dovendo in qualche modo diminuir l’affluenza de’ transiti della città di Como, così per non deteriorare in alcun conto quell’industriosa città la quale anzi nel tempo che seguendo le nostre benefiche massime pensiamo al bene generale di tutto lo stato, merita di avervi una parte speciale, abbiamo incaricato il Principe De Kaunitz che procuri di prontamente conciliare col Governo quanto oltre la conservazione del mercato de’ grani a detta città possa riuscire corrispondente alle nostre premure dirette a favorirla come ben meritevole della Reale nostra attenzione; al qual fine vogliamo ancora che coll’opera dello stesso Consigliere Pecis il quale resta in ciò da noi specialmente delegato, sia stabilito quanto possa servire ad introdurre nel territorio Comasco alcune manifatture delle più utili e promoverne il commercio tanto per la città di Como che del suo territorio medesimo. Confidiamo dunque che il Serenissimo Arciduca Governatore nostro diletto figlio, il quale con tanta applicazione accudisce a doveri della propria Carica, anche in quest’occasione dove si tratta di opere interessanti il di lui zelo verrà a somministrargli un nuovo attestato della sua premura pel bene de’ popoli di codesti nostri Stati, e preghiamo Dio che conservi il Serenissimo Arciduca per gran numero d’anni. Vienna li 4 del mese di Febbrajo dell’anno 1773.
Firmat Maria Teresa
Per sua Maestà l’Imper. Reg. Apost. Gius. De-Sperges.


N.° VIII.

Squarci del rescritto di Maria Teresa 31 Maggio 1775 relativo allo stesso
oggetto della costruzione dei canali di Paderno e di Pavia.

........ Abbiamo trovato meritevole della Sovrana nostra accettazione ed aggradimento le molte e singolari premure con cui l’Arciduca si è distinto anche in quest’occasione egualmente sollecito per ciò che riguarda i vantaggi di codesti nostri amatissimi sudditi che per l’economia del nostro Erario. Riflettendo perciò noi alle utili conseguenze che verranno dal compimento de’ preparati lavori in conformità di quanto ci ha suggerito il nostro Cancelliere di Corte e Stato approviamo la seguita deliberazione colle aggiunte però di quanto verrà da noi indicato in seguito ........ Facciamo piena rinuncia al privilegio del Fisco per i ribassi a considerazione della grande esperienza del Nosetti ne’ lavori d’acque contro l’obbligo di Nosetti di riedificare que’ molini i quali legittimamente esistono sull’Adda o almeno parte d’essi ed inoltre sotto le condizioni seguenti: 1.° che l’esecuzione delle opere necessario per maggior solidità e sicurezza di esse sia fatta conforme alle cautele prescritte dal Colonello Ingegnere Baschiera nella sua relazione 6 novembre 1768 o con altre equivalenti a norma delle circostanze da riconoscersi dalle persone da noi a quest’effetto destinate nella Real Carta 4 febbrajo p. p.; 2.° che debba essere precedentemente all’esecuzione dei lavori fatti comunicato il disegno di essi alle persona suddette per togliere ogni dubbio sulla comoda futura navigazione, e per prevenire ogni successiva differenza. 3.° che assolutamente siano rimossi dal fiume Adda tutti gli ostacoli frapposti sia al libero scorrimento dell’acque, sia alla natural celerità del corso di esse o finalmente per l’uso de’ molini che possono rendere incomoda la navigazione o contribuiscano alle escrescenze del Lago di Como ....
Confidiamo che tutto ciò sarà eseguito e che il Serenissimo Arciduca a norma delle nostre intenzioni contenute in questa Real Carta darà le disposizioni che più crederà convenire ancora conformemente a’ nostri ulteriori sentimenti che per mezzo del nostro Cancelliere di Corte e Stato gli faremo pervenire ........


N.° IX.

Squarcio di poscritta alla lettera 16 Febbrajo 1772 del Principe Kaunitz diretta al
Conte De Firmian, sulla convenienza di rimettere in vigore nel Milanese la tariffa
vigente prima del 1745 pel diritto di navigazione detto il dazio della catena»

Con piacere dalle tabelle annesse alla pregiata lettera di V. E. 25. scaduto ho osservato che i prodotti dell’aumento sul dazio della catena fatto per una spesa straordinaria nel 1745 stata già da molto tempo compensata non sono in una somma molto rilevante come risulta dall’adequato dell’ultimo novennio.
Il fine per il quale ho desiderate queste notizie come già ho in altra mia detto a V. E. è per poter conoscere se all’occasione di togliersi le esenzioni ecclesiastiche, regie ed altre abusive o nella loro quantità o nel totale, ciò che risulterà dopo il nuovo esame da farsene, vi sia luogo senza diminuire molto il vantaggio che la Camera deve risentire da questa operazione di sollevare il pubblico con un benefizio più grande nell’apparenza che nel fatto.
I risultati che V. E. mi ha comunicati mi confermano che ciò possa, eseguirsi perchè la somma di cui si tratta è tenue e d’altronde venendo con ciò ad essere più facilitata e men dispendiosa la navigazione, essa dovrà per necessità aumentarsi e con i, maggiori prodotti del dazio della catena compensare la quantità d’aumento sopradetto che cessar dovrebbe.
Vi sarà anche a benefizio della Camera quel maggior prodotto sperabile da una più grande affluenza nella città dei generi soggetti a dazj civici ora riuniti alla R. Amministrazione, perchè la diminuzione delle spese nel trasporto darà luogo a condurli più da lontano senza che i consumatori nel provvedersene siano obbligati a maggior spesa di quella che ora fanno.
Finalmente oltre tutte queste ragioni che giustificano l’operazione e ne fanno sperare quasi intera l’indennità a favore dell’Erario con un sensibile comodo pubblico vi entra anche la giustizia. È stato, temporario l’aumento e solo appoggiato al titolo di compensarsi una spesa straordinaria occorsa per la manutenzione di uno dei navigli. Essa si è già soddisfatta da lungo tempo con i prodotti di quest’aumento. Dunque sembra che almeno per questo titolo non debba più durare, benchè se i bisogni dello Stato lo richiedessero non vi possa essere difficoltà ed a questo ed anche ad altri aumenti.
Ma siccome la nostra cura dev’esser di aumentare o rendere più facile che si può la circolazione, sarebbe un rendere poco utili i canali navigabili se le spese dei diritti da pagarsi da chi ne usa, oltre alcune altre accessorie di caricare e scaricare, replicatamente le mercanzie, arrivassero a far preferire la via di terra come mi è stato supposto che convenga ora almeno fino alla distanza di 14 o 16 miglia dalla città.

Io prego V. E. a far presente al Serenissimo Arciduca Governatore l’idea di questo sollievo e le circostanze particolari che sembreranno favorirlo perché giudicando esso di farne esaminarne la convenienza ed i vantaggi possa il Magistrato Camerale essere eccitata a dire il suo sentimento, sul quale i consigli e la direzione di V. E. potranno mettere S. A. R. in istato di decidere cosa più richiede l’interesse pubblico, e cosa esso abbia da rappresentare a S. M., per il qual effetto vi concorrerò poi anch’io col dovuto mio rapporto alla Medesima ........

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