martedì 30 settembre 2014

1821 - BRUSCHETTI, 3.1. Istoria dei progetti e delle opere per la navigazione-interna del milanese



CAPO III.

NOTIZIE STORICHE DEL CORRENTE
SECOLO DECIMONONO.

Ritornato il Milanese sul principio del presente secolo ad una serie di guerre di conquista, ed eretta successivamente la città di Milano in capitale della Repubblica Cisalpina, della Repubblica Italiana e del Regno d’Italia sotto il dominio francese, non tardò ad esservi abbracciata l’idea di una grande strada militare per aprire una nuova e facile comunicazione fra l’Italia e la Francia attraverso il monte Sempione. Fatta poi osservazione che i lavori e le opere pubbliche del genere delle strade e dei canali potevano più d’ogni altro mezzo rimarginare ne’ tempi di pace le piaghe della guerra, affezionare i popoli conquistati al nuovo ordine di cose, accrescere notabilmente le loro ricchezze e disporli a sostenere sempre nuovi e maggiori impegni in faccia al Governo, venne ben presto ordinata ed intrapresa l’esecuzione di quella strada. L’idea ne fu poscia estesa per le viste di commercio al prolungamento della strada del Sempione fino a Milano per una linea che da quel monte portando al Lago Maggiore e costeggiandone la riva occidentale entrasse nel Milanese al villaggio di SestoCalende situato all’imboccatura del fiume Ticino. Inoltre cominciarono varie leggi sull’amministrazione delle acque e strade ad imprimere un movimento straordinario su tutte le parti dello Stato e in tutti i rami di pubblica prosperità. Istituita successivamente una Direzione generale d’acque e strade per amministrare queste materie ridotte a sistema e regolate dietro massime semplici ed uniformi per tutto lo Stato, ebbe principio una nuova epoca nella storia delle opere pubbliche italiane di questa natura. Posta allora immediatamente sul tappeto una grande quantità di strade commerciali e di canali di navigazione utili alle diverse province dello Stato, in ogni genere ne furono intraprese, avanzate con marcia regolare e condotte felicemente a termine.
Pel nostro oggetto presentaneo dovendo però qui limitarci ad accennare le opere progettate od eseguite nella sola provincia del Milanese che corrisponde all’Insubria degli antichi; anzi dovendo restringerci a parlare di quelle opere che in qualche modo si riferiscono alla navigazione della stessa provincia, giova abbandonare ogni punto di vista più generale per ridurci unicamente all’esposizione delle loro notizie in quell’ordine che abbiamo seguito nei precedenti capitoli.

§. I.

Sulla navigazione dal Lago di Como a Milano.

La navigazione dell’Adda sul principio del presente secolo aveva già acquistata una parte di quella attività di cui era sembrata suscettibile prima della sua apertura. Ciò vuolsi intendere compatibilmente colle sfavorevoli circostanze 1.° dei passaggi difficili sì rimasti lungo la sua linea dopo la impresa Nosetti, che formati posteriormente sopra e sotto il Naviglio di Paderno, 2.° dell’essere rimaste ineseguite anche le strade progettate all’intorno del Lago di Como per aprirvi varie estese comunicazioni di terra che si legassero colla nuova comunicazione per acqua. Tuttavia la qualità della pietra, di cui è formata la costa del fiume Adda, non ha mai cessato di dar luogo di tempo in tempo a qualche rovina del nuovo Naviglio di Paderno. In generale lo sfasciamento del terreno vi si è mostrato maggiore o minore nei diversi anni, a seconda della natura delle piene cui è andato soggetto il fiume stesso. Così essendo avvenuta sulla fine del 1810 una piena straordinaria all’Adda, determinò questa molti guasti su vari punti del suo letto navigabile, ed inoltre una nuova considerabile rotta al Canale di Paderno in un punto poco di sopra del suo primo sostegno denominato la nuova conchetta; mentre le precedenti rotte erano sempre avvenute inferiormente ad essa. Cessata la piena, fu visitata nei primi giorni del 1811 tutta quella linea di nuova navigazione e vi vennero prescritte ed intraprese le necessarie opere di ristauro.
Una circostanza rimarcabile di quella rotta del Canale di Paderno si fu il rovescio nel vicin fiume di un gran masso di pietra che si ergeva in foggia di alta guglia sul terreno intermedio, e che cadendo attraverso il letto del fiume percosse ambe le sue ripe e trascinò seco altri grossi massi. Per tal modo l’acqua, arrestata nel suo libero corso, rigurgitò da quel punto all’insù sino a sturbare il movimento di alcuni molini posti a qualche miglio di distanza dalla nuova barriera formatasi nel fiume e dalla chiusa di derivazione del canale, e sino a ridurre il fiume col pelo d’acqua quasi così rilevato come quello del canale sopra lo stesso orizzonte.
Fu in tale stato di cose che l’acqua del fiume Adda, in occasione della succennata piena, si aperse una strada sotterranea per mezzo a quel terreno permeabile e facile a sfasciarsi e a decomporsi, e che la rovina di una certa tratta di canale nel luogo indicato restò inevitabile. Il riparo si ridusse alla costruzione di una nuova tratta di canale a destra della rovinata e più nell’interno della costa, il che portò la necessità del taglio della viva roccia e dell’erezione del grosso argine interposto fra il nuovo pezzo di canale ed il fiume. Ma il gran masso caduto nel fiume allato all’accennata rottura, essendo stato conformato a guisa di sperone o taglia-acqua nella facciata superiore perchè avesse a permettere il decorso al fiume stesso in due rami separati verso le due sponde, venne anch’esso in poco tempo sfasciato dall’azion dell’acqua. In occasione poi di un’altra piena straordinaria avvenuta all’Adda nell’estate del 1812 si è diviso lo stesso masso interamente in due pezzi staccali, uno de’ quali si mosse avvicinandosi di più alla sponda sinistra del fiume, ove restrinse la sezione più adattata allo sfogo innocuo delle piene. Questo sfogo operandosi allora invcce quasi tutto verso la sponda destra del fiume, il nuovo pezzo di argine del canale trovossi presto minacciato di nuova rovina.
Eseguita perciò nell’inverno dal 1812 al 1813 una controscarpa al piede di tale argine, si è sprofondato successivamente il terreno su cui erasi appoggiata quest’opera di rinforzo. Non permettendo poi la rilevante altezza dell’acqua in quel punto del fiume un’opera più solida, vi fu risarcita più volte la controscarpa; finchè i vortici formati dalle acque del fiume al piede della stessa controscarpa dinotando un continuo scalzamento ed una corrosione di fondo sempre crescente, si è tornato a dubitare della sicurezza del nuovo argine e della nuova tratta di letto del vicin canale costrutta per rimediare alla rotta del 1810.
In prevenzione pertanto di ulteriori disastri in quel punto del Canale di Paderno è stata ordinata nell’anno 1813 la totale demolizione dei massi caduti in Adda, come pure una generosa escavazione sulla sinistra del letto di questo fiume per tutta la tratta che dava timori. Fu prescritto inoltre il riempimento del gorgo formatosi sulla destra al piede dell’argine del canale. Intrapresi questi latori nel successivo anno 1814 e terminati alla primavera del 1815, non avvennero più sino ad ora notabili accidenti alla tratta di Canale di Paderno che resta superiore al suo primo sostegno detto la nuova conchetta.
Per riguardo alla inferiore tratta di Canale di Paderno che andò soggetta alle antiche rotture, l’anno 1818 vi ricominciarono i guasti manifestatisi colle solite crepature e cogli abbassamenti del letto del canale. Restaurata tale tratta di Canale di Paderno con opere ordinarie che la ridussero allo stato anteriore al disordine, non era ancora spirato l’anno suddetto che un altro consimile disordine accadeva già alla stessa tratta di canale inferiore alla nuova conchetta. In quest’occasione col sedimento del terreno e colle nuove fenditure del letto del canale si sono dilatati i peli delle crepature dianzi otturate, per modo che non si conservava in canale più della metà dell’acqua introdotta, perdendosi l’altra metà in pericolose filtrazioni.
Questi eventi portarono la visita eseguita nel susseguente anno 1819, in cui si ebbe rilevata la sostanza di un rimedio efficace per la tratta di Canale di Paderno più soggetta a rotture e consistente nella ricostruzione della medesima colla fabbrica delle fondamenta a grande profondità. Tuttavia le strettezze dei mezzi economici disponibili all’istante per simile lavoro straordinario, ed il rincrescimento di dover interrompere per alcuni mesi una comunicazione utilissima allo Stato, hanno consigliato di adottare per il momento i piccoli provvedimenti, coi quali si poteva sperare di tener lontano il pericolo di più. considerabili rovine che impedissero assolutamente di continuare la navigazione dell’Adda, e si è riservato invece all’evenienza di queste ed a circostanze meno sfavorevoli per le finanze dello Stato un riparo che certamente deve riuscirgli di qualche dispendio. Similmente si è praticato in occasione di un altro movimento manifestatosi nell’autunno dello scorso anno 1820 al Canale di Paderno medesimo. Siccome però probabilmente una volta o l’altra alcuni rimedi radicali non si potranno più risparmiare al Canale di Paderno, così si presenteranno nel Milanese nuove occasioni di dimostrare il carattere del suo Governo e le risorse degli architetti d’acque italiani nel conservare un canale che serve ad un’estesa comunicazione, e che è fabbricato sopra di un fondo soggetto per così dire a un movimento continuo, cagionato ora da sotterranee filtrazioni, ora dalla rovina delle laterali montagne, ora finalmente dalla naturale scomposizione de’ suoi materiali di costruzione.
Il sistema del canale Naviglio della Martesana, che si trova sulla continuazione della linea di navigazione formata dal fiume Adda e dal Naviglio di Paderno, non ottenne dal principio del corrente secolo in poi notabili variazioni che risguardino in qualche modo il suo oggetto della navigazione. Intanto si è però avuto campo di esternare non pochi desiderj per procurare l’ulteriore suo perfezionamento. Così per evitare gli inconvenienti derivanti dalle piene del Lambro, del Seveso e di altri minori torrenti che attraversano la linea del Canale Martesana fra il suo incile a Concesa ed il termine a Milano, si sono riproposte più volte le fabbriche di alcune botti e ponti canali in una luce proporzionata al necessario sfogo e nella forma adattata alle particolari circostanze dei casi. Non si vorrebbe trascurare all’occasione nemmeno un’utile riforma all’ultima tratta del Naviglio stesso della Martesana che di sotto del sostegno della Cassina de’ Pomi e presso all’incontro del torrente Seveso non lascia tutta la desiderabile comodità alla navigazione per motivo di eccessiva pendenza.
Parlando poi specialmente della navigazione-interna della città di Milano, e lasciando a’ posteri la cura di far bordeggiare da un canale navigabile la nuova sua strada di circonvallazione e le sue mura attuali più ampie delle antiche, vi sarebbe da combinare con poca spesa il decoro al maggior utile del commercio, completando il giro del celebre suo Naviglio-interno rimasto interrotto per l’addietro al lato della piazza del Foro soltanto in causa delle opere di fortificazione dell’ora distrutto Castello di Milano. E dopo l’epoca di questa distruzione si vede benissimo il comodo che porterebbe tale compimento del Naviglio-interno di Milano coll’estendervi la comunicazione per acqua a un quartiere considerabile della città verso l’anzidetta piazza, ed alla sua più grande caserma militare situata nel centro dello stesso antico Castello. Inoltre si è cominciato a discorrere della convenienza di sistemare il Naviglio-interno di Milano, adattandolo alle nuove circostanze introdotte dagli uomini nell’uso delle sue acque in tutto il tempo che è trascorso dopo la sua prima costruzione. È poi palese a tutti la necessità 1.° di ristaurare in nuovo e ridurre a minor numero e di maggiore comodità tutte le fabbriche di sostegno sussistenti da molti secoli sopra il medesimo canale; 2.° di provvedervi al meno incomodo disimpegno dell’alzaia nell’attiraglio delle barche, massime nelle località dei ponti delle strade di città; 3.° di regolarvi l’immissione dei condotti subalterni in canale in modo più conforme alla pubblica sanità; 4.° di rendervi vieppiù industriosa e scevra d’inconvenienti l’arte di farvi le occorrenti riparazioni e spurghi per la manutenzione del canale situato in mezzo agli abitati; 5.° di sistemarvi le sponde dello stesso canale in modo da presentare un oggetto d’avvenenza e non di deformità; 6.° di rendere in somma il canale interno di una grande, popolosa e cospicua Capitale in istato di poter servire al maggior vantaggio del commercio senza fare un contrasto troppo sensibile cogli altri oggetti di pubblico abbellimento che in essa si ritrovano.
Finalmente se la navigazione continuata per la linea del Lago di Como, del fiume Adda e degli accennati canali era giudicata meritevole di tutte le cure di Governo nel passato secolo, essa è poi divenuta un affare di maggior importanza a’ nostri giorni, dacchè per effetto delle ultime vicende politiche la Valtellina, lo Stato Veneto e la maggior parte dell’antica Insubria sono rimaste province italiane poste in contatto di altre germaniche sotto lo stesso dominio austriaco. Di qui è che quasi tutti i progetti di strade nati ai tempi del Kaunitz, per favorire specialmente la parte del Milanese su cui scorre quella linea di navigazione-interna, sono stati riassunti con vigore negli ultimi anni. Infatti mentre noi scriviamo sono già felicemente aperte per nuove gole di commercio e in grande quantità le strade nell’interno della Valtellina. La strada da Chiavenna a Coira attraversa il monte Splügen, e varie altre strade in mezzo alla Valle Assina e ad altre importanti vallate sboccano pure al Lago di Como. Si è presentemente in attualità di costruzione la grandiosa opera della strada di comunicazione da Bormio in Valtellina al Tirolo per la Valle di Stelvio, e sono già compiti i progetti regolari per l’altra grande strada di comunicazione dal pian di Colico a Lecco sulla sponda orientale del Lago di Como.
Rimane ora di vedere ultimate queste costruzioni e ripreso il discorso sopra le altre interessanti strade già proposte da aprirsi nella stessa parte dello Stato dal benemerito Consigliere Pecis ed appoggiate dal Principe Kaunitz per ottenere diversi fini, e segnatamente quello di avvivare la navigazione dell’Adda. Parimenti da questo lato rimane pure di sentire rinnovata l’idea proposta altre volte, e massime sul cadere del passato secolo, dal Consigliere Rogendorf, successore del Pecis nella carica di Sopraintendente alle acque, strade e confini dello Stato; di rendere cioè navigabile la tratta di fiume Adda da Trezzo a Cassano, ed in continuazione o lo stesso fiume Adda oppure il fiume Muzza sin verso la città di Lodi, da dove l’Adda in qualche modo si naviga già per arrivare allo sbocco in Po.

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